Il nuovo DPCM è praticamente pronto. Ma il presidente del Veneto, Luca Zaia, avanza diversi dubbi sulla bozza che il Governo gli ha inviato alle 2.30 della scorsa notte. “Non sono a contestare il decreto, ma, fermo restando che continuiamo a ribadire che come abbiamo dimostrato in molte occasioni prima viene la salute, sono solo a dire che il testo lascia non poche perplessità. Così si crea conflitto sociale, una guerra tra poveri, perché si creano cittadini di serie A e di serie B”, ha dichiarato il governatore. Che ha evidenziato i suoi principali punti di perplessità: “La posizione del Veneto è chiara. Riteniamo insostenibile la sperequazione tra territori, non condividiamo le decisioni sul “tema umano” e il ruolo riservato ai prefetti su scuola e trasporti. In più, sottolineiamo il fatto che non c’è traccia nella bozza del tema dei ristori, con categorie, come i ristoratori, sono disperati”.
Il divieto di spostamenti e il “tema umano”
Il Governo ha chiesto alle Regioni di presentare le osservazioni formali entro le 12. “Dopo la lunga discussione in Conferenza delle Regioni – spiega il presidente del Veneto – siamo leggermente in ritardo, ma le stiamo inviando. E se non saranno cambiate alcune misure, qualche guaio ce lo daranno”.
Al di là del divieto di spostamenti tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio, Zaia si sofferma sul divieto di spostamenti tra comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio.
“Il primo scenario che si apre – spiega – è di natura umana ed è quello che per la Regione Veneto viene prima di tutti. Mi riferisco alla mancata possibilità di ricongiunzione tra parenti, ad esempio tra genitori e figli, se non abitano nello stesso comune. Come ho detto alla Conferenza dei presidenti, ci sono mille altre soluzioni per evitare gli spostamenti. Anche perché la giustificazione dei ricongiungimenti familiari è la più facile da dimostrare. E non credo che i mancati ricongiungimenti familiari cambino il corso della storia del coronavirus”.
No a un regime di semi-lockdown nei nostri comuni
Il secondo aspetto che si apre, prosegue Zaia, si lega all’assetto territoriale.
Il Veneto è infatti territorio di abitato diffuso, con comuni medi da meno di 5.000 abitanti.
“È un’evidente sperequazione estrema – taglia corto il presidente – anche di natura costituzionale, visto che si viene a creare un regime di semi-lockdown nei nostri comuni. Una sorta di effetto zona rossa anche se in zona gialla. In quei giorni, ad esempio, la gran parte dei ristoratori può chiudere, se la clientela è solo quella del comune in cui ricade il locale”.
“Penso – continua Zaia – alle metropoli. Se c’è un tema sanitario legato alle movimentazioni, che senso ha consentire gli spostamenti in comuni grandi come regioni, con tre o quattro milioni di residenti?
Ecco perché dico che è una misura che non sta in piedi dal punto di vista sanitario. È un nonsenso epidemiologico. Spero quindi che il Governo, nelle poche ore che rimangono, riveda alcuni aspetti del DPCM negli interessi della sanità pubblica. Il problema della movimentazione deve essere per tutti: se si chiude o si apre, questo deve valere per tutti, altrimenti si ledono i principi costituzionali. Senza dimenticare che, per le seconde case, basta spostarsi prima del 21 dicembre, anche fuori regione, e restarvi senza nessun problema fino al 6 gennaio”.
Il ruolo dei prefetti
Per la riapertura delle scuole e la gestione del trasporto pubblico, il DPCM assegna ai prefetti un ruolo centrale. “Non è ammissibile esautorare la Regione da sue competenze per una equa ripartizione del malessere – ha detto il presidente -. Bisogna invece valorizzare le realtà virtuose. In momenti come questi bisogna collaborare”.
Il Veneto, ricorda Zaia, ha ad esempio già pronto il piano per la scuola. “Noi ci siamo, per riaprire il 7 gennaio, con metà didattica in presenza e metà a distanza. Il DPCM rischia inoltre di fare confusione: non specificando che si parla delle scuole oggi chiuse, si potrebbero comprendere anche scuole elementari e medie. Per di più imponendo i trasporti al 50 per cento della potenzialità. E poi non possiamo accettare che, se nel tavolo prefettizio per decidere gli orari non si raggiunge una soluzione, si stabilisca che a questo punto sia il presidente della Regione a trovare la soluzione con un’ordinanza”.
Al momento, non è prevista nessuna ordinanza regionale
Zaia ha infine chiarito che, per il momento, l’ordinanza regionale che scadrà domani non sarà sostituita. “Penso che il DPCM, così com’è, sia più che sufficiente. Ci teniamo, logicamente, aperta la possibilità giuridica di prendere ulteriori provvedimenti con nuove restrizioni, se le cose non andranno come dovrebbero. Ma, al riguardo, aspettiamo la classificazione di domani e stiamo a vedere l’evoluzione dei dati epidemiologici”.