“Le radici culturali dell’Africa, le sue energie e spinte allo sviluppo vanno alimentate. Va capito che non è Terzo Mondo, è un altro mondo che cerca la sua strada, diversa dall’Occidente”
Scherza e dice che ora il suo ufficio è a più di 1.000 metri di quota del precedente. Sono quelli di differenza fra l’altitudine di Cortina d’Ampezzo (1.224) e l’altopiano di Addis Abeba (2.350).
Insomma, sempre in “alto” è rimasto. Ma il suo ufficio non è più affacciato sulle Tofane e la Croda da Lago.
Dalle finestre non sente più i suoni e le musiche della movida della Regina delle Dolomiti.
“Il mio ufficio oggi sono le strade della capitale etiope. Sono i vicoli brulicanti di disperati e abbandonati al degrado di Jemo, uno dei quartieri più sfortunati di questa metropoli africana”.
Lui è Andrea Gris, cortinese, giornalista, documentarista, un professionista che ha lavorato anche alla regia del Grande Fratello dividendosi fra le Dolomiti e gli studi di Roma.
Andrea è il presidente di una onlus fondata dodici anni fa assieme al fratello Stefano e all’amico Gianfranco Girardi ad Addis Abeba, attratto da un richiamo irresistibile, quasi trascendentale, che gli ha fatto cambiare completamente vita, passioni, interessi. Dimensioni spazio-temporali.
Ragazzi di strada
“Andati i tempi di quando facevo le radiocronache e commentavo le partite di hockey su ghiaccio del Cortina. Nessun rimpianto, in Etiopia e per la nostra Emma’s Children, la onlus che oggi presiedo, la priorità sono i bambini, i ragazzi di strada: strapparli alla miseria, all’ignoranza, all’infelicità. E anche alla morte”.
Un centinaio i giovani stabilmente accolti “ai quali se ne aggiunge una trentina che ogni mattina presto portiamo dalle periferie alla struttura aggregata del “come and see”: chi sceglie una vita nuova dopo due mesi entra in comunità. Costruiamo una speranza, come nel caso di Jonas”.
Ma la vita è dura: due ragazzi della “casa accoglienza” della onlus ad Addis Alem, a 150 km dalla capitale, non sono più tornati.
“Uccisi. Forse un regolamento di conti per la droga dei poveri che qui corre. Forse trucidati dai ribelli del Tigrai che non fanno sconti a nessuno con i loro kalashnikov”.
I corpi non sono mai ritrovati, alcune tracce sì, racconta.
“Violenza urbana, violenza etnica. E poi la guerra. Emma’s Children è costituita da volontari a supporto della missione dei Padri Salesiani “Bosco Children” guidata da don Angelo Regazzo”.
Un altro pezzo di Veneto: il 79enne don Regazzo è di Vigonza, di cui è diventato cittadino onorario lo scorso luglio in occasione del mezzo secolo di sacerdozio, con lui presente per le celebrazioni.
Dopo un lungo peregrinare missionario che lo portò fino in Thailandia, ormai da anni tiene il timone della comunità ad Addis Abeba.
Gris: “La cultura è come un salvagente per questi ragazzi”
E la onlus di Andrea Gris è diventata un po’ il braccio operativo orientata ai giovani.
“Ci muoviamo su tre fronti educativi e formativi: istruzione, sport e musica. Ovviamente, diamo grande importanza alla scuola: la cultura è come un salvagente per questi ragazzi altrimenti destinati alla strada e a esperienze orribili: traffico di umani, traffico di organi o deportazioni forzate in Libia.
Considerando poi che in Etiopia il tasso di alfabetizzazione è appena sopra il 40%. Un percorso difficile, ma anche noi siamo stati premiati: in questi anni siamo riusciti a portare fino all’università quattro ex-ragazzi di strada. Uno di questi si è laureato e già lavora. Un bellissimo risultato”.
“E’ importante che i ragazzi restino per dare un futuro al Paese”
Anche perché i giovani che “crescono” con Emma’s Children vogliono restare in Etiopia: “Le sirene dell’emigrazione. Il miraggio di una vita più facile non vince sul desiderio di rimanere nel proprio Paese. Se vogliamo c’è anche un elemento di nazionalismo in questo, ma è importante che i ragazzi restino per dare un futuro al Paese. E’ importante che rappresentino una marcia in più per la sua crescita ed espansione”.
Lo sport è una medicina sociale
E lo sport? “Altra fondamentale medicina sociale. Abbiamo una squadra di pallacanestro, chiamata Cortina Basket. I ragazzi giocano, si divertono e stanno lontano dalle strade. Tra i più grandi c’è chi fa l’allenatore. Pensate, un Cortina Basket ad Addis Abeba con un nuovo campo di gioco finanziato dai benefattori della onlus”.
Già, capitolo finanziamenti. La vita in Etiopia non costa come in Europa, ma tutti i vostri progetti,musica compresa, necessitano di fondi.
“Il mix di corruzione e povertà è micidiale, drena anche le scarse risorse esistenti. Ma ora bisogna fare i conti pure con un’inflazione implacabile. E a esasperarla contribuisce la guerra che si combatte in Ucraina invasa dalla Russia, con i suoi risvolti alimentari per esempio e l’impatto sull’economia dell’Etiopia. Tradotto vuol dire grano, mais ma non solo. La onlus vive delle donazioni di privati ed enti, ma le necessità sono tante. Faccio un esempio: un succo di mango a giugno costava il corrispondente di 20 centesimi di euro, oggi rasenta
l’euro. Questo in pochi mesi. Ad Addis Abeba si va gonfiando una bolla immobiliare con il diffondersi di quartieri-dormitorio pagati spesso da capitali cinesi, gli stessi del modernissimo sistema di trasporto soprelevato urbano gestito da una società della RPC. E poiché il governo non sovvenziona questa come altre onlus, tutto è affidato alla generosità di singoli o enti, come nel recente caso di una donazione di una banca bellunese per una borsa di studio universitaria. Poi abbiamo il canale dell’autofinanziamento attraverso eventi e manifestazioni, importanti perché avvicinano le persone alla realtà e alla mission propria di Emma’s Children”.
Il “piano Mattei”
Andrea sta per tornare in Etiopia mentre il premier Giorgia Meloni ha auspicato un “piano Mattei” italiano per l’Africa, una buona proposta o un wishful thinking?
“Per ridare speranza ai popoli africani si deve mettere fine alla sfruttamento, a quelle forme di vera e propria schiavitù che, assieme a povertà e ignoranza, spingono queste genti a grandi migrazioni che ormai le portano in gran numero ad affacciarsi sul Mediterraneo e verso l’Europa. Con i miei soci, con i miei operatori, lo vedo anche nel nostro piccolo: le radici culturali dell’Africa, le sue energie e spinte allo sviluppo vanno alimentate al fine di ottenere risultati positivi e sostenibili per tutto il continente. Va capito che non è Terzo Mondo, è un altro mondo che cerca la sua strada, diversa dall’Occidente”
Agostino Buda