Il comune di Venezia ne è convinto: ci sono risorse che devono tornare alle casse dell’ente. 21 milioni di euro di trasferimenti statali legati alle rendite catastali dei capannoni industriali.
Non pochi per chiunque e in qualsiasi momento. Tanto più in questo, in cui l’emergenza sanitaria preme e rende necessari enormi esborsi.
La questione affonda le proprie radici in anni lontani. Ma in materia c’è già stata una prima sentenza che ha accolto le richieste del Comune di Venezia nei confronti del Governo. A fronte del silenzio di Roma, la Giunta lagunare ha dunque deciso di dare il via libera all’avvio di una nuova causa civile contro i Ministeri dell’Interno e dell’Economia.
“Sono soldi che sono stati confermati anche dopo la riforma del federalismo demaniale del 2010 – spiega il consigliere delegato all’Avvocatura civica, Paolo Romor –. Risorse che è giusto ci vengano consegnate, per poterle spendere nei servizi da garantire ai nostri cittadini”.
L’inizio della vicenda
Tutto iniziò nel 2003. Fu infatti in quell’anno che il Governo decise di rivedere, riducendole, le rendite catastali dei capannoni industriali. Un’operazione mirata a dare una mano alle imprese e alle attività economiche che però, al tempo stesso, riduceva le entrate per i Comuni. Per il calcolo dell’Ici, l’imposta comunale sugli immobili, si fa infatti riferimento proprio ai valori delle rendite.
Per evitare che l’operazione determinasse una perdita per gli enti locali, il Governo stabilì allora di integrare ogni anno i sicuri ammanchi. Per Venezia, l’importo spettante fu calcolato in 2,4 milioni di euro
L’errore di fondo e la prima causa
Dopo qualche anno, ci si accorse però che i conteggi del danno subito dal Comune di Venezia non erano stati fatti correttamente. La cifra corretta superava infatti i 4,5 milioni, con una differenza di 2,1 milioni. L’Amministrazione decise così di avviare una causa civile per ottenere i soldi non ricevuti dal 2003 al 2010. E, a fine 2018, la domanda fu accolta con sentenza esecutiva. Nonostante il Governo avesse a sua volta fatto ricorso in appello, vincendo la causa il Comune ottenne così lo scorso anno il pagamento dei soldi che gli spettavano fino al 2010.
La riforma del 2010
Nel 2010 entrò poi in vigore il cosiddetto federalismo demaniale. Tra le altre norme, garantiva la cosiddetta “invarianza” nelle partite di dare e avere tra Stato ed enti locali. In altri termini, stabilì ancora una volta che i Comuni non avrebbero dovuto subire riduzioni dei soldi ricevuti fino a prima della riforma.
Tuttavia, nei successivi trasferimenti di risorse, il Governo si portò dietro l’errore di fondo. E destinò di nuovo a Venezia “soli” 2,4 milioni l’anno.
La nuova causa
Ecco perché, a fine 2019, il Comune lagunare ha deciso di procedere alla formale costituzione in mora dei due Ministeri coinvolti. A quasi un anno di distanza, non è giunto alcun riscontro da Roma.
L’unica strada percorribile resta quella che l’amministrazione ha deciso di intraprendere avviando una nuova causa civile per veder riconosciuto l’esatto importo cui le casse veneziane ritengono di aver diritto per il periodo 2011-2020. Un totale di oltre 21 milioni che, pur con i tempi lunghi della giustizia, aiuterebbe a far fronte alle tante spese straordinarie che il Comune si trova ad affrontare.