Il numero dei soggetti positivi al Covid-19 ricoverati nei reparti ordinari degli ospedali del Veneto è arrivato a 877. E quello dei ricoverati in terapia intensiva a 122.
Le soglie fissate nel piano di sanità pubblica della Regione per il passaggio dalla “fase 2” alla “fase 3” (900 ricoveri non in emergenza o 150 in terapia intensiva) si avvicinano. E il presidente del Veneto, Luca Zaia, ammette: «Sono ore cruciali: continuando con questa mole di positivi, per stasera (30 ottobre 2020 ndr) entreremo nella fase gialla. Anche oggi abbiamo quindi parlato in videoconferenza con i direttori generali delle Ulss dell’allestimento dei Covid-Hospital, che caratterizzano la terza fase, e si procede su questa strada. Avremo quindi, in ogni provincia, oltre all’ospedale hub, almeno anche un “hub-Covid”.
Le curve e le terapie intensive
Nel punto stampa presso l’unità di crisi della Protezione Civile di Marghera, Zaia ha presentato ed analizzato le cifre del bollettino quotidiano. Partendo proprio dai dati di ricoveri e terapie intensive. «Siamo più che preoccupati, inutile negarlo. I ricoveri hanno ripreso nei reparti ordinari la curva di marzo. Anche se, per fortuna, nelle terapie intensive non registriamo ancora una curva importante, pur avendo registrato un +20 nelle ultime 24 ore».
Al riguardo, Zaia ha annunciato di aver «chiuso la partita delle terapie intensive: abbiamo installato anche gli ultimi 150 respiratori, raggiungendo fisicamente quota 1.000. Nella prima ondata, la punta massima di terapie intensive disponibili è stata di 356, oltre alle 200 per le degenze ordinarie». Il completamento delle operazioni, in concreto, si traduce nell’aver applicato ai letti di semi-intensiva le tecnologie per poterle convertire immediatamente, in caso di bisogno, in terapie intensive.
Lo screening
Il numero di tamponi molecolari, intanto, è arrivato a 2.310.397, con 54.256 positivi da inizio epidemia (+3.012) e 26.547 attualmente positivi.
«Rispetto a marzo – ha sottolineato il presidente – il numero di positività evidenziate dai tamponi è circa della metà. È la storia del contact tracing: siamo bravi ad effettuarlo e quindi troviamo i positivi». Un altro dato che ne consegue è quello della percentuale dei sintomatici sui positivi a domicilio: 451 su 25.653, ovvero l’1,76%. «Significa – conclude Zaia – che stiamo veramente andando a cercare i positivi, anche se asintomatici, per contenere al massimo il contagio».