Uno degli effetti indiretti della pandemia, e in particolare del periodo di lockdown, è stato il decremento, in una misura mai regisrato in precedenza, di incidenti, vittime e infortuni sulla strada. L’ultimo rapporto sugli incidenti stradali pubblicato da Istat e Aci, relativo al 2020, segnala un -31,3% di incidenti -24,5% di morti e -34% di feriti (-20% quelli gravi).
Al tempo stesso, lo studio afferma però che “le contravvenzioni all’articolo 173, “Mancato uso di radiotelefoni o cuffie”, risultano diminuite meno della media”. E i dati di Polizia Stradale e Polizie locali confermano che il 98% di questa sanzioni è dovuto all’uso improprio di cellulari e smartphone.
Le distrazioni alla guida risultano le cause principali degli incidenti registrati da Istat e Aci: il 15,7% del totale e addirittura il 20,6% sulle strade extraurbane.
La stretta sul cellulare alla guida
Ecco perché, tra le questioni di cui si sta dibattendo negli ultimi giorni nell’apposita Commissione parlamentare, uno dei temi più caldi è proprio l’inasprimento delle sanzioni per chi utilizza smartphone, computer portatili, notebook, tablet e dispositivi analoghi mentre guida. Una stretta che si tradurrebbe non solo in multe più pesanti, ma anche nella possibilità di una sospensione della patente immediata e per tempi più lunghi.
Oggi, chi commette questa infrazione è passibile di una multa tra 165 e 660 euro. E la patente viene sospesa solo dopo la ripetizione della violazione entro un biennio.
La proposta è quella di portare la multa per la prima sanzione a un importo tra 422 e 1.697, quella per la ripetizione dell’infrazione tra 644 e 2,588 euro. E, riguardo alla sospensione, scatterebbe già alla prima violazione (per un periodo tra una settimana e due mesi), salendo tra uno e tre mesi in caso di recidiva.
Il decreto 121 verso la conversione
La votazione sul decreto legge 121 (intitolato “Disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale) riprende oggi, 25 ottobre.
Trattandosi di un provvedimento pubblicato il 10 settembre, servendo ancora il passaggio in aula alla Camera e poi al Senato, i tempi per la conversione sono ormai ridottissimi. Cioè, o si arriva alla legge entro il 10 novembre, oppure la conseguenza è la decadenza, tra le altre norme, anche delle modifiche al codice della strada.
Monopattini elettrici
Tra le altre novità allo studio, una regolamentazione più rigida dei monopattini elettrici, entrati a pieno titolo tra i “veicoli” dal 27 dicembre 2019. Si va dall’obbligo del casco per tutti all’obbligo di assicurazione, dall’introduzione di accorgimenti tecnici (come frecce, freni, limitazione di velocità a 20 km l’ora), all’identificazione del mezzo (anche se non con una vera e propria targa), alla mano pesante per chi parcheggia sui marciapiede e per chi altera le caratteristiche del mezzo.
Gli incidenti in monopattino
Da maggio 2020, l’Istat censisce l’incidentalità anche di questi mezzi. Gli incidenti stradali con lesioni a persone che coinvolgono almeno un monopattino elettrico sono stati 564 con un decesso. I feriti, tra conducenti e passeggeri, sono stati 518.
I conducenti illesi 58, mentre sono stati feriti 33 pedoni e 44 persone a bordo di altri veicoli, a partire da bici e moto.
Parcheggi “rosa”
Il decreto oggetto di votazione in Commissione prende in considerazione anche il tema dei parcheggi riservati alle donne in gravidanza o ai genitori di figli sotto i 2 anni. A decidere la previsione dei cosiddetti “stalli rosa” sono i Comuni, che possono riservarli stabilmente o solo in giorni e fasce orarie predefinite. Su questa tematica, però, ci sono diverse questioni preliminari da definire. Tra queste, la previsione di uno specifico segnale stradale e la mancanza di un regolamento di attuazione. Il rischio di abusi, come avviene già per i posti auto per i disabili, si lega poi alla mancata previsione della necessità che, per poter usufruire dei posteggi riservati, i minori debbano essere a bordo con i genitori.
Alberto Minazzi