La campagna che va oltre le discriminazioni all’evento europeo dedicato alle diversità
In Italia “color carne” ha sempre significato “di colore rosa pallido, simile a quello della pelle umana“.
Una definizione oggi ritenuta tanto discriminatoria e non rappresentativa di tutti i colori di pelle da aver indotto i prinicpali dizionari, Garzanti, Nuovo Devoto Oli, Nuovo De mauro per Internazionale, Treccani e Zingarelli-Zanichelli a cambiarla.
Un risultato importante al quale è arrivata la campagna “Color Carne”, nata grazie alla tenacia delle due promotrici, la strategist Giuditta Rossi, brand specialist e responsabile di progetti complessi di comunicazione e la storyteller Cristina Maurelli fondatrice di Bold Stories, per riuscire ad andare oltre uno standard, quello, appunto, del colore della pelle.
“Color Carne” candidata al prestigioso evento europeo dedicato alla diversità
Tutto è nato da una domanda che può sembrare banale quasi quanto la risposta: che colore è “color carne”?
Lo si associa sempre ai colori beige, rosa, simili al colore della pelle umana, pensando però istintivamente a quella delle persone bianche…
Se però riflettiamo un attimo ci rendiamo conto che in realtà i colori sono molti di più.
Il progetto “Color Carne” ha preso il via lo scorso febbraio proprio per cambiare tonalità al termine e renderlo inclusivo con tutte le sue sfumature.
La campagna ha ottenuto un successo inaspettato, tanto che il prossimo 11 novembre a Londra sarà in shortlist agli “European Diversity Awards” come miglior campagna, unica a rappresentare l’Italia, nel più prestigioso evento europeo dedicato alla diversità.
Nato nel 2010, il Premio riconosce individui e organizzazioni che hanno fatto una reale differenza nell’ambito di diversità, equità, inclusione.
Per andare oltre la discriminazione: da rosa a tutti i colori dell’umanità
«Non ci aspettavamo questi risultati – dicono Giuditta Rossi e Cristina Maurelli- . Grazie a una community molto attiva siamo riusciti con zero media budget a ottenere davvero molto e questa candidatura ne è la riprova. Volevamo mostrare come concetti che sembrano inoffensivi possono invece nascondere una discriminazione. Vogliamo che ogni persona possa sentirsi riconosciuta nella sua autenticità».
Il colore della pelle umana – si chiedevano le promotrici della campagna – è solo rosa? Assolutamente no, la risposta. Cosi, passo dopo passo, attraverso la condivisione on line di card, immagini e video sul tema e grazie all’entusiasmo di moltissimi influencer di diversi settori le cui community raggiungono più di due milioni di persone, la campagna si è fatta bene presto notare.
Il sito colorcarne.it, attualmente in prima posizione nella ricerca e le card di riferimento, hanno invaso la ricerca per immagini: cercando color carne su Google si trova un mix di tonalità.
La campagna ha ispirato anche molte iniziative. Autori, fotografi, pittori e disegnatori hanno interpretato il tema inviando e pubblicando i loro lavori sull’argomento mentre numerosi Istituti scolastici hanno coinvolto i loro studenti nell’iniziativa. Con IED, l’Istituto Europea di Design è stata proprio lanciata una open call artistica.
Un invito a pensare in modo diverso e inclusivo e ad agire per il cambiamento.
Silvia Bolognini