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“Rimpicciolimento” dei prodotti: da aprile 2025 la nuova norma

“Rimpicciolimento” dei prodotti: da aprile 2025 la nuova norma

Nella legge sulla Concorrenza 2024 vengono introdotti nuovi obblighi di trasparenza che riguardano la riduzione di dimensione dei prodotti e della quantità presente in una confezione a parità di prezzo

Sicuramente è capitato a tutti di prendere dallo scaffale del supermercato una confezione, magari di biscotti, e avvertire che nonostante il pacchetto sia il medesimo in dimensioni e per costo, la quantità contenuta risulta minore.
Ci sono casi in cui è il prodotto stesso a essere rimpicciolito, come nel caso dei gelati.
E’ il cosiddetto fenomeno “shrinkflation”, in economia la sgrammatura, una strategia commerciale che appunto consiste nel ridurre le dimensioni, la quantità o la qualità dei prodotti in vendita mantenendo stabile il loro prezzo.
Per i consumatori è però in arrivo una nuova norma a loro tutela. Dal 1 aprile 2025 infatti i produttori avranno maggiori obblighi informativi proprio per porre un freno all’aumento “occulto” del prezzo ovvero costo uguale ma minore quantità o prodotto più piccolo e danno all’ambiente, basti pensare all’overpackaging.

Cosa prevede la nuova norma

Le associazioni dei consumatori sono critiche nei confronti della “shrinkflation” o sgrammatura perché, a differenza del palese aumento di prezzo, è meno facilmente individuabile. Tuttavia, da aprile del prossimo anno, i produttori dovranno informare esplicitamente i consumatori nel momento in cui ridurranno la quantità di un prodotto mantenendo lo stesso packaging.

rimpicciolimento prodotti
E’ fatto anche obbligo di apporre nel campo visivo principale della confezione la dicituraQuesta confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”.
L’informazione deve rimanere visibile per sei mesi dall’immissione in commercio del prodotto modificato.

I numeri del fenomeno e i consigli per i consumatori

Guardando ai numeri della “shrinkflation”, l’Istat rileva che dal 2012 al 2017 in Italia sono stati registrati oltre 7.300 casi di riduzione delle quantità nei prodotti venduti e di questi quasi 5 mila hanno visto anche una modifica del prezzo.
Maggiormente colpiti dal fenomeno del rimpicciolimento dei prodotti sono dolciumi, prodotti da forno, cereali, bevande, latticini e prodotti per l’igiene personale. Come sottolinea Consumatori.it Unione Nazionale Consumatori, tutto questo oltre a un maggiore esborso economico quando si va a fare la spesa, comporta anche un inutile impatto ambientale negativo se si mantiene la medesima confezione per quantità ridotte di prodotto come, per fare un esempio, nel caso dei fazzoletti, che passano da dieci a nove nel pacchetto senza modifica del packaging.

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Intanto, in attesa che la nuova normativa diventi operativa, l’invito è quello di controllare sempre il prezzo per unità di misura; confrontare le quantità tra diverse marche dello stesso prodotto; segnalare casi sospetti alle associazioni di consumatori e prestare particolare attenzione alle categorie merceologiche più a rischio.

Nel carrello della spesa, l’olio extravergine d’oliva l’alimento più prezioso

Sempre guardando al carrello della spesa, Altroconsumo evidenzia che tra i prodotti più cari c’è l’olio extravergine di oliva: tra agosto 2023 e lo stesso mese del 2024 c’è stato un aumento di prezzo del 32% e di ben l’88% rispetto al 2022.
In pratica oggi la bottiglia di olio che trova posto nella nostra dispensa ci costa ben più del doppio rispetto a tre anni fa.
L’Unione nazionale Consumatori su dati Istat ha invece stilato la top ten delle città più care d’Italia che vede in testa Bolzano, dove l’inflazione tendenziale pari a +2,1%, la più alta d’Italia, equivale anche alla maggior spesa aggiuntiva annua equivalente a 608 euro per una famiglia media. Seguono Roma, con 518 euro e Genova, con 495. Rimini è al quarto posto con 489 e poi in classifica troviamo Padova, con 488, Bologna 473, Trento 471, Ravenna 462, Siena 459 e Bergamo 447.

 

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