Il suono è inquietante. Le sirene traducono un messaggio di allerta spesso urlato nel buio della notte che, lo si attenda o meno, incute sempre una certa ansia. Certo, Venezia da sempre convive con l’acqua alta. Eppure, quando la marea supera certi livelli, la memoria torna inevitabilmente alle inondazioni del ’66 (quando la marea ha raggiunto quota +194 cm) e del ’79 (+166 cm).
Da allora, fenomeni importanti si sono verificati poche altre volte; ma il funzionamento di tutti i servizi in città deve essere garantito ben prima che si arrivi alla già preoccupante quota +140. Già con 95 cm i mezzi Actv sotto alcuni ponti non passerebbero; Veritas va allertata ancor prima, e non solo per il posizionamento delle passerelle, ma anche per la vasche per la distribuzione idrica. Sopra i 100 cm ospedali e vigili del fuoco, all’occorrenza, non riuscirebbero a raggiungere intere aree della città.Ma cosa c’è dietro a quelle sirene? Le tredici persone che, ogni giorno, lavorano nella sala operativa del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree di Venezia, tra sistemi di monitoraggio, computer e schermate alle pareti contrassegnate da grafici, dati statistici, isobare meteo e numeri.
La prima allerta del Centro Maree parte verso gli enti pubblici coinvolti e con valori di alta marea di cui, in alcune zone di Venezia, nemmeno ci si accorge. Nel contempo, 75 mila iscritti vengono di volta in volta raggiunti con un messaggio sms, 35 mila dal servizio di comunicazione e-mail, oltre 3 mila follower sono allertati attraverso Twitter e 5 mila con Facebook. Per gli altri restano la vecchia segreteria telefonica e la pagina web del Centro Maree.
Ma non siamo gli unici a guardare con attenzione al servizio. Coreani e Giapponesi hanno inviato recentemente due delegazioni a confrontarsi con i fisici, i matematici e gli informatici che quotidianamente forniscono le loro stime. “In alcune aree dei loro Paesi hanno strutture morfologiche simile a quelle dell’ Adriatico – ci racconta il fisico Alvise Papa – Questo li porta ad avere problemi simili ai nostri e il confronto in questi casi può tornar utile”.
D’altra parte, il Centro Maree di Venezia è un’eccellenza riconosciuta nel panorama italiano e ha numerose collaborazioni in atto con altri Paesi. Una speciale struttura statistica mette assieme i dati arrivando a proporre una curva campione, mentre un particolare algoritmo interviene svolgendo complicatissime equazioni matematiche per fornire i valori.
Il margine di errore è ineludibile, anche perché c’è un fenomeno, tipico dei bacini chiusi (quello delle ondate di sessa: oscillazioni della superficie dei bacini chiusi che si formano dopo rapide perturbazioni o per il cessare improvviso di forti venti), che è talmente veloce da sfuggire, a volte, alle previsioni. Se è vero che un margine di errore esiste, è altrettanto vero che, negli ultimi anni, il Centro Maree si è fornito di sistemi sempre più perfezionati. “Per l’acquisizione dei dati vengono utilizzati una rete telemareografica formata da una stazione centrale e 16 stazioni periferiche per misurare il livello del mare -spiega Alvise Papa- Queste stazioni sono collocate ovunque: nel centro storico ma anche all’interno della laguna, alle tre bocche di porto e, in mare aperto, sulla piattaforma del CNR . Per misurare il moto ondoso -continua- utilizziamo una rete ondometrica mentre i dati meteorologici derivano dall’Areonautica militare, dal centro europeo ECMWF di Reading, dal servizio meteorologico della Croazia, dall’ARPA Emilia Romagna, dalle immagini del satellite Meteosat e dalle immagini radar del Centro di Teolo”
A determinare il fenomeno dell’acqua alta sono una serie di fattori: la marea astronomica, il fattore meteorologico, le sesse, lo sprofondamento del suolo (subsidenza) e l’innalzamento del livello del mare (eustatismo). Alcuni di questi fattori hanno registrato negli ultimi tempi dei cambiamenti che hanno determinato uno sfasamento anche di quelle che erano ritenute caratteristiche tipiche delle alte maree veneziane, a cominciare dalla stagionalità.
“Normalmente le alte maree si verificano per lo più nei mesi di novembre, dicembre e ottobre ma la stagionalità, a livello marino -ci dice ancora Alvise Papa- sta scomparendo mentre il livello medio del mare, rispetto al 1870, è aumentato e, secondo le stime, dovrebbe crescere ulteriormente. Se, quindi, i casi di marea superiore agli 80 cm si sono finora assestati sui 65 annui, nel 2060 potremmo arrivare a 435 e, dato preoccupante, le alte maree che superano i 110 cm potrebbero passare dai 5 ai 65 casi all’anno”.
C’è però un dato che, dal 1897, è rimasto inalterato ed è paradossalmente quello che genera maggior confusione tra i non addetti: il riferimento altimetrico veneziano. In laguna, infatti, la misurazione del livello della marea viene riferita allo zero mareografico di Punta della Salute, di fatto più basso di 23,56 cm rispetto al riferimento altimetrico nazionale.
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