Da Venezia a Rimini, sempre più comuni italiani vietano l’uso di coriandoli di plastica per proteggere l’ambiente e la salute. Un impegno per ridurre l’inquinamento da microplastiche e promuovere la sostenibilità
Alla vigilia di martedì “grasso” 4 febbraio, si può dire che il Carnevale 2025 è ormai agli sgoccioli.
Ma la pesante eredità che i festeggiamenti lasciano nell’ambiente, con potenziali conseguenze anche per la salute, può arrivare fino a 600 anni.
Se i tradizionali coriandoli di carta impiegano circa 6 settimane per decomporsi naturalmente, è questo infatti il periodo di tempo che occorre per eliminare gli insidiosi residui dei sempre più diffusi coriandoli di plastica.
Per questi motivi, la Sima, Società italiana di medicina ambientale, ha rivolto ufficialmente a tutti i sindaci un appello ad adottare apposite ordinanze di divieto.
Cosa che, per uno dei principali carnevali italiani, quello di Venezia, avviene ormai da un paio d’anni.
L’ordinanza veneziana anti-coriandoli di plastica
Non è un caso che l’esempio citato dalla Sima sia la città lagunare, che ha negli ultimi anni adottato una serie di politiche volte a promuoverla come Capitale mondiale della sostenibilità.
Già nel 2023, infatti, il sindaco Luigi Brugnaro ha iniziato a firmare provvedimenti temporanei di divieto validi durante la celebrazione del Carnevale, anche in occasione di feste, manifestazioni ed eventi.
L’ordinanza, che resterà in vigore fino al 5 marzo, è stata riproposta anche quest’anno e, pur con particolare riguardo al centro storico lagunare, cuore dei principali appuntamenti, è valida su tutto il territorio comunale.
Si inserisce, ricorda espressamente il Comune, all’interno del progetto “Venezia plastic free” e prevede per i violatori sanzioni da 25 a 550 euro.
Il provvedimento vieta espressamente l’utilizzo di “coriandoli in plastica e altri prodotti similari”, citando, a titolo esemplificativo, “stelle filanti in plastica e cannoni spara coriandoli in plastica e similari in materiali non naturali”, per i quali è prevista anche l’applicazione della misura cautelare del sequestro dei prodotti. L’invito alla popolazione è allora quello di leggere bene le etichette.
L’allarme dei medici Sima
Nelle premesse, l’ordinanza veneziana ricorda che “la dispersione di tali prodotti su suolo pubblico, è causa di imbrattamento di calli, campi, strade, marciapiedi, bordi di marciapiedi, caditoie stradali, luoghi pubblici, oltre che di intasamento dei chiusini in caso di pioggia, con conseguente inquinamento ambientale, in particolare dei rii e dei canali”.
Al di là dei motivi legati al decoro, all’uso di coriandoli in plastica si collegano infatti una serie di conseguenze, ambientali e sanitarie, collegate agli stessi aspetti che li rendono sempre più attrattivi per i consumatori. Tra questi, ricordano i medici Sima nella loro denuncia-appello, il ricorso a colori metallizzati o fosforescenti e coperture in glitter, ottenibili con l’uso di microplastiche.
E a queste, che hanno una secolare permanenza ambientale, si collegano tanto l’inquinamento di mare, acqua, terra e aria, quanto i rischi sanitari, visto che micro e nanoplastiche, penetrando nel nostro organismo, mettono a rischio arterie, ossa e gli organi che formano i sistemi endocrino, respiratorio, nervoso e riproduttivo.
L’Italia contro i coriandoli in plastica
Di qui l’appello. Che, insieme a Venezia, vede anche altre città all’avanguardia. A Rimini, per esempio, il divieto è in vigore addirittura dal 2019. Sassari, invece, ne ha ricordato l’applicazione in base alle norme sulla gestione dei rifiuti in occasione del regolamento introdotto in occasione delle festività dell’ultimo Capodanno.
A essersi già mossi, inoltre, non sono solo i Comuni. Da Parma, è la locale Università, per esempio, che, a fronte del “ripetersi dei lanci di coriandoli di plastica e affini durante i festeggiamenti che seguono le sedute di laurea”, ha ricordato l’obbligo di rispettare le “norme di comportamento da tenersi da parte dei candidati e dei loro familiari”.
In queste, aggiunge l’ateneo emiliano, “è tra l’altro espressamente vietato l’uso di materiale plastico durante i festeggiamenti”, citando come esempio proprio i coriandoli in plastica, “non biodegradabili e inquinanti”. “Quella della sostenibilità – conclude la nota dell’Università di Parma – è una strada da percorrere insieme ogni giorno, con il contributo di tutte e di tutti”.
Alberto Minazzi