Il testo del “Global stocktake”, modificato nella notte, è stato approvato dai 198 Paesi dopo l’apertura della plenaria a Dubai
Il tanto discusso termine “phasedown”, ovvero “uscita” dall’utilizzo di petrolio, gas e carbone, alla fine non è entrato nel testo di accordo della Cop28.
Ma, per la prima volta in un documento della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si parla espressamente di “combustibili fossili”.
E il “Global stocktake”, il documento finale del vertice internazionale sul clima svoltosi a Dubai, adesso è realtà. Il testo della bozza definitiva, cui si è giunti dopo una lunga trattativa durata fino a notte inoltrata, è stato infatti approvato subito dopo l’apertura della plenaria.
Un successo che è stato accolto con un applauso dai rappresentanti di tutti i 198 Paesi partecipanti alla Cop28. E che è stato commentato dal presidente, Sultan Al Jaber, affermando che “abbiamo le basi per la trasformazione” e sottolineando che il risultato è “frutto della collaborazione di tutti e che coinvolge tutti”.
Il contenuto del Global stocktake
Nel testo approvato a Dubai si riporta il bilancio degli impegni e si illustrano le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. L’invito ai Paesi è quello di accelerare la transizione dai combustibili fossili per raggiungere la neutralità dal carbonio entro il 2050 in questo decennio, cruciale al fine del raggiungimento dell’obiettivo.
Nel testo si riconosce la necessità di “riduzioni profonde, rapide e durature” delle emissioni di gas serra, invitando tutte le parti, secondo le modalità stabilite a livello nazionale, a contribuire agli sforzi globali per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nell’Accordo di Parigi del 2015.
Ridurre il riscaldamento globale
In particolare, si mira a contenere entro il 2100 il riscaldamento globale, non andando oltre un aumento di 1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale. E, come indica la scienza, in tale prospettiva è fondamentale l’abbandono dei carburanti fossili, ritenuti all’origine anche dei fenomeni meteo estremi.
Le indicazioni dell’accordo
Nel testo uscito dalla Cop28 si conferma dunque la richiesta di triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare la media globale del tasso annuo di efficienza energetica entro il 2030, accelerando nel contempo gli sforzi per ridurre gradualmente l’uso di energia prodotta senza tecnologie di cattura e stoccaggio delle emissioni.
Al massimo entro il 2050, poi, si punta a utilizzare combustibili con un contenuto di carbonio ridotto o pari a zero e sistemi energetici a zero emissioni nette, con un’accelerazione nello sviluppo delle relative tecnologie. Tra queste, quelle di abbattimento e rimozione delle emissioni e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio.
Si propone inoltre, entro il 2030, di ridurre le emissioni anche di metano e provenienti dal trasporto stradale, favorendo lo sviluppo delle infrastrutture e dei veicoli che abbattono le emissioni.
Vi è infine la richiesta di eliminare al più presto gli incentivi che non affrontano la povertà energetica o la giusta transizione”.
Il successo della diplomazia
La diplomazia è dunque riuscita a ricomporre la spaccatura tra i Paesi occidentali, Ue e Stati Uniti in testa, e un gruppo di Stati produttori ed esportatori di petrolio, tra cui Arabia Saudita, Russia, Kuwait, Iran e Iraq, determinata dalla prima bozza presentata, giudicata deludente anche dalle Nazioni maggiormente colpite dai cambiamenti climatici.
Iniziata il 30 novembre, la Cop28 era infatti giunta inizialmente alla chiusura senza un accordo. Le delegazioni hanno però continuato a lavorare, raggiungendo nella notte l’intesa per una bozza, poi modificata. La prima, come riportato da Italian Climate Network, prevedeva tra l’altro l’obbligatorietà, e non la semplice previsione di scelta opzionale, per le azioni elencate nel capitolo sulla mitigazione. E se le modifiche sono state poi in parte modificate, sono rimaste comunque sostanziali, al punto di consentire il raggiungimento dell’accordo.
Alberto Minazzi