I dati Istat rilevano una diminuzione della liquidità tra gli italiani. Che risparmiano meno, anche se continuano a investire
Il saldo sui conti correnti degli italiani, nel 2023, ha fatto registrare le soglie più basse mai viste dalle banche dal 1995.
Se infatti, evidenzia Istat nel suo report “Conti economici nazionali per settore istituzionale”, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 4,7%, a esser sceso in modo importante (-0.5%) è il potere d’acquisto.
Ugualmente, per le imprese, se da un lato il valore aggiunto risulta cresciuto del 6,2%, il tasso di profitto invece si è ridotto dal 45,4% del 2002 al 44,8% attuale.
Ciò non significa automaticamente che gli italiani siano più poveri.
Hanno meno liquidità perché, con la crescita del 6,5% della spesa per i consumi, la propensione al risparmio si è abbassata considerevolmente passando dal 7,8% del 2022 al 6,3% dello scorso anno.
Per contro, gli investimenti in titoli obbligazionari, azioni e fondi comuni hanno fatto registrare nei primi nove mesi del 2023 un risparmio accumulato di 144 miliardi di euro.
Depositi e conti correnti, anche se meno consistenti del passato, rappresentano comunque il 30% della ricchezza accantonata.