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Covid due anni dopo: verso la graduale normalità

Covid due anni dopo: verso la graduale normalità

Tutto è iniziato il 21 febbraio 2020.
Fu in questa data che a Codogno, comune della Lombardia con 16mila abitanti nel Basso Lodigiano, si certificò il primo paziente italiano positivo al Covid-19.
Era l’inizio della pandemia, verso la quale, come ha ricordato la dottoressa anestesista Annalisa Malara, che si occupò del primo caso, c’era «tanta paura per quello che stava succedendo».
Da Codogno il virus si è diffuso rapidamente nel Lodigiano e nell’ Italia intera, il Governo ha istituito le prime zone rosse e successivamente per il Paese è scattato il lockdown.
Una misura mai applicata prima nella storia. Una parte di vita da reinventare.
Non si possono scordare gli italiani al balcone, a intonare insieme l‘inno nazionale per farsi forza, né gli applausi ai medici e al personale sanitario impegnato in prima linea.
Neppure gli scaffali dei supermercati all’inizio presi d’assalto e dunque in alcuni casi vuoti, il pane di nuovo fatto in casa, il ruolo di internet e dei social, dove ognuno ha messo a disposizione qualche competenza per star vicino a chi era solo, per accompagnare e riempire le giornate passate in casa con sport, letture, giochi.

coronavirus balcone andrà tutto bene

Non si possono dimenticare le bare di Bergamo, i camion militari lungo le strade deserte di una città in cui si continuavano a udire sole le sirene delle ambulanze.
L’immagine di una tragedia che ha trovato risonanza nel cuore di tutti gli italiani incollati al televisore increduli e sgomenti.

Dalla paralisi alla svolta vaccino

Fino a primavera, quando è stato possibile di nuovo uscire.
C’erano ancora molte restrizioni, ma anche tante aspettative, la speranza di una fine, la voglia di ritornare a una vera normalità.
Una parentesi.
A novembre è arrivata la seconda ondata e ancora Codogno, con l’intera penisola, sono di nuovo ripiombati nel pericolo.
Poi, la svolta. Con l’arrivo anzitempo di quel che fin dall’inizio era stato invocato come un “miracolo”: il vaccino.
Ciò che ha consentito di arrivare fino a oggi con meno morti, di non privare di ossigeno e terapie intensive nessuno. E’ grazie al vaccino se la terza e la quarta ondata sono risultate più leggere per chi si è contagiato.
Ancora una volta Codogno si è ritrovata in prima linea, risultando uno dei Comuni più virtuosi in Italia sul fronte dei vaccini con il 93% di prime dosi e oltre il 70% di booster.
Due anni dopo il primo caso di Covid, il Comune simbolo della pandemia sta ritornando a vivere. Così come il resto dell’Italia, pur se il virus continua a circolare.

Covid: verso nuovi allentamenti da marzo

I numeri sull’andamento della pandemia ci dicono che la situazione sta progressivamente migliorando.
Per questo la direzione del Governo è quella di arrivare a breve a nuovi allentamenti, anche in vista delle vacanze di Pasqua.
Già dal 10 marzo sarà possibile tornare a consumare cibo e bevande al cinema e nei teatri.
Da quella stessa data si potranno anche riprendere le visite ai propri cari ricoverati in ospedale, anche in terapia intensiva, per la durata massima di 45 minuti con Green Pass rafforzato per l’ingresso. Un altro obiettivo è di arrivare entro il 31 marzo, data di scadenza dello stato di emergenza, alla capienza massima negli stadi e palazzetti dello sport.
Si va anche verso il superamento del sistema della divisione delle regioni in colori. Resta in vigore solo il colore rosso se in alcune aree dovessero crearsi dei focolai.
Per quanto riguarda il Green Pass, si sta valutando l’ipotesi di abolirlo in aprile per accedere a bar e ristoranti all’aperto e di mantenerlo almeno fino al 15 giugno (data in cui è prevista la fine dell’obbligo vaccinale per over 50 e diverse categorie di lavoratori, salvo proroga) per salire sui mezzi di trasporto e frequentare luoghi al chiuso.

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Mascherine al chiuso e Green Pass rimangono; quarta dose in autunno?

«Con 60 mila casi al giorno – sottolinea il Ministro della Salute Roberto Speranza – è un errore pensare di smantellare tutto l’impianto di regole e restrizioni. Quindi sì, ancora per un po’ alle mascherine al chiuso, al Green Pass e forse alla quarta dose in autunno».

Da parte sua, il Direttore generale dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini sottolinea che «sarebbe coerente mantenere l’obbligo di vaccinazione per gli over 50. Ai soggetti più fragili raccomandiamo la quarta dose dopo 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale con il booster. Servirà capire quante varianti circoleranno e sulla base di quello decidere se avere un’altra campagna di vaccinazione di massa o concentrarsi a restringere la raccomandazione a vaccinarsi come per l’influenza solo per persone a partire da una certa età».

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Partirà intanto a marzo la somministrazione della quarta dose per gli immunocompromessi a 120 giorni dalla precedente ma – precisa Speranza – «Dovremo valutare il richiamo per tutti dopo l’estate. E’ da considerarsi probabile perché il virus non stringe la mano e se ne va per sempre».
Propenso alla quarta dose in autunno anche il consulente del Ministro della Salute Walter Ricciardi.
«Lo stato di emergenza – dice – può cessare, ma con l’accortezza di mantenere i pilastri che reggono la nostra libertà attuale. Certe strutture e pratiche straordinarie possono finire, non l’organizzazione per la vaccinazione di massa».

Silvia Bolognini

Leggi anche: 20 febbraio 2021: a un anno da Codogno. – Metropolitano.it

18 marzo: sarà la Giornata nazionale per le vittime del Coronavirus (metropolitano.it)

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