Sars-CoV-2, il virus che ha causato la pandemia di Covid-19, potrebbe essere nato per cause accidentali in un laboratorio di Wuhan.
Anche senza arrivare agli estremi delle tesi cospirazioniste, l’ipotesi non è mai stata accantonata dagli scienziati.
Non sarebbe la prima volta, d’altra parte, che questo accade.
“Anche il vaiolo, per esempio, è emerso per un incidente di laboratorio”, ricorda Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana Malattie Infettive e virologo al Policlinico Tor Vergata di Roma.
Nel campo della probabilità statistica
Ad avallare l’ipotesi che anche con il Covid 19 sia andata così c’è ora uno studio, pubblicato recentemente sulla rivista “Frontiers in Virology”, che vede tra gli esperti che lo hanno realizzato anche il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù.
“Se prima – commenta Andreoni – la teoria dell’origine animale del Sars-CoV-2 era probabile al 90%, come sottolineato fin dal lavoro pubblicato su Nature per individuare l’origine del virus, i risultati di questa ricerca riducono di gran lunga questa possibilità. Fermo restando che siamo sempre nel campo della probabilità statistica: è difficile avere certezze assolute di tutto ciò, se non trovando eventuali prove concrete in qualche laboratorio di Wuhan”.
La sequenza sospetta del gene umano
In un’intervista al Corriere della Sera, Palù, pur rimarcando che servono ulteriori conferme, ha sottolineato che il virus Sars-CoV-2, sia nel ceppo originario che in tutte le altre varianti, mostra una caratteristica assolutamente peculiare nel gene che produce la proteina Spike.
Si tratta di una sequenza di 19 amminoacidi “appartenente a un gene umano e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali sinora sequenziati”. E la probabilità di trovare questa sequenza, spiega Palù, “è pari a una su un trilione“.
“Questo ulteriore dato – riprende Andreoni – introduce un elemento di forte sospetto sulla probabilità che il virus si sia creato casualmente in un salto di specie da animale a uomo, riguardo alla quale le pubblicazioni scientifiche fino a oggi sembravano più propense. Quella dell’incidente di laboratorio è dunque una tesi assolutamente plausibile e introduce un elemento di discussione molto particolare. In ogni caso, le opinioni personali lasciano il tempo che trovano: non dobbiamo mai dimenticare di attenerci il più possibile a dati scientifici certi”.
I rischi della ricerca
Lo stesso presidente dell’Aifa ammonisce a non cercare per forza il dolo alle spalle della manipolazione genetica effettuata in laboratorio. Questa, afferma infatti, potrebbe essere stata eseguita “per soli scopi di ricerca, non certo con intenzioni malevole”.
I precedenti di entità virali che sfuggono al controllo, nella storia della ricerca, del resto non mancano.
“Sapere l’origine del virus – precisa Andreoni – non può aiutarci, dal punto di vista degli aspetti epidemiologici. Ma induce a una riflessione sul tema della ricerca perché, se la tesi dell’errore di laboratorio venisse consolidata – prosegue – cambierebbe sicuramente qualcosa sotto l’aspetto delle implicazioni, visto che alcune misure dovrebbero essere fortemente riviste. Sarebbe un monito enorme per la comunità scientifica e per il mondo della ricerca, evidenziando che quando si manipola un virus c’è sempre il rischio che, uscendo dal laboratorio, questo diventi pandemico”.
Lo stato della pandemia: positivi, ricoveri e decessi in lieve aumento
Nel bollettino di ieri, 7 marzo 2022, i dati sulla pandemia di Ministero della Salute e Protezione Civile hanno intanto fatto registrare numeri in leggera controtendenza rispetto alla discesa delle curve delle settimane precedenti. Il tasso di incidenza dei positivi sui tamponi effettuati è tornato dal 10,5 all’11,7% e sono aumentati anche i ricoveri (+161 in area medica, +7 in terapia intensiva) e i decessi (130 contro i 105 del giorno precedente). Dati che, però, preoccupano relativamente Andreoni: “Piccoli rallentamenti ci stanno, dopo un trend di riduzione così rapido, ma l’osservazione diretta della realtà conferma l’indicazione che questo virus è entrato nella fase di endemicità”.
“In primavera avanzata potremo stare molto più tranquilli”
In altri termini, si sarebbe raggiunto quello che era l’obiettivo da sempre fissato dagli esperti. “In questa fase – prosegue il virologo – il virus può circolare in maniera più o meno diffusa, ma avrà una tendenza stagionale, con riprese e riduzioni dei contagi spesso legate ai cambiamenti climatici. La numerosità dei nuovi casi testimonia che il virus sta continuando a girare e posso dire che continuerà a farlo. Credo che siamo arrivati a un punto di stabilizzazione e che in primavera avanzata potremo stare molto più tranquilli. Del resto, la frenata estiva è arrivata anche dopo le peggiori ondate, per cui non vedo perché ora non dovrebbe ripetersi”.
Il Covid endemico e le nuove varianti
L’ottimismo di Massimo Andreoni, del resto, si basa su dati oggettivi dell’evoluzione del contagio.
“In primo luogo – spiega – la letalità e l’ospedalizzazione attuale sono più da virus endemico che pandemico. Con un virus endemico che circola, un tasso di letalità del 2 per 1000 ci può assolutamente stare. Per creare questo stato, abbiamo raggiunto un’immunizzazione sufficientemente ampia e una virulenza parzialmente ridotta, soprattutto nei soggetti immuni”.
Rigurado alla pericolosità di un’eventuale nuova variante “Non credo – conclude il professore – che sarebbe così diversa da determinare una situazione di nuova pandemia. Pur essendo pronto a essere smentito, perché lo sa solo Dio cosa accadrà, la mia percezione personale è che, di fronte alle tantissime variazioni del virus in questi due anni, abbiamo accumulato un buon patrimonio immunologico, che credo e spero eviterà il presentarsi di nuove situazioni drammatiche”.
Alberto Minazzi