Filippo Altea, uno degli Ambasciatori dell’Anno Europeo dei Giovani: “Viaggiare è stato un lusso. Ma è ora anche un dovere: per essere cittadini consapevoli bisogna andare e conoscere quel che è là fuori”
Nel mentre leggete questo articolo, sappiate che il suo protagonista potrebbe trovarsi da qualche parte tra i fiordi norvegesi; o potrebbe essere in discesa dalla penisola scandinava verso i Mari del Nord; oppure, potrebbe trovarsi già a casa, mentre festeggia la ‘Faradda di li Candareri’ di Sassari del 14 agosto, dopo 90 giorni di viaggio.
Filippo Altea non è esattamente il prototipo di 22enne italiano del terzo millennio che potreste incontrare nella vostra quotidianità.
Ha molto più a che fare con l’Europa, i viaggi e le idee ‘out of the box’: fuori dal comune.
La parte buona di quella gioventù europea che attende d’essere accesa e di rivoluzionare il mondo per come lo conosciamo.
D’altronde, non è un caso che Filippo – o Traveltoide, se lo cercate tra Instagram e TikTok – sia parte del programma Aurora Fellows, la start-up creata da Jacopo Mele che ogni anno sceglie 100 giovani under 21 per seguirli in un percorso triennale di mentorship e coaching nei più disparati campi (marketing, economia, filosofia…) a cui vengono destinati 10.000 euro per finanziare i loro progetti. E il progetto di Filippo è viaggiare: non di mordere e fuggire da un posto all’altro, rubando i fine settimana alla propria vita, né di farsi preconfezionare le proposte più cool da esterni. ‘Solo’, viaggiare.
Non più turisti, ma viaggiatori
“Un viaggiatore non viene riconosciuto dalla comunità in cui si ritrova; ci si mescola dentro, nascosto, chiacchiera con i locali e li segue nelle tradizioni del posto. Non ha la presunzione del turista, i suoi programmi e i suoi soldi; non rimane distaccato ma si lascia guidare dal viaggio”.
L’idea di Filippo è di slegare chi viaggia dalla massificazione delle informazioni turistiche e dai programmi precostituiti, dandogli solo i giusti suggerimenti nel giusto momento, di tempo e di spazio. Una via di mezzo quindi, tra un viaggio totalmente disorganizzato e uno pianificato al millesimo, senza possibilità di variazione e di stupore per l’inaspettato.
Da Lisbona a 90 giorni di Interrail
“L’idea mi è venuta – racconta Filippo dal museo di incisioni rupestri di Alta, in Finlandia (dove si trovava al momento dell’intervista) – quando mi sono ritrovato con degli amici a raccontare del viaggio appena fatto a Lisbona, circa due anni fa. Ho scoperto in quel momento che altre due ragazze presenti erano nella città lusitana in contemporanea a me. Confrontando la mia fantastica esperienza con la loro, ho capito l’enorme differenza tra calarsi in un luogo al 100% e lasciarsi guidare dal caos dei suggerimenti dati dai social network e dal flusso mainstream”. L’idea di Filippo, per quanto possa passare dal digitale, vuole slegare tutta la componente social dei viaggi per riportarla alla socialità reale: spingere i viaggiatori a interagire con il luogo, non solo attraversarlo con un paio di scatti su Instagram.
Da qui all’Interrail di 90 giorni, iniziato a metà maggio dalla Grecia e che ha attraversato mezza Europa: Bulgaria, Romania, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Finlandia, Norvegia per poi chiudere verso Svezia e Danimarca, Paesi Bassi, Barcellona e infine il traghetto che lo riporterà a Sassari.
“È un’esperienza di viaggio che desideravo da tanto tempo – racconta Filippo – con la quale sto portando avanti il mio progetto imprenditoriale di viaggio; al tempo stesso, cerco di creare una community che intenda il viaggio in maniera differente, più lenta e più socialmente sostenibile”.
Filippo, Ambasciatore dell’Anno Europeo dei Giovani
A tal proposito Filippo è uno degli Ambasciatori dell’Anno Europeo dei Giovani (da settembre 2021), iniziativa in cui la Commissione Europea ha comunicato la volontà ai paesi membri di dare più spazio ai giovani e alle iniziative loro dedicate, come i vari progetti Erasmus+ (anche di breve durata e slegati dall’ambiente universitario) e gli European solidarity corps, azioni di volontariato in svariate associazioni europee.
Iniziative in cui non è previsto nessun esborso da parte dei partecipanti, anzi: il guadagno sta nelle esperienze formative che andranno a costituire lo zoccolo duro della nuova comunità europea.
“Viaggiare è stato un lusso che sempre più persone possono permettersi, grazie anche a queste iniziative (e, nel bene e nel male, al mercato low-cost) – Filippo soppesa la risposta prima di continuare – ed è sicuramente un diritto che ci porta ad apprezzare la bellezza di un’Europa libera e aperta. Ma è anche un dovere: se si vuole essere cittadini consapevoli bisogna andare a conoscere quel che è ‘là fuori’; il mondo ormai è globalizzato, bisogna essere altrettanto globalizzati” conclude. Di certo Filippo è un esempio delle nuove generazioni che avanzano. Dal mondo digitale al ritorno nel reale: in preparazione per la prossima rivoluzione culturale.
Damiano Martin