Grazie al biodiesel prodotto nella nuova bioraffineria Eni i vaporetti diventeranno “eco” grazie al nostro olio di frittura
Un litro di olio vegetale usato per friggere gettato negli scarichi anziché essere conferito regolarmente per lo smaltimento produce quattro litri di fango. Ma quello che, per di più, è un costo aggiuntivo che viene a gravare sulle nostre bollette può diventare, al contrario, il classico esempio della cosiddetta “economia circolare”, capace di dare nuova vita ai rifiuti, trasformandoli da scarto a bene produttivo. L’olio vegetale idrogenato, opportunamente purificato, è infatti la materia prima indispensabile per produrre un diesel “biologico” e meno inquinante. E reperirlo sul mercato significa pagarlo oltre 600 dollari a tonnellata…
Tutto questo, calato nella realtà veneziana, assume un ulteriore valore. Grazie alla svolta ecologica che Eni e il Comune di Venezia hanno deciso di imprimere alla storica raffineria del polo industriale, riconvertendola nella prima bioraffineria al mondo e scongiurando il rischio di chiusura, si è creato a Porto Marghera un nuovo business, con importanti ricadute sotto molteplici punti di vista. Si è cioè riusciti a coniugare la sostenibilità ambientale anche con quella sociale (mantenendo cioè i posti di lavoro esistenti e, creandone di nuovi) e quella economica, attraverso la creazione di un nuovo prodotto che oggi viene venduto anche all’estero.Un ciclo virtuoso da cui, adesso, i cittadini potranno trarre anche nuovi benefici.
Grazie al protocollo firmato da Comune, Eni, Avm e Veritas, per sette mesi, da inizio aprile a fine ottobre, il nuovo carburante ecologico Eni Diesel+ sarà sperimentato per la prima volta sui motori marini dei mezzi pubblici di navigazione veneziani, sostituendolo al gasolio tradizionale. Una sperimentazione dalla quale si attendono (utilizzando per di più un prodotto “locale”) importanti risultati sotto il profilo delle emissioni inquinanti nell’aria. A Torino, dove il biodiesel è stato testato su autobus di vecchia generazione, Euro 3 ed Euro 4, si è infatti registrata una riduzione del 40% di particolato fine, quello più pericoloso per la salute. Ma i benefici di questo cambio di rotta, non si fermano qui. Come detto, a firmare l’accordo, oltre al Comune, ad Eni e Avm (per la quale l’iniziativa, totalmente dedicata ai mezzi di navigazione, si unisce al piano di investimenti che prevede di dotare le nuove imbarcazioni e quelle che vengono rimotorizzate di tecnologie ibride gasolio+elettrico, per un rinnovamento tecnologico non fine a se stesso, ma finalizzato sempre alla sostenibilità), è intervenuta anche Veritas, che rifornirà la bioraffineria dell’olio di frittura di origine domestica, avviando così con le famiglie veneziane una campagna di sensibilizzazione sul tema. A differenza degli esercizi pubblici, non c’è infatti per i privati cittadini nessun obbligo e il conferimento avviene su base spontanea. Uno degli obiettivi dell’accordo è così proprio la sempre maggior diffusione di una cultura della raccolta che, come visto, è in grado di aiutare a sviluppare un’economia che fa bene anche all’ambiente.
Da Venezia, insomma, parte un esempio ancora una volta all’avanguardia. «L’esperienza veneziana può diventare paradigmatica anche per altre città d’Italia e del Mondo», ha affermato l’assessore comunale allo Sviluppo economico, Simone Venturini. Eni, poi, guarda ancora più in là: «La nostra intenzione – ha dichiarato il direttore generale di Eni Refining & Marketing, Giuseppe Ricci – è quella di ottenere dal Governo un cambio di specifiche nelle gare per la fornitura di carburanti, alzando l’asticella per favorire prodotti in grado di portare benefici per l’ambiente anche prima del cambiamento del parco mezzi, che richiede decenni per arrivare a compimento: sarebbe un peccato perdere l’opportunità di avere dei contributi al miglioramento della qualità dell’aria, nell’attesa che ciò avvenga». E Venezia, questo, lo ha capito, anche in questo caso, prima di molti altri.
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