Sequenziati i primi casi di due nuove sottovarianti. Potrebbero sfuggire ai vaccini
Al momento si tratta solo di una minaccia all’orizzonte, ma, come giustamente sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non bisogna commettere l’errore di sottovalutarla.
La nuova evoluzione del virus Sars-CoV-2 si chiama Omicron “4” e “5”, sottovarianti di cui sono stati sequenziati i primi casi, evidenziando le relative mutazioni.
Pur essendo sempre all’interno della “famiglia” attualmente dominante (il 99,2% delle sequenze caricate nell’ultimo mese sulla piattaforma internazionale Gisaid sono riferibili a Omicron 2), il timore è che le novità a livello genetico possano determinare, tra gli altri effetti, anche una maggiore capacità del virus di eludere la risposta del sistema immunitario generata dalla vaccinazione.
Il report settimanale dell’Oms riporta infatti che, oltre ad alcune “mutazioni uniche al di fuori di Spike”, tanto in BA.4 che in BA.5 sono state rinvenute 2 mutazioni (chiamate S:L452R e S:F486V) nella regione della proteina con cui l’agente infettivo si unisce alla cellula umana. Tali mutazioni, spiega il report, sono teoricamente associabili a “potenziali caratteristiche di fuga immunitaria”, in quanto il nostro organismo, pur vaccinato, potrebbe non essere in grado di associarle al virus del Covid e di conseguenza non attivare la risposta immunitaria.
Come sottolinea dunque anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, le nuove sottovarianti “potrebbero realisticamente implicare un impatto significativo su trasmissibilità, gravità e immunità”, anche se al momento “le prove sono preliminari o associate a grande incertezza”.
Entrambe le varianti sono state identificate per la prima volta in Sudafrica.
La prima sequenziazione di Omicron 4 risale a gennaio e, secondo i dati dell’Agenzia britannica UK Health Security Agency, che sta monitorando entrambe, al 25 marzo sarebbe stata riscontrata in 41 casi in Sudafrica, più 3 in Danimarca, 2 in Botswana e 1 ciascuno in Inghilterra e Scozia.
Omicron 5 è comparsa invece a febbraio, ma al momento i casi riconducibili a questa sottovariante sono solo 27, tutti in Sudafrica. A facilitare i monitoraggi delle autorità sanitarie, il fatto, sottolineato sempre dall’Oms, che “la maggioranza delle sequenze BA.4 e BA.5 presentano la cosiddetta delezione 69-70, in gran parte non presente nelle sequenze BA.2″.