L’Ulss 2 della marca trevigiana apre alle visite dei parenti di ricoverati in terapia intensiva.
La decisione arriva a seguito di numerose richieste da parte dei familiari di pazienti gravi di poter far visita ai propri congiunti.
Una cosa impossibile fino a qualche tempo fa, per ovvi motivi di sicurezza sanitaria e prevenzione dei contagi.
Un impedimento comprensibile, ma che ha provocato il doppio effetto della sofferenza per la malattia e quello di non poter avere il conforto dei propri cari.
Le aperture
Da qualche mese diverse strutture in Italia, grazie a protocolli rigidi, danno la possibilità di far visita a pazienti gravi o gravissimi permettendo così, anche nel caso di malati terminali, di poter dare un ultimo saluto al proprio caro.
Dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige a quella Toscana, per citarne alcune e ora quella veneta di Treviso, hanno scelto di umanizzare le proprie strutture permettendo le visite.
Nel trevigiano questa decisione è stata presa in seguito ad un periodo di sperimentazione effettuata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Ca’ Foncello, dove il gradimento di familiari, pazienti e operatori ha permesso alla dirigenza sanitaria di procedere verso l’introduzione di questa pratica nella routine ospedaliera.
Gli ospedali del trevigiano in cui si può far visita ai propri cari
Le visite, che nel periodo di test non hanno arrecato problemi né di tipo sanitario né di tipo organizzativo, saranno possibili in tutti gli ospedali dell’Ulss 2 che accolgono pazienti Covid in condizioni critiche nelle terapie intensive. Oltre al citato Ca’ Foncello di Treviso, anche quindi nelle strutture di Conegliano, Montebelluna e Vittorio Veneto.
Terapie intensive: come si accede
La procedura prevede, una volta sentito il personale dell’unità operativa, la possibilità per i familiari di visitare il paziente ricoverato in terapia intensiva in caso di aggravamento.
I familiari si interfacceranno con un professionista, che anticiperà loro ciò che vedranno e spiegherà quali comportamenti adottare durante la visita, durante la quale saranno accompagnati.
L’accesso è consentito a un massimo di due familiari asintomatici che possono trattenersi per non più di 15 minuti. I più importanti, utili a umanizzare una sofferenza alla quale non eravamo abituati.
I ricordi di un anno horribilis
Per quasi tutto il 2020, infatti, i familiari di pazienti anziani ospiti di strutture rsa o ricoverati per patologie gravi in strutture ospedaliere, non hanno potuto vedere i loro cari se non attraverso un tablet nella più fortunata delle ipotesi.
La felicità, la commozione negli occhi di un figlio che vede il proprio genitore su uno schermo sono immagini passate dai media e che ricorderemo sempre, immagini che hanno segnato l’annus horribilis 2020.
Valentina Rossi