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Contact Tracing e Coronavirus: ecco a cosa serve il tracciamento dei contatti

Contact Tracing e Coronavirus: ecco a cosa serve il tracciamento dei contatti

La pandemia da Coronavirus ci ha messo alla prova anche dal punto di vista scientifico e lessicale, introducendo nel dibattito pubblico vocaboli nuovi e argomenti spesso sconosciuti per la stragrande maggioranza della popolazione.
Tra i più ricorrenti c’è sicuramente “Contact Tracing”, il cosiddetto tracciamento dei contatti, pensato per permettere di identificare i soggetti che possono essere venuti a contatto con una persona infetta.

Per fare luce su questa tipologia di tracciamento, diradando la nebbia spesso creata da fake news e catene social prive di fondamento scientifico, ci siamo confrontati con Alfonso Fuggetta, docente di Informatica al Politecnico di Milano e CEO di CEFRIEL, polo tecnologico all’avanguardia.

 

  • Prof. Fuggetta partiamo dalla base:  perché serve una strategia di Contact Tracing? 

Il concetto è molto semplice. Questo virus è subdolo, si trasmette con tempi dai 4 agli 8 giorni, spesso in modalità asintomatica e molto facilmente per via aerea.
Se noi aspettiamo di vedere i sintomi per intervenire, la persona infetta nel frattempo va in giro e contagia a sua volta. Bisogna quindi trovare un modo per velocizzare l’individuazione dei soggetti a rischio e il “tracciamento dei contatti” va esattamente in questa direzione.

 

  • Quindi il Contact Tracing è una tecnica nuova, inventata ad hoc per fronteggiare il Coronavirus?

Assolutamente no. E’ una tecnica in uso da sempre e che per lo più si fa manualmente. Prendiamo il caso ebola o altre malattie infettive: quando una persona è malata la si intervista e si cerca di capire dov’è stato e con chi. C’è proprio un protocollo di intervista prestabilito in cui si porgono domande del tipo “dove sei stato?” e “chi hai visto?”. Queste informazioni vengono raccolte da un medico e vengono registrate. Un’intervista di questo tipo richiede diverse ore ed è evidentemente che se è un processo da svolgere su larga scala non ce la si fa. Per questo nasce l’idea del Contact Tracing digitale: per riuscire a raccogliere queste informazioni più velocemente e di fatto in maniera automatica, evitando lungaggini manuali che possono vanificare l’intera operazione di tracciamento.

 

  • Come avviene concretamente il tracciamento dei contatti?

Il tracciamento di cui si sta parlando in Italia avviene tramite BlueTooth, cioè si registrano gli avvicinamenti tra dispositivi. Quindi se io vengo vicino a lei, il mio cellulare rileva il suo e lo registra. Ogni cellulare userà codici numerici anonimi, dove non c’è assolutamente scritto il nome di chi lo utilizza. Per questo dire che con il Contact Tracing vengono raccolti i dati medici dei cittadini è completamente falso. Il sistema di tracciamento quindi ci avviserà se siamo stati vicini a un’altra persona poi rivelatasi positiva al Covid-19, senza conoscere i nostri spostamenti, ma limitandosi a registrare le occasioni di incontro con gli infetti.

 

  • Come mai si userà proprio la tecnologia BlueTooth dei nostri cellulari per effettuare il tracciamento?

Il Bluetooth è una tecnologia che riesce a rilevare meglio le distanze di pochi metri, ovvero le distanze a rischio in questa epidemia e non registra la posizione . È quindi più rispettosa della privacy. Il GPS invece non ha questa precisione al metro, ma potrebbe fungere invece da supporto al bluetooth per dirci con esattezza quando la persona infetta è entrata all’interno di un luogo particolarmente a rischio come una scuola o un ospedale. Al momento, però, questa opzione non è prevista.

 

  • Un’App di tracciamento da sola è sufficiente per fronteggiare l’epidemia? 

No, un’app da sola non basta. Il Contact Tracing digitale appunto si limita a velocizzare il processo di intervista manuale. Ma prima devo sapere chi sono i positivi, poi devo predisporre il trattamento o altri test e procedere con la quarantena o il ricovero. Quindi senza la regola delle 3 T, Testare – Tracciare – Trattare, sia l’intervista manuale che il tracciamento digitale non servono a niente.

 

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Tag:  coronavirus

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