Test rapidi, tamponi, test sierologici.
Sono questi i tre ingredienti base della strategia veneta contro il coronavirus .
Tre diversi sistemi applicati, sulla base di protocolli ufficiali adottati a livello nazionale, che consentono un diverso approfondimento e controlli incrociati dei risultati.
I test rapidi
I test rapidi sono solo una sorta di primo screening utile ai fini della sanità pubblica, effettuato su una semplice goccia di sangue come i test sulla glicemia per i diabetici.
Per avere una diagnosi di positività o meno, il mezzo è il tampone.
I test sierologici
Diverso il discorso dei test sierologici, “screening più complicato e di altissimo livello”, effettuato su veri e propri prelievi di sangue, che il Veneto ha iniziato come prima regione in assoluto.
Il progetto parte dalle università di Padova e Verona, con un test a campione su 3.000 soggetti, tra personale sanitario e ricoverati. La Regione ha però già acquistato 100.000 kit per la fase successiva.
Se davvero, come è stato ipotizzato dagli esperti in seguito ai primi accertamenti completati, la risposta immunologica del Coronavirus è simile a quella della Sars, ci sarebbe un risvolto importante perché significherebbe che gli anticorpi si formano dopo 10 giorni dal contagio e, soprattutto, che hanno una durata di 6 anni, decrescendo dopo i primi tre.
Verifiche e controlli incrociati in corso
“Non abbiamo ancora conferme in proposito – ha dichiarato Zaia – i gruppi di lavoro delle due università di Padova e di Verona stanno facendo questi controlli. Dobbiamo solo attendere di vedere se i risultati saranno validati e, di conseguenza, se il progetto sta in piedi. A quel punto, potremmo allora dare il via alla campagna di test diffusi e pensare così di rilasciare delle patenti di immunità che permetterebbero agli immunizzati di tornare regolarmente a lavorare ”.
Tamponi: la macchina non si ferma
Nel frattempo, si prosegue con i tamponi.
Alla data dell’8 aprile, in Veneto, ne sono stati effettuati 162.362.
Aumenteranno, perché “la nuova macchina in grado di effettuare da sola circa 9.000 referti al giorno -ha spiegato il presidente Zaia – è pienamente in funzione”.
“Sono inoltre arrivati altri 30.000 tamponi– ha aggiunto il presidente – Se c’è ancora qualcuno che è in attesa di farlo è quindi solo per problemi operativi, perché non lo neghiamo a nessuno. Ma ricordiamo che prima di tutto vengono i 54.000 lavoratori della sanità, i malati e gli ospiti e operatori delle case di riposo”. Proprio riguardo a questi ultimi, anello più delicato nella catena per contenere il contagio, la Regione ha chiesto di concludere entro lunedì l’effettuazione di tamponi e test rapidi.