Al Museo Bailo di Treviso una grandiosa mostra celebra il Maestro, genio per eccellenza della città veneta
Da sempre la città di Treviso e Canova sono uniti da una profonda relazione. Lo sculture e pittore italiano, ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo, è originario di Possagno ma è in questa città che nacque il suo mito e la riscoperta critica della sua opera, nel mondo sinonimo di armonia e bellezza. E proprio Treviso, che fu prima nelle celebrazioni dopo la sua morte avvenuta a Roma, gli rende oggi omaggio con la mostra “Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico” inaugurata al Museo Bailo.
L’esposizione al Bailo
La mostra è ospitata nello spazio Generali Valore Cultura, l’ala del Museo restaurata e dedicata alle nuove iniziative artistiche del Comune di Treviso. L’ambiente ha permesso di ricreare gli spazi programmati da Canova in palazzo Papafava, dove il confronto Antico/Moderno è portato alla sua massima essenza.
Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico. Così si vedono fianco a fianco Apollo del Belvedere con il Perseo Trionfante, il Gladiatore Borghese con il Creugante.
Fino al 25 settembre prossimo l’esposizione offre l’opportunità di vedere a confronto 150 opere in cui a farla da padrone sono i gessi dello scultore con le altre opere a fare da corollario.
La mostra svela per la prima volta al pubblico una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche ma mai finora esposti. A partire dai calchi della mano destra e dalla sua maschera funeraria, autentiche reliquie dell’artista. Le opere sono esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione.
Un inedito in mostra e la modernità romantica
Al Bailo è possibile vedere anche un inedito: il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo il “Teseo in lotta con il centauro di Vienna”.
Per il corpo del centauro Canova studiò un cavallo in fin di vita e il calco è esposto per la prima volta in una mostra. La modernità romantica viene espressa con la stele funeraria Falier e Volpato, omaggio al defunto, e meditazioni sulla figura femminile afflitta; i gruppi gentili e amorosi con “Amore e Psiche”.
E ancora i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia. Un ricco percorso sviluppato in 11 sezioni.
Non mancano un corpus di lettere inedite e il grande libro con 86 incisioni canoviane donate dal fratello Giambattista Sartori Canova a Treviso nel 1837.
Una chicca nell’ultima sezione riguarda l’amore corrisposto tra il grande Maestro e la bellissima contessa trevigiana Marianna Angeli Pascoli, della quale è esposta l’effige.
Tra il materiale esposto anche il prezioso bozzetto delle “Tre Grazie”.
Canova da ammirare fuori dalla mostra
Non solo al Bailo. Presso la sede di Assindustria Venetocentro, sempre a Treviso, in Piazza delle Istituzioni 11, sono esposte due opere provenienti dalla Gypsotheca di Possagno.
Sono “Venere che esce dal bagno” (Venere Italica) e il monumentale gesso raffigurante “Marte e Venere”.
Quest’ultimo è in relazione con il marmo commissionato dal principe reggente Giorgio IV d’Inghilterra, quando Canova si trovava a Londra nel 1815.
L’artista completò il modello l’anno successivo quando molte opere requisite dai francesi rientravano a Roma grazie al contributo economico e diplomatico inglese. Simboleggia quindi riconoscenza verso la corona che aveva reso possibile l’operazione di recupero, ma soprattutto una straordinaria allegoria della Pace con l’abbraccio tra le divinità che simboleggiano la Pace e la Guerra.
Silvia Bolognini