Metti che per salvare Piazza San Marco bastino una buona pulizia dei cunicoli, tappi impermeabilizzanti e delle valvole che impediscano all’acqua di risalire dai gàtoli. Troppo semplice? No. Come spesso accade, le idee più elementari risultano a volte geniali.
E’ da questa intuizione, testata ovviamente prima di arrivare a un regolare progetto, che i procuratori di San Marco, Pierpaolo Campostrini, ingegnere, e Mario Piana, architetto, hanno messo a punto una tecnica che consentirà di ridurre del 70% le ore di allagamento del nartece, il prezioso pavimento d’ingresso in mosaico della basilica di San Marco.
I lavori, finanziati con circa 2 milioni di euro dal Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche e realizzati sotto la direzione di Francesco Lanza, di Thetis, saranno conclusi entro dicembre.
Presto, però, la stessa Piazza San Marco sarà interessata da nuovi cantieri perché a primavera 2019 inizierà la messa in sicurezza dell’intera area proprio riproponendo la stessa tecnica usata sul nartece della Basilica.
“In concomitanza con la conclusione di questo cantiere – spiega il direttore dei lavori Francesco Lanza – abbiamo avviato degli approfondimenti sulla rete dei cunicoli di Piazza San Marco e delle indagini finalizzate a individuare al meglio le caratteristiche del sottosuolo. Grazie alla tomografia possiamo ora indagare le strutture delle fondazioni, individuare le cavità e verificare la resistenza dei materiali. Ci sono diversi piani di pavimentazioni corrispondenti a epoche diverse in Piazza San Marco – continua Lanza – Stiamo facendo anche una ricerca d’archivio in modo tale da incrociare tutti i dati disponibili per individuare le aree più delicate, dove cercheremo di intervenire al minimo”.
UN MONDO SOMMERSO La rete fognaria di Venezia è formata da un insieme di cunicoli in muratura chiamati “gàtoli“. Al loro interno si mescolano le acque reflue provenienti dagli edifici, le acque piovane e le acque portate dalle maree. I cunicoli sono in sostanza una rete di collettori che risale al 1500. Nel corso dei secoli questa rete ha subito delle modificazioni e, nel 1800, è stato fatto un rilievo importante che ha tracciato tutti i cunicoli antichi. Tuttavia recenti scavi hanno individuato diverse stratificazioni della pavimentazione di San Marco e non è detto che cunicoli preottocenteschi non siano più attivi. Soprattutto, nulla garantisce che tutti siano stati davvero mappati. Prova ne è che, durante i lavori in corso, un gàtolo sconosciuto a tutti i registri è stato trovato sotto il monumento funebre di Daniele Manin, sul lato dei leoncini.
Il primo passo per difendere dall’acqua alta Piazza San Marco consiste quindi nel disegnare la nuova mappatura del suo mondo sotterraneo. Lo stesso che, sia pur a stralci ridotti, gli addetti hanno avuto modo di analizzare giorno per giorno durante i lavori sull’ingresso della Basilica e sull’area circostante: a nord dalla porta dei Fiori fino all’angolo della piazzetta dei leoncini e a sud tra Porta della Carta e Palazzo Ducale.
IL NARTECE Il prestigioso atrio della Basilica di San Marco è il punto calpestabile più basso di Venezia. Fino ad oggi bastavano 65 cm di marea per allagarlo e questo succedeva statisticamente almeno due volte al mese per un totale di circa 900 ore all’anno. Un disastro per la salvaguardia dei mosaici che lo impreziosiscono. La procuratoria di San Marco ha così ideato la nuova tecnica che, a partire dalla riattivazione della rete dei cunicoli circostanti, si sta concretizzando con la chiusura dei gàtoli con appositi tappi impermealizzanti in gomma e la predisposizione di pompe che scarichino l’acqua in laguna quando alla marea si aggiungono le piogge.
LA PIAZZA Il progetto ora coinvolgerà l’intera Piazza San Marco con il restauro e il ripristino dell’antica rete fognaria. Nei cunicoli saranno collocate delle valvole che isoleranno i canali di uscita e gli scoli dell’acqua piovana.
Restauro dei cunicoli significa certo ripristino delle pareti murarie ma soprattutto pulizia. Durante i lavori nell’area della Basilica si è appurato infatti che i gàtoli sono diventati ricettacoli di consistenti strati di sedimenti che ostacolano, quando addirittura non bloccano, il passaggio dell’acqua. Gli stessi cunicoli, nei secoli, hanno trattenuto però anche parti della storia sociale di Piazza San Marco. “Hanno regalato ogni giorno una piccola scoperta restituendo manufatti di vario tipo che, pur non avendo valore archeologico – racconta Francesco Lanza – sono interessanti perché raccontano spaccati di vita vissuta”. Tra i vari oggetti ritrovati risultano soprattutto antiche biglie in vetro e di coccio. Testimonianza di uno dei giochi preferiti dai bambini veneziani tra 1800 e 1900, quando si ritrovavano in Piazza San Marco con le loro palline colorate in terracotta, poi sostituite da quelle in vetro, scivolate assieme lungo i cunicoli dei gàtoli.