Potranno avere il sostegno le famiglie povere senza persone all’interno che possano lavorare e in misura minore quelle con persone occupabili
Reddito di cittadinanza addio.
Nella forma e nel nome in cui lo conosciamo quanto meno.
Una “Misura di Inclusione Attiva”, infatti, resterà. E si chiamerà Mia.
Saranno diversi gli importi erogati, stabiliti a seconda delle varie situazioni familiari, con un tetto massimo tra i 500 e i 600 euro mensili.
Che andrà alle famiglie senza persone occupabili, mentre per le altre, con persone occupabili, la cifra sarà inferiore. La nuova misura dovrebbe partire dal prossimo settembre.
Chi potrà beneficiare di Mia e quanto si percepirà
Una stretta dovrebbe anche arrivare sul tetto ISEE per avere diritto al sussidio, che passerebbe dagli attuali 9.360 euro annui a 7.200.
“La Misura di inclusione attiva” potrà essere richiesta da due categorie. La prima è costituita dalle famiglie in c’è un componente senza lavoro ma che può essere occupabile avendo un’età tra i 18 e 60 anni. In pratica quelle che già oggi possono percepire il Reddito di cittadinanza, quest’anno limitato a sette mesi di durata e in ogni caso solo fino al 31 dicembre 2023. Beneficiari del sussidio possono poi essere le famiglie in cui vi sia almeno un minorenne o un anziano sopra i 60 anni o un disabile che esclude il requisito dell’occupabilità.
Per i nuclei occupabili l’assegno base scenderebbe a 375 euro.
La durata del sussidio, rinnovi con scadenza diversificata
Se al momento il Reddito di cittadinanza si può chiedere senza limiti solo attendendo un mese tra una domanda e l’altra – la durata per ciascuna richiesta se non cambiano le condizioni della famiglia è di 18 mesi – Mia potrebbe prevedere la riduzione della durata per la seconda domanda a un anno. E non potrà essere chiesta a ripetizione ma solo fino a tre volte. Per le famiglie con persone occupabili dovrebbe scendere a 12 mesi per la prima domanda e sei per la seconda.
Se poi si vorrà fare una terza domanda si dovrà aspettare un anno e mezzo.
Cambiano gli anni di residenza in Italia per avere il contributo
Un altro requisito che dovrebbe essere rivisto riguarda gli anni di residenza necessari per ottenere la “Misura di Inclusione attiva”.
Questi passerebbero infatti da dieci a cinque e dovrebbe anche essere modificata anche la scala di equivalenza che ha prodotto disparità a favore dei nuclei con un solo componente a scapito delle famiglie numerose. Ora il primo componente vale uno a fronte dello 0,2 dei minori.
Una volta presentata la domanda, sempre in via telematica come per il Reddito di cittadinanza, saranno effettuati i dovuti controlli da parte di INPS e Agenzia delle Entrate incrociando le informazioni presenti nelle banche dati.