Se mio marito, mio figlio o un mio collega d’ufficio è entrato in contatto con una persona positiva al coronavirus, come mi devo comportare? Quali sono le linee guida?
È uno dei dubbi che in molti si sono posti di fronte alla recrudescenza del contagio da Covid-19.
Si entra in quarantena? Serve il tampone? Domande lecite, riguardo alle quali il ministero della Salute ha provato a fare chiarezza con un’apposita circolare. Dedicata proprio al tema delle indicazioni riguardo alla durata e il termine dell’isolamento (cioè la separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità) e della quarantena (che riguarda i soggetti sani nel possibile periodo di incubazione).
Contatto diretto, contatto del contatto o caso?
Partiamo proprio dalla risposta al quesito iniziale. Cosa fare se una persona con cui convivo è stata a contatto con una persona positiva? Devo andare in quarantena?
La risposta è “no”. Nel caso in cui non ci sia stato un contatto diretto col paziente infetto, non ci si deve isolare.
Ovviamente, le cose cambiano se il tramite (nel nostro caso, il marito, il figlio o il collega) risulti successivamente positivo a un test diagnostico.
E sempre salva la facoltà delle autorità sanitarie competenti di ritenere opportuno uno screening di comunità.
La quarantena va infatti osservata in caso di contatto diretto con un caso di infezione da Covid confermato e identificato dalle autorità sanitarie.
In questi casi, il periodo in cui un soggetto potenzialmente a rischio dovrà limitare i propri movimenti, pur senza aver manifestato sintomi, varia tra 10 e 14 giorni.
Il periodo decorre dall’ultima possibile esposizione al virus. E può essere ridotto, rispetto alle 2 settimane standard, in caso di test antigenico o molecolare effettuato il decimo giorno e risultato negativo.
Quando si effettua un tampone e questo risulta positivo si passa da “contatto” a “caso“.
Tamponi h24 sul territorio: dove farli
Come annunciato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Luca Zaia, da questa settimana hanno iniziato a essere operativi, sul territorio regionale, i “Covid point h24”. Si tratta di postazioni ad accesso libero, attive giorno e notte, 7 giorni su 7, in cui è possibile effettuare i tamponi.
Si è partiti, lunedì 19, dal Covid point h24 dell’Ulss 4 del Veneto Orientale, a San Donà di Piave presso il Poliambulatorio di via Verdi.
Un punto prelievi che era già aperto con orario 8-20 e che ha ora esteso l’orario anche alla fascia notturna.
Nell’area dell’Ulss 3 Serenissima sono quindi undici i punti tamponi sparsi sul territorio.
In cinque di questi i tamponi possono essere effettuati a qualsiasi ora del giorno e della notte, in altri cinque, i cosiddetti drive-through si possono fare in auto mentre una postazione mobile speciale è pronta a partire da Piazzale Roma per effettuare i test là dove serve. Per fare ulteriore chiarezza, l’Ulss 3 ha pubblicato una guida ad hoc sul proprio sito: “Covid19 – Chi, come e dove fare un tampone”.
All’ospedale Ca’ Foncello di Treviso il punto tamponi h24 è attivo tutti i giorni presso l’Unità operativa di Malattie Infettive dalle 20.00 alle 07.00.
L’accesso sarà consentito “esclusivamente agli assistiti con impegnativa redatta dai medici della continuità assistenziale dell’intero territorio dell’Ulss 2”.
Possono recarsi al Covid Point anche coloro che hanno l’impegnativa della Guardia Medica.
A Padova e Verona, invece, si stanno definendo gli ultimi dettagli per le aperture. Che invece sono già avvenute a Belluno e Rovigo.
Anche qui, possono accedere al servizio solo i casi sospetti in possesso di prescrizione medica, i viaggiatori di ritorno da un Paese a rischio Covid e i contatti di un soggetto positivo inviati dal Servizio igiene e sanità pubblica.
A seconda dei casi specifici, il test sarà effettuato con tampone molecolare classico o tampone rapido.
Le diverse tipologie di casi positivi
Un altro caso specifico che è stato chiarito dalla circolare ministeriale è quello dei cosiddetti “positivi a lungo termine”.
Si tratta di quelle persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive ai test molecolari.
Il Ministero della Salute specifica che, qualora non abbiano più sintomi da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi.
Criterio che, comunque, potrà essere modulato dalle autorità sanitarie, d’intesa con esperti clinici, microbiologi e virologi, in considerazione dello stato immunitario delle persone interessate.
La durata dell’isolamento di positivi sintomatici e asintomatici è invece in entrambi i casi di almeno 10 giorni dalla comparsa rispettivamente dei sintomi o della positività. Il requisito ulteriore per poter uscire, qualora si tratti di un caso sintomatico, è un periodo di almeno 3 giorni senza manifestazione di sintomi. Presupposto comune per la fine del periodo di isolamento è invece l’effettuazione, allo scadere dei 10 giorni, di un test molecolare risultato negativo. Il tampone è invece solo raccomandato, a fine quarantena, per tutte le persone che vivono o entrano in contatto regolarmente con soggetti fragili o a rischio di complicanze.