Mentre il mondo scopriva l’incubo Coronavirus, nel marzo del 2020 Paul Davison e Rohan Seth, già ex dipendenti di Pinterest e di Google, partorivano una nuova creatura social: Clubhouse. Un nuovo social network senza testi, senza foto, senza video, con la voce degli iscritti come unica tipologia di contenuto.
Per mesi la nuova piattaforma è rimasta sconosciuta, con un numero di utenti che stentava a superare quota 1500.
Poi, improvvisamente, il boom: star internazionali come Oprah Winfrey e innovatori di fama globale come Elon Musk hanno iniziato ad utilizzare il nuovo social, provocando un passaparola tale da portare il numero di iscritti a 5 milioni in pochissimi giorni.
Come funziona Clubhouse
Per aderire al nuovo social media bisogna avere almeno 18 anni ed essere in possesso di un iPhone. Ad oggi Clubhouse non è disponibile su altre tipologie di dispositivi, anche se il grande successo registrato negli ultimi mesi ha convinto i creatori a pensare ad una versione fruibile anche dai dispositivi Android.
Una delle peculiarità che rende la nuova applicazione unica nel panorama social è l’esclusività: si può diventare utenti di Clubhouse solo attraverso l’invito di una persona già iscritta alla piattaforma. Ogni utente ha a disposizione un massimo di due inviti.
Una volta ottenuto l’invito di un conoscente, ci si ritrova catapultati in un social network completamente diverso da Facebook, Twitter o Instagram. Niente post con foto, video o commenti. La voce degli utenti è l’unica forma di condivisione di questa piattaforma, peculiarità che rende Clubhouse un grande podcast aperto e costantemente in diretta.
Il social del momento è suddiviso in “stanze di discussione”, luoghi che assomigliano a vere e proprie conferenze vocali rigorosamente in diretta, organizzate dagli utenti della piattaforma e verticalizzate su un tema particolare. Al momento dell’iscrizione, gli utenti devono indicare le tematiche alle quali sono più interessati, in modo da poter visualizzare soprattutto le “stanze di discussione” più affini ai propri interessi.
Le stanze possono essere aperte da chiunque e funzionano in modo molto semplice: chi ha organizzato la stanza parla del tema prescelto e gli utenti che hanno deciso di entrare nella discussione possono solo limitarsi ad ascoltare.
Gli iscritti hanno un solo modo per intervenire: cliccare sull’icona che raffigura una vera e propria alzata di mano e palesare agli organizzatori la voglia di fare una domanda o di esprimere una propria idea. A quel punto saranno i moderatori a decidere se l’utente potrà intervenire o meno.
La capienza massima di ogni singola stanza è di 5 mila utenti. I partecipanti potranno abbandonare la conversazione in qualsiasi momento e senza la comparsa di alcuna notifica, cliccando semplicemente sul tasto “leave quietly” (lascia in silenzio).
Un modello real-time
Quando la stanza viene chiusa dagli organizzatori che succede? Anche le conversazioni scompaiono, senza lasciare quindi uno storico dei dibattiti all’interno della piattaforma. Una caratteristica pensata proprio per incentivare il modello real-time e in diretta del nuovo social network.
La mission del “Social delle voci”
Sul blog di Clubhouse, sono proprio i fondatori Paul Davison e Rohan Seth a descrivere lo scopo della loro creazione: “La nostra mission è stata fin dall’inizio quella di costruire un’esperienza social che venisse percepita come più umana, dove invece di postare ci si riunisce con altre persone per parlare. Uno spazio tale per cui quando chiudi la app ti senti meglio di quando l’hai aperta, perché ti ha dato la possibilità di approfondire un’amicizia, incontrare persone nuove e imparare qualcosa”.
Il valore di Clubhouse
Dopo un inizio blando, nella primavera del 2020, con circa 1500 iscritti, oggi la piattaforma è valutata 1 miliardo di dollari, è sorretta da 183 investitori e vanta più di 5 milioni di iscritti in tutto il mondo. Un dato minuscolo rispetto agli utenti delle piattaforme Facebook ad esempio, ma di particolare valore data la politica degli inviti e dell’esclusività su cui si regge l’idea alla base di Clubhouse.
Ed è proprio questa politica “elitaria” ad aver scatenato una vera e propria caccia agli inviti. Una ricerca serrata che ha generato una forma di business parallelo, con l’idea di vendere gli inviti al miglior offerente. Basta navigare per qualche secondo su una piattaforma come eBay per trovare un invito a Clubhouse venduto a 5,90€.
La privacy su Clubhouse
Come riportato dall’Ansa, secondo lo Stanford Internet Observatory il nuovo social network potrebbe presentare degli aspetti di vulnerabilità dal punto di vista della sicurezza informatica e criticità per quanto concerne la gestione dei dati e della privacy. Come si evidenzia nella ricerca in questione, la maggior parte del flusso di dati generato dalla piattaforma viene veicolato su una società terza chiamata Agora con sede proprio a Shangai. Astrattamente, quindi, i dati e le conversazioni audio potrebbero essere accessibili anche al governo cinese.
La società fondatrice di Clubhouse, Alpha Exploration Co, ha risposto personalmente allo Stanford Internet Observatory, ribadendo che è attualmente in corso un incessante lavoro per rafforzare le misure di sicurezza, “prevedendo blocchi che impediscono all’app di trasmettere riscontri ai server cinesi”.