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Città più naturali d'Italia: ecco quali sono

Città più naturali d'Italia: ecco quali sono
Belluno

La nature-tech company 3Bee ha stilato la prima classifica delle città con miglior biodiversità urbana

Tutto dipende dal “Msa Land Use”, ovvero l’indicatore che mostra l’abbondanza di specie per uso indiretto del suolo fornendo informazioni sullo stato della biodiversità urbana.
Questo parametro, sviluppato dalla nature-tech 3Bee, impegnata nella protezione della biodiversità attraverso soluzioni tecnologiche innovative, permette di valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale.
Con il suo impiego è stato possibile stilare la classifica delle città italiane capoluogo di provincia che godono della migliore biodiversità. Sulla base del Msa sono tre le città salite sul podio: Isernia, Belluno e Savona rispettivamente al primo, secondo e terzo posto.

B come biodiversità: una sfida per le città

Quella di preservare la biodiversità è una sfida aperta per le città che, in un’ottica di migliore vivibilità per l’ambiente come per le persone, dovrebbero limitare l’impatto delle attività più dannose.
Il parametro Msa è calcolato confrontando l’abbondanza delle specie in una zona con quella con la loro abbondanza in un ambiente totalmente naturale, vale a dire non coinvolto da attività umane.
Varia da 1 a zero, a seconda che la distribuzione delle specie sia completamente integra oppure la regione o l’area in questione sia totalmente antropizzata o artificiale. La classifica di 3Bee è stata stilata calcolando questo parametro grazie all’integrazione con dati satellitari e l’esperienza nel definire le categorie di uso del suolo. I dati raccolti dalla prima piattaforma di monitoraggio della biodiversità a livello mondiale saranno presentati a Cali durante la Cop 16 dal 21 ottobre al 1 novembre 2024.

Le città italiane più naturali

Analizzando la classifica, che ha preso in considerazione 112 capoluoghi di provincia, in testa troviamo Isernia, al secondo posto Belluno e al terzo Savona. Tutte e tre le città hanno un Msa superiore a 0.9.
Il risultato si deve alla loro posizione in regioni con un’ampia copertura vegetale e un basso livello di antropizzazione.
Al quarto e quinto posto, con valori intorno allo 0.89, troviamo l’Aquila e Ascoli Piceno grazie alla vicinanza con i grandi parchi Naturali del Gran sasso e dei Monti Sibillini, luoghi ricchi di verde e fiumi capaci di contrastare l’incalzante urbanizzazione.
Le città dal sesto al decimo posto che si distinguono per un Msa tra 0.85 e 0.87 sono Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa e Messina.

Maglia nera per le grandi città

La situazione non è altrettanto buona per le grandi città che evidenziano invece situazioni critiche in termini di biodiversità.
Milano, con un Msa a 0.43 si trova al 98esimo posto. I suoi principali mali sono la massiccia cementificazione e la scarsa copertura vegetale. Anche Roma non se la passa tanto bene. La capitale nonostante la presenza di diversi parchi si posiziona 66esima con un Msa 0.57, penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat. E ancora Torino è 91 esima, Napoli 92 esima, Catania 93 esima. Anche in questi casi il parametro Msa intorno a 0.47 è dovuto alle medesime cause: urbanizzazione intensa e cementificazione.

La Cop 16 di Cali, l’evento internazionale interamente dedicato alla biodiversità, oltre a essere un’occasione per presentare i dati raccolti, offrirà anche l’opportunità di discutere scientificamente su quali possono essere le misure da adottare per la tutela degli ecosistemi in coordinamento con le più alte istituzioni globali in tema di sostenibilità ambientale.
Silvia Bolognini

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