Chissà quali storie si racconteranno tra di loro quei ritratti la sera, una volta uscito l’ultimo visitatore, quando restano finalmente soli dopo l’orario di chiusura del museo Casa dei Carraresi a Treviso. Chissà se Ottavio Farnese, dipinto da Tiziano, chiederà il nome al misterioso uomo in nero di Lorenzo Lotto, o se Sebastiano Venier, capitano da Mar della Serenissima immortalato dal Tintoretto, volgerà la parola alla cortigiana di Montemezzano della Bottega del Veronese oppure alla gentildonna di Leandro Bassano. Chissà.
A rivivere la potenza dell’atmosfera che animava la Repubblica di Venezia all’apice del suo splendore nel Cinquecento, è la mostra “Da Tiziano a Van Dyck. Il volto del ‘500” che si sta svolgendo a Ca’ dei Carraresi nel capoluogo della Marca trevigiana, ospitata da Fondazione Cassamarca e organizzata da Artika. Visibile fino al 3 febbraio 2019, una straordinaria raccolta di 50 opere, 50 ritratti realizzati dai maggiori artisti del tempo, che mette in risalto l’evoluzione della pittura veneta a partire dal ‘400 con la tradizione belliniana e la rivoluzione giorgionesca, per conoscere le grandi botteghe rinascimentali e manieristiche, come quelle contrapposte di Tiziano e Tintoretto, fino alla soglia del Barocco nel ‘600. Sono opere che fanno parte di una delle maggiori collezioni private del Veneto, iniziata fin dagli anni ’50 del Novecento dal trevigiano Giuseppe Alessandra, che ha sviluppato una vera “mania” per il genere del ritratto dell’arte veneziana e veneta. Dipinti “certificati”, che hanno fatto parte a loro volta di altre illustri raccolte, come l’autoritratto di Giulio Carpioni che apparteneva alla collezione del conte Algarotti-Corniani o il “Sebastiano Venier” che faceva parte di quella di Italico Brass.
Sfilano cronologicamente, l’uno accanto all’altro, i giganti della Pittura: Tiziano, Tintoretto, Lotto, i Bassano, Giorgione, Raffaello e Andrea del Sarto, con uno sguardo alle prolifiche botteghe venete ma anche all’arte espressa nel centro Italia fino a quella classica europea seicentesca di Van Dyck, Purbus e Zurbaràn. Una panoramica unica nel suo genere, che Ettore Merkel, il curatore, ha voluto suddividere in sei sezioni. La prima, “Da Bellini a Giorgione”, analizza i due ambiti pittorici che prevalevano a cavallo tra il Quattro e Cinquecento. La seconda si sofferma ampiamente su “Le grandi botteghe”, per spiegare quella feroce competizione artistica descritta dal Vasari fra il monumentale e insuperabile Tiziano con lo spregiudicato e talentuoso Tintoretto, dove si inserisce un terzo, il ragazzo prodigio Paolo Veronese.
Senza tralasciare la bottega dei Da Bassano, Lorenzo Lotto e Palma il Giovane. La terza sezione riguarda l’”Espansione lombarda”, l’ampliamento dello “Stato da Tera” della Serenissima grazie alle numerose “dedizioni” delle città fino a Bergamo, Brescia, Cremona e la Val Camonica, con gli artisti lombardi come Giulio Campi, Girolamo Romanino o Giovan Battista Moroni che finirono per gravitare attorno al polo culturale di Venezia. La Quarta sezione è dedicata al “Centro Italia” dove svettano Andrea del Sarto e un Raffaello con un dipinto attribuito.
La quinta si orienta ai “Pittori d’Oltralpe”, i quali numerosi scendevano in laguna ad apprendere le tecniche pittoriche e scultoree dei grandi maestri che poi rielaboravano nelle proprie botteghe. Qui troviamo Neufchatel e Van Dyck, von Aachen e Jacon Jordaens. Ultima sezione “Il Barocco”, dove Venezia ma anche i comuni italiani perdono il loro appeal artistico aggregante a favore di una vivacità europea diffusa. Le tele dell’udinese Sebastiano Bombelli e il bergamasco fra’ Galgario rappresentano il Barocco che si produce a Venezia rispetto ad altre parti d’Italia, con Carlo Maratta a Roma e Luca Giordano a Napoli. Nel seguire l’evoluzione pittorica, il visitatore viene catturato dalle emozioni restituite dai volti, le acconciature, le espressioni dei personaggi immortalati sulle tele. Cinquanta dipinti, cinquanta storie che lasciano alla fine la curiosità di essere conosciute una per una.