L’andamento dell’epidemia Covid-19 nel Veneziano rimane sotto controllo e disegna una nuova curva rassicurante. Dopo le prime 36 ore senza nuovi contagi dall’inizio dell’emergenza, si sono registrati soli due positivi nella giornata di martedì.
Un dato importante, che nonostante non consenta affatto di abbassare la guardia, indica una prospettiva di ritorno verso la normalità.
L’attenzione deve restare massima
La premessa, comunque, è d’obbligo. Tutti i responsabili della salute pubblica, a partire dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, continuano a rimarcare che l’emergenza non è finita.
Sarebbe dunque una sciocchezza abbassare il livello di guardia proprio adesso che tutti hanno fatto il massimo sforzo e si intravede il traguardo. Distanziamento sociale e mascherine restano le parole d’ordine.
Non è ancora il tempo della “movida”e di immagini come quelle registrate in diverse città a partire da lunedì. Episodi che hanno mandato su tutte le furie il Governatore, il quale non ha potuto che ricordare che la conseguenza di una nuova considerevole impennata di contagi sarebbe un nuovo piano di chiusure.
A Jesolo, in stand by la terapia intensiva del Covid Hospital
Ciò nonostante, un’ ulteriore testimonianza del trend positivo arriva dai Covid Hospital, ovvero le strutture che, per l’emergenza, sono state dedicate interamente all’assistenza ai malati di coronavirus.
La terapia intensiva di uno di questi, quello di Jesolo, ha chiuso i battenti dopo il trasferimento dell’ultimo paziente al reparto di malattie infettive. “Va precisato – ha però tenuto a sottolineare il direttore generale dell’Ulss 4, Carlo Bramezza – che questa terapia intensiva non viene definitivamente chiusa, ma solo congelata, perché, in caso di bisogno, dovrà ritornare a svolgere la propria funzione in brevissimo tempo”.
Al momento, sono oltre 60 i pazienti che ne hanno beneficiato, con punte massime di 14 contemporaneamente, a copertura dell’intera disponibilità di posti. Chiusi, nel nosocomio jesolano, anche due dei tre blocchi dedicati ai pazienti Covid.
Si svuota anche il Covid Hospital di Dolo
L’altro principale Covid Hospital della provincia, insieme a quello di Villa Salus di Mestre, è l’ospedale di Dolo. Già lunedì, stando ai dati più recenti dell’Ulss 3, solo 5 dei 64 ricoverati erano in terapia intensiva. Una situazione che ormai è stabile da una decina di giorni. Questo ha permesso di liberare parte delle sale operatorie dell’ospedale dolese, riducendo da 101 a 95 i posti letto in terapia intensiva per fare spazio alla riapertura dell’attività di chirurgia generale.
“Nel giro di una decina di giorni avremo l’attività chirurgica al completo”, ha dichiarato il direttore generale, Giuseppe Dal Ben.
La dismissione delle aree dedicate avviene infatti in maniera progressiva, con un ritorno graduale alle attività ordinarie. Una strategia legata, anche in questo caso, alla possibile necessità di una immediata riattivazione qualora si presentasse una recrudescenza del virus.
Pool: una nuova tecnica per gli screening di asintomatici
All’unità operativa di microbiologia dell’Ulss di Treviso è intanto stata avviata una nuova metodologia di processazione dei tamponi che consentirà numerosi vantaggi e sarà presto estesa sulle microbiologie di tutto il territorio regionale.
Da un lato, si aumenterà infatti il numero di tamponi processati, dall’altro si conterranno i costi.
Con i 18 euro di un’analisi singola, si potranno infatti analizzare 10 campioni. Con risultati che le sperimentazioni, avviate da un paio di settimane, garantiscono sicuri.
Il meccanismo si chiama tecnicamente “pool”. In concreto, si tratta di mettere insieme, in un’unica provetta, 10 dosi da 200 microlitri di liquido prelevato da altrettanti tamponi.
Se la “miscela” risulterà positiva, si analizzeranno successivamente i singoli tamponi uno ad uno, individuando quale ha determinato la positività. La procedura automatizzata, gestita da un robot, consente infatti di tracciare con sicurezza i campioni analizzati. “Abbiamo testato – ha spiegato il professor Roberto Rigoli – pool da 5 campioni, con risultati validati, e pensiamo di poter arrivare fino a quota 10”.
La metodologia, ha aggiunto il direttore dell’unità operativa, è utilizzabile adesso, visto che l’incidenza del contagio è sotto il 2 per 1000. “È una tecnica utilizzabile per gli screening di asintomatici: se dovesse ripartire la curva del contagio, il sistema dovrebbe però essere abbandonato, perché risalirebbe la possibilità di trovare positivi e quindi la necessità di effettuare nuovi esami”.