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Case green: oggi dall'Ue lo stop alle caldaie a gas?

Case green: oggi dall'Ue lo stop alle caldaie a gas?

Convocato l’incontro del Trilogo per arrivare alla bozza definitiva della direttiva che dovrebbe diventare operativa dal 2025

Dallo scorso 14 marzo, quando arrivò il via libera del Parlamento europeo, il futuro delle caldaie a gas nel vecchio continente è segnato.
Per completare il processo legislativo, definendo i dettagli e arrivando all’approvazione della Direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici, sintetizzata con l’acronimo Epbd e più nota come direttiva “Case green”, manca però il completamento del negoziato informale tra Parlamento, Consiglio e Commissione.
Dopo gli incontri del 6 giugno, 31 agosto e 12 ottobre, il cosiddetto “Trilogo” tra istituzioni dell’Unione Europea sembra adesso essere arrivato al punto decisivo.
Per il pomeriggio di oggi, 7 dicembre 2023, è stato infatti fissato il nuovo incontro da cui dovrebbe essere uscire la bozza definitiva del testo. Regole che, in ogni caso, anche dopo l’approvazione, entreranno in vigore solo con il recepimento nell’ordinamento degli Stati membri, che dovrà arrivare entro 2 anni, ovvero attorno al 2025.

La direttiva “Case green” e le caldaie

L’obiettivo della direttiva Epbd, inserita nel pacchetto di riforme “Fit for 55”, è quello di arrivare entro il 2030 alla riduzione del 55% delle emissioni nocive rispetto a quelle registrate nel 1990, come tappa verso una situazione di “emissioni zero” entro il 2050.
Per far questo, si punta soprattutto sulla riqualificazione degli immobili (che mediamente consumano il 36% di energia ed emettono il 40% di gas nocivi) e sul miglioramento dell’efficienza energetica, con particolare attenzione a quelli inseriti in classe energetica “G”, che in Italia sono circa 1,8 sui 12 milioni di case destinate a residenza.
Le stime dell’Ance parlano però di oltre 9 milioni di edifici che non sarebbero idonei a rispettare le performance richieste.

caldaie

Riguardo alle caldaie, il testo approvato dal Parlamento europeo prevede dal 2025 il divieto di installazione di quelle tradizionali a gas e a combustibili fossili nelle nuove costruzioni e negli edifici sottoposti a ristrutturazione, puntando in particolare sui sistemi di climatizzazione basati sulle pompe di calore (con l’obiettivo di installarne almeno 10 milioni entro il 2030).
Non dovrebbero però essere esclusi i sistemi ibridi, che continuerebbero a utilizzare il gas, ma in percentuale minore, o la promozione dell’uso di materie prime a basso impatto ambientale come l‘idrogeno, anche in questo caso miscelato con il metano.

I principali temi di confronto

Proprio dalla decisione finale del Trilogo relativamente ai sistemi su cui puntare dipenderanno anche le tempistiche concrete.
Intanto, non è da escludere che l’Europa introduca, già dal prossimo anno, un divieto di contributi per l’acquisto di moderne caldaie a gas in sostituzione di quelle con combustione a camera aperta, più inquinanti e meno economiche, che restano ancora molto diffuse nel nostro Paese.
Decisioni sono attese anche in merito ai sistemi per la produzione di acqua calda sanitaria, mentre sembra esclusa la possibilità di continuare con le vecchie caldaie, ma utilizzando combustibili a basso impatto ambientale.
Nel corso dei negoziati condotti fin qui, il quadro normativo approvato dal Parlamento europeo è stato reso meno restrittivo, per esempio sulle tempistiche.
Si è posta per esempio la data del 1° gennaio 2030 per il raggiungimento, tramite ristrutturazione, della classe energetica “E” per tutti gli edifici residenziali, che dovranno raggiungere la “D” entro il 2033.
Oltre 3 milioni di immobili italiani, tra edifici vincolati e seconde case utilizzate meno di 4 mesi l’anno, potrebbero essere però esentati dall’obbligo. Già dal 2028, invece, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero.

caldaie

A che punto sono le trattative

Nel primo Trilogo, il confronto ha riguardato soprattutto i temi delle ispezioni e delle certificazioni, con i temi più delicati, come il calendario per il miglioramento delle classi energetiche e la revisione del sistema degli Ape (Attestati di prestazione energetica), che non sono stati affrontati nemmeno ad agosto.
A ottobre, le istituzioni europee hanno invece provato a ridurre le significative differenze di posizione tra Stati, rimandando ai singoli Paesi membri il compito di predisporre un piano di riduzione del consumo energetico delle case.
Tra le questioni da definire, infine, c’è anche la riforma del sistema di detrazioni fiscali, così come andrà chiarito il tema delle eventuali sanzioni per chi non rispetti i tempi di adeguamento degli immobili.
Alberto Minazzi

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