Autoprodotte, giovani e appassionate. Sono le iniziative cinematografiche che stanno caratterizzando il nostro territorio e che lo hanno scelto come set
Ciak, in Veneto si gira. Da qualche tempo il nostro territorio sta vivendo una fortunata stagione come set ideale per produzioni cinematografiche nazionali ed internazionali. Merito di realtà storiche – come la padovana Jolefilm, della quale basta citare l’osannato “Io sono Li”, firmato da Andrea Segre – , dello sforzo e degli investimenti di alcuni enti pubblici, ma anche di tanti giovani talenti, veneti di nascita o “naturalizzati”, che hanno scelto di restare per mostrare che cosa è il cinema visto da Nordest.
È il caso del padovano Emilio Briguglio, medico trasformatosi per passione in regista, padovano di nascita, al lavoro su My name is Ernest. Hemingway e l’Italia. Un lungometraggio dedicato al particolare rapporto tra il celebre scrittore e il Belpaese, con un occhio particolare sul Veneto, terra ispiratrice nella realizzazione di capolavori come Addio alle armi e Al di là del fiume tra gli alberi. Un viaggio a metà tra documentario e narrazione pienamente cinematografica, che coinvolge attori come Stefano Scandaletti (padovano), Anita Kravos, Diego Pagotto e cattura, fotogramma dopo fotogramma, le suggestioni, le asprezze e la poesia di questa terra, in un viaggio tra città e paesi che tocca Venezia, Caorle, Chioggia, Padova, Abano Terme, Verona, Nervesa, Fossalta di Piave.
C’è il cuore del Veneto in Venezia impossibile, un lungometraggio – in uscita nel prossimo settembre – che nasce prima di tutto come una doppia sfida. Da un lato, quella di realizzare un’opera completamente Made in Veneto, per dimostrare che la regione è perfettamente in grado, con il contributo di professionisti e appassionati, di offrire cinema di qualità. Dall’altro lato, la sfida di un prodotto a budget zero: per Venezia impossibile, infatti, attori, staff tecnico, aziende, location, associazioni, enti, istituzioni collaborano gratuitamente: fino ad oggi sono circa duecento le persone coinvolte.
«Nel mondo delle produzioni – racconta il regista William Carrer – l’esperienza conta tantissimo. Tutto questo porta una persona ad un livello di consapevolezza e ad un bagaglio culturale e professionale tale da poter credere un giorno in un progetto come Venezia Impossibile. Si mettono in gioco tutti questi elementi legati assieme dalla passione e la voglia di creare un qualcosa assieme ad altri appassionati. E questo non può che portare soddisfazione, divertimento ed esperienze sempre nuove ed emozionanti. In fin dei conti il cinema è un gioco di emozioni, e cos’è meglio di vivere emozioni e riuscire a trasmettere le stesse a molte altre persone?».
E se Carrer crede in un cinema a budget zero, nella casa di produzione cinematografica veneziana Studio Liz la parola d’ordine è ACT/ON, un modello di crowdfunding applicato al mondo della pellicola: «ACT/ON nasce sulla scorta delle sempre più numerose esperienze di crowdfunding, una forma di finanziamento collettivo di progetti ed idee nato in rete – spiega la produttrice Elisa Pajer – e questa opzione ha due particolarità: il dialogo con la comunità a cui parliamo e il suo coinvolgimento diretto nei progetti; la volontà di trovare strade alternative alla richiesta di supporto pubblico». Tra i progetti per il futuro, un documentario sull’architetto e designer Tobia Scarpa. Non a caso, una storia veneziana: «Venezia è la nostra città, la nostra casa. La nostra idea imprenditoriale non