Mentre crescono i “negazionisti” della protezione cutanea, Assosalute si addentra scientificamente nelle più diffuse credenze popolari legate ai mesi caldi
Quanto bisogna attendere prima di fare il bagno dopo aver mangiato? E le creme solari servono davvero o, al contrario, sono addirittura pericolose? Sono solo alcune delle domande più frequenti, relative alla nostra salute, che un po’ tutti ci poniamo ogni anno quando arriva l’estate. E la maggioranza si affida alle credenze popolari per decidere come comportarsi.
Per provare a far luce tra evidenze scientifiche e falsi miti legati alla bella stagione, Federchimica Assosalute, l’associazione nazionale farmaci di automedicazione, partendo dai risultati della ricerca commissionata a Human Highway, ha affidato le risposte ai principali quesiti a un esperto, il presidente emerito della Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie, Claudio Cricelli.
Un utile vademecum, anche considerando che, nel terzo millennio, oltre alle possibili leggende metropolitane, a favorire la possibile disinformazione e la diffusione di pratiche a rischio concorrono le posizioni a volte puramente ideologiche veicolate attraverso i social media e gli influencer. Per esempio, le idee “negazioniste”, sulla cui diffusione è scattato recentemente l’allarme visto che l’attenzione da vaccini e altri farmaci si è spostata anche sulle creme solari.
Creme solari e abbronzatura “a rischio”
Chi sostiene queste tesi ritiene inutile l’uso delle creme solari, viste esclusivamente come un mezzo per arricchire le industrie, sostenendo che impediscano l’assorbimento della vitamina D quando non addirittura attribuendo a questi prodotti un potenziale effetto tossico o cancerogeno. In realtà, al riguardo, è vero esattamente il contrario, come ha sottolineato all’agenzia Adnkronos il presidente della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse, Giuseppe Argenziano.
“Il 90% dei tumori della pelle – sottolinea Argenziano – sono legati alle scottature solari e quindi il filtro solare rappresenta un buon compromesso tra voglia di sole e prudenza. L’ideale sarebbe cercare di evitare l’esposizione diretta al sole o indossare indumenti protettivi. Il miglior consiglio riguardo alle creme è quello di utilizzare la massima protezione, 50, e riapplicare la crema ogni 2 ore di esposizione al sole”. La protezione, aggiunge, va potenziata, soprattutto per le pelli più chiare, evitando le lunghe esposizioni e preferendo l’ombra.
La prevenzione assicurata dalle creme solari con la loro azione di schermo, spiega sempre il presidente della Sidemast, opera non solo nei confronti dei tumori della pelle, ma anche per l’invecchiamento cutaneo. In tal senso, un ulteriore rischio legato alle informazioni non testate disponibili in rete è quello della diffusione di ricette “fai da te” per le creme. Utilizzare prodotti naturali come oli di oliva o cocco, grassi naturali e animali, non evita infatti in nessun modo le scottature solari, visto che tali sostanze non hanno alcuna funzione di filtro.
Alimentazione e abbronzatura
Sul tema abbronzatura, il sondaggio di Assosalute ha rilevato che il 53,2% degli italiani ha sentito dire almeno una volta che le carote stimolano la tintarella e 1 su 3 ritiene che ciò corrisponda a verità. In effetti, spiega il dottor Cricelli nel comunicato dell’associazione, esistono alimenti che possono favorire la produzione di melanina e altri effetti benefici. “Le evidenze scientifiche raccomandano l’assunzione di sostanze contenti carotenoidi per il loro effetto protettivo contro il cancro della pelle, le bruciature, il fotoinvecchiamento e le macchie”, afferma.
Carote, dunque, ma non solo. “I cibi di colore giallo o rosso come albicocche, pomodori, cocomeri, meloni, peperoni e anche le carote – prosegue – contengono beta-carotene, un antiossidante che aiuta la pelle a produrre melanina, ma che hanno contemporaneamente anche un’alta percentuale di acqua e vitamine. Anche alimenti come gli spinaci aiutano, poiché ricchi di sali minerali, che si perdono durante l’esposizione al sole”. L’importante, in ogni caso, è integrare questi alimenti con altri che assicurino una dieta varia ed equilibrata e così un colorito equilibrato senza danneggiare la pelle.
Anche Cricelli ritiene comunque fondamentale l’applicazione della protezione solare. Soprattutto sotto l’ombrellone, in acqua, e con il tempo nuvoloso: situazioni in cui spesso si crede che non sia necessaria, ma in cui “i raggi solari arrivano anche per irradiazione riflessa e non solo diretta, colpendo così la pelle”. La crema, di cui va controllata la scadenza, va applicata frequentemente e abbondantemente su tutto il corpo, iniziando almeno 30′ prima dell’esposizione al sole. E, tra le protezioni più efficaci, il fattore “30” blocca il 96,7% dei raggi Uvb, il “50” il 98%.
Gli italiani e i falsi miti dell’estate
Che ci sia una solida base scientifica (come nel caso delle carote) o meno, dall’inchiesta di Human Highway è emerso che circa il 90% degli italiani ha sentito parlare in almeno un’occasione di quelli che restano alcuni tra i più diffusi miti estivi legati alla salute e il 60% li ha ripetuti come consigli ad altri. Compresi i più giovani, considerando anzi che lo ha fatto il 75% degli under 34. Anche perché, come visto, le credenze più comuni sono anche quelle maggiormente ritenute vere e scientificamente provate. Per esempio, per 1 italiano su 10, il sole favorisce la cicatrizzazione.
Così a quasi il 70% è stato detto che bisogna aspettare almeno 3 ore per fare il bagno dopo aver mangiato e un terzo circa ritiene che ciò corrisponda a verità. In realtà, spiega Cricelli, questa attesa “sembra spesso eccessiva rispetto al tempo realmente richiesto per la digestione”. Mediamente bastano 20′ per un succo di frutta, 30′-40′ per frutta e verdura cruda, 1 ora per i carboidrati, il latte scremato, i formaggi freschi e il pesce, 3-4 ore per una bistecca di manzo, 4- 5 per i formaggi stagionati e 5 per la carne di maiale. In generale è però sconsigliato un tuffo repentino in acque fredde.
Altra diffusa credenza (nota al 50,1% del campione e anche in questo caso ritenuta vera da 1 su 3) è quella che l’acqua di mare disinfetti le ferite. Non è così: l’acqua salata può essere utilizzata sì, ma se priva di detriti o sabbia, anche se è preferibile l’acqua corrente non contaminata. E la cura delle punture di meduse e tracine con l’urina? Non c’è nessuna evidenza scientifica, anche se ci crede 1 italiano su 5. Il ghiaccio, poi, può peggiorare la situazione: va invece lavata la zona colpita con acqua calda non dolce e applicata una crema specifica.
Alberto Minazzi