«Il mio primo viaggio l’ho fatto che avevo sei anni: sono andata in Sardegna con i miei genitori. Dormivamo in tenda. Una notte mio padre e mia madre sono rimasti svegli per tenerla perché c’era un vento fortissimo e avevano paura che volasse via. Il mio primo ricordo di viaggio, però, è di qualche anno dopo: era il 1978, stavamo andando in Iran e mentre attraversavamo il ponte sul Bosforo, a Istanbul, in macchina in mezzo ai tir, mi sono sentita minuscola, quasi schiacciata. Se penso all’Iran, sento ancora il profumo delle pesche che abbiamo preso al mercato. Chiudo gli occhi e rivedo come erano disposte, rivedo il sacchetto di carta in cui me le hanno date».
Caterina Borgato sorseggia un caffè in un bar nel centro di Mirano (Venezia). Lo sgabello su cui è seduta dà sulla piazza del suo paese, dove è molto nota per le sue innumerevoli attività, tra cui quella di insegnante di nordic walking, come escursionista ma soprattutto per i suoi tanti viaggi, anche da accompagnatrice, in regioni impegnative.
Davanti ai suoi occhi azzurri sfila il calpestio veloce di chi sfugge alla pioggia, ma lei non lo vede perché pensa alle strade sparse nel mondo che portano le sue impronte: Turchia, Iran, Afghanistan. Australia, Etiopia, Yemen. Viaggia da quando è una bambina e oggi che è una guida turistica di lungo raggio.
«Faccio sì che nel breve tempo di un soggiorno i viaggiatori si innamorino del posto in cui sono finiti. E che questo amore – racconta entusiasta Caterina – sia così forte da spingerli a muoversi ancora, ad allargare l’orizzonte. Perché è questo che un accompagnatore deve fare: deve trasmettere sete di scoperta, donare competenze e condividere conoscenza. Non c’è compenso economico che valga più di un “Grazie per avermi fatto scoprire questo Paese” detto da chi ha viaggiato con me. Ripaga di tutta la fatica fatta: prima di chiudere la valigia, perché mi preparo molto e durante il soggiorno, perché tutto funzioni al meglio».
Fino ai confini del mondo
«Il viaggio, in fondo, per me è sempre stato condivisione e scambio, di sapere e umanità. I miei lo vivevano così e io ho imparato da loro» va avanti Caterina, parlando della sua passione senza mai interrompersi. «Ogni viaggio è un’esperienza di vita che attraverso l’incontro con l’altro, lo sconosciuto, con la sua umanità, moltiplica le prospettive e allarga i confini. Per me viaggiare è come ritrovarsi in un sogno, nel mezzo di una meraviglia che non conosci ma che a poco a poco diventa familiare e che ti rimane addosso una volta finito. Mi piace anche tornare nella mia Mirano, dai miei affetti, nella mia casa, dalla mia amata bicicletta. Ma il richiamo del lontano è più forte di tutto, da sempre.
Non mi sono mai fermata: con lo zaino sulle spalle, con i mezzi pubblici, in famiglia, in comitiva, da sola, durante gli studi universitari, mentre lavoravo in aeroporto. Poi nel 2003, senza uno stipendio a fine mese e con un mutuo da pagare, una mia amica mi ha suggerito di provare l’esame da Accompagnatrice turistica. Dopo averlo superato, ho iniziato a inviare il mio curriculum. L’ultimo l’ho inviato a Kel12, era l’ottobre del 2004. A dicembre di quell’anno ero in partenza per il mio primo viaggio da accompagnatrice: nel Deserto Bianco, in Egitto.
Poi tanto Yemen, finché c’è stata la possibilità. Ci ho anche vissuto, così come ho vissuto nell’isola di Socotra, in Mongolia, in Etiopia e nella depressione della Dancalia. Sono stata in tanti posti. In Australia, in Africa, in Patagonia. Ma ci sono ancora tanti posti nel mondo che mi piacerebbe conoscere. Più viaggio e più avrei voglia di viaggiare».