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Cuore: i nemici aumentano

Cuore: i nemici aumentano
Il cardiologo Rocco Montone

Lo studio del Gemelli, della Cattolica e di ricercatori americani: ai tradizionali fattori di rischio si aggiungono l’inquinamento e fattori economici e psicologici

Non fumare e tenere sotto controllo la pressione, il colesterolo e il diabete.
Sono questi, da sempre, i consigli che ci dà la medicina per mantenere una buona salute cardio-vascolare.
Ma, nel terzo millennio, non ci sono più da tenere in conto solo i tradizionali fattori di rischio modificabili.
Crescono infatti sempre più i “nemici” da cui guardarci per salvaguardare il nostro cuore e le nostre coronarie.
Lo dicono, in una review appena pubblicata su European Heart Journal, i ricercatori di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS- Università Cattolica, che hanno collaborato con prestigiosi esperti americani.

Il ruolo del mondo che ci circonda nelle cardiopatie ischemiche

La considerazione di partenza dello studio è che, oggi, almeno il 15% di chi è colpito da infarto non presentava nessuno dei fattori di rischio noti alla scienza medica.
Così come, ha dimostrato un recente lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine, questi fattori di rischio spiegano solo metà delle malattie cardiovascolari. E, nonostante il miglioramento dell’efficacia dei trattamenti contro i fattori di rischio tradizionali, ricorda il cardiologo del Gemelli Rocco Montone, primo firmatario della review, la cardiopatia ischemica resta la principale causa di morte nel mondo.

I ricercatori hanno così allargato la prospettiva a “tutto ciò che ci circonda, il mondo del quale siamo immersi, fatto di inquinamento, virus, problemi economici e psicologici che, a loro volta, possono contribuire in maniera sostanziale a determinare e perpetuare il problema”, spiega Montone.
Ai principali nuovi rischi per la salute cardiaca è stato dato un nome unitario, “esposoma”, proprio in considerazione delle loro caratteristiche.

Attenzione all’esposoma

“Questi fattori di rischio – illustra a riguardo il cardiologo – interagiscono in modo imprevedibile, spesso potenziandosi tra loro. Ecco perché è necessario considerarli nella loro totalità, includendoli in questo nuovo paradigma. La nostra review fa dunque il punto su come l’esposizione a lungo termine all’esposoma possa contribuire alla comparsa di cardiopatia ischemica e suggerisce quali potenziali strategie di mitigazione del rischio andrebbero messe in atto”.

L’ inquinamento atmosferico più dannoso del fumo

La principale nuova minaccia per il nostro cuore, dunque, arriva dai vari tipi di inquinamento: da quello dell’aria a quello del suolo, dall’esposizione a sostanze chimiche alla contaminazione dell’acqua.
Lo studio sottolinea, per esempio, che l’inquinamento atmosferico, in particolare attraverso il particolato fine, da solo risulta più dannoso dello stesso fumo di tabacco, riducendo l’aspettativa di vita di 2,9 anni contro 2,2.

cuoreAl riguardo, si cita un altro studio, che ha stimato che, tra i decessi del 2019 in tutto il mondo, ben 7 milioni siano riconducibili all’inquinamento (4,1 a quello ambientale e 2,3 all’inquinamento domestico), che provoca malattie cardiovascolari come arresto cardiaco, scompenso, aritmie, ictus ischemico e soprattutto infarti. L’aria inquinata è tra l’altro in grado di rendere più pericoloso il colesterolo cattivo e rendere meno efficace quello buono, può determinare rialzi improvvisi della pressione e promuovere la comparsa di diabete attraverso un’alterata sensibilità all’insulina.

Il ruolo di inquinamento acustico e luminoso

Ma non vanno sottovalutati nemmeno gli inquinamenti acustici e luminosi che, insieme allo stress sociale, concorrono ad alterare l’equilibrio ormonale e i ritmi circadiani (a partire da quello sonno/veglia), peggiorando potenzialmente la risposta infiammatoria. E poi l’inquinamento del suolo da metalli pesanti, pesticidi e particelle di plastica, che possono contaminare acqua e cibo. Fino ai cambiamenti climatici, strettamente correlati all’inquinamento, che incidono soprattutto attraverso le sempre più frequenti ondate di caldo.

Gli altri “nuovi nemici” del cuore

Lo spettro dell’esposoma va poi ulteriormente allargato, ricomprendendo tra i nuovi nemici della salute del cuore anche la salute mentale, sulla quale incidono non solo fattori psicologici, ma anche socio-economici, e alcune malattie infettive. Riguardo alla prima, lo studio evidenzia uno stretto legame tra stress cronico, depressione, isolamento sociale e solitudine e malattie cardiovascolari, con queste ultime che possono trovare importanti alleati nell’alterato equilibrio psicologico.

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Lo stress

Allo stress, per esempio, si può ricollegare un aumento della pressione arteriosa, attraverso una iper-attivazione del sistema nervoso simpatico o a insulino-resistenza e obesità, dovute all’aumentata produzione di cortisolo dai surreni. Non va inoltre sottovalutato il fatto che chi è stressato spesso altera le proprie abitudini di vita, con più sedentarietà, fumo o dieta poco sana.

Le malattie infettive

Lo studio ricorda infine che anche a diverse malattie infettive, siano esse respiratorie stagionali (come per esempio l’influenza o il Covid-19) o meno (vedi parodontiti e infezioni da Helicobacter pylori e Chlamydia), si collega un aumento del rischio cardiovascolare. Queste infezioni aumentano infatti l’infiammazione sistemica, lo stress ossidativo e l’attivazione piastrinica.
Tutte condizioni dalle quali può derivare un danneggiamento diretto delle cellule cardiache.

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I consigli per proteggersi dalle nuove minacce al cuore

Uno dei problemi dell’esposoma è che, a differenza dei tradizionali fattori di rischio, non è altrettanto semplice mettere in campo strategie per proteggersi dalle conseguenze dannose.
Per quanto i ricercatori sottolineino che servono innanzitutto azioni generali di politica ambientale e mitigazione, al tempo stesso invitano a non sottovalutare le responsabilità individuali per contribuire a un cambiamento reale o anche solo per prevenirne gli effetti.
“Se l’esercizio fisico all’aperto è sempre raccomandabile – consiglia per esempio Montone – è importante che venga fatto in aree verdi, lontane dal traffico. Nelle giornate a maggior tasso di inquinamento, potrebbe essere opportuno indossare una mascherina quando si esce o restare in casa con le finestre chiuse, usando dei purificatori d’aria. O, per l’inquinamento luminoso, oltre a ricordarci di spegnere le luci, per favorire l’igiene del sonno è bene ricordarsi di serrare le tapparelle o di indossare una mascherina sugli occhi”.

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Anche a tavola bisogna ricordarsi di adottare una dieta da fonti sostenibili, come la dieta mediterranea, visto che ridurre il consumo di carne rossa fa bene alla salute personale e a quella dell’ambiente. Quanto alle malattie infettive, il professore conclude sottolineando che “è importante insistere nelle campagne vaccinali autunnali, promuovere misure l’igiene delle mani, la sanificazione delle superfici e degli ambienti, indossare una mascherina facciale nei luoghi chiusi e affollati”.

Alberto Minazzi

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