Con i nuovi test, potrebbe risultare positivo anche chi non ha mai assunto direttamente cannabis. Ecco cosa prevede la legge
La recente riforma del Codice della strada, entrata in vigore il 14 dicembre 2024, ha introdotto una stretta senza precedenti sull’uso di stupefacenti alla guida.
Le nuove norme, tuttavia, hanno sollevato un acceso dibattito, soprattutto per quanto riguarda la rilevabilità del THC, principio attivo della cannabis.
Il rischio, evidenziato da esperti e rilanciato da personaggi pubblici come Vasco Rossi, è che anche chi non è sotto effetto della sostanza possa incorrere in pesanti sanzioni, risultando positivo ai test per un consumo risalente a giorni prima o per una semplice esposizione passiva al fumo.
Le sanzioni includono multe da 1.500 a 6.000 euro, arresto da 6 mesi a un anno e sospensione della patente da 1 a 2 anni, con pene aggravate in caso di incidenti o guida notturna.
L’aspetto più discusso è l’eliminazione del requisito di dimostrare lo “stato di alterazione psico-fisica”, rendendo sufficiente la sola presenza di THC nell’organismo per l’applicazione delle sanzioni.
I controlli: come funzionano i test salivari
I conducenti possono essere sottoposti a test salivari attraverso apparecchi portatili, come il “SoToxa Mobile Test System”.
In caso di esito positivo o di “ragionevole motivo” di sospetto, si passa al prelievo di campioni biologici, come saliva, sangue, urine o capelli, analizzati in laboratori certificati. Tuttavia, i test attuali non possono stabilire con precisione se l’assunzione della sostanza sia avvenuta poche ore o settimane prima.
La lunga rilevabilità del THC
Il THC, principio attivo della cannabis, è difficile da valutare perché la sua permanenza nell’organismo varia da persona a persona.
Può essere rilevato nei fluidi biologici per un periodo che va da 3 giorni fino a oltre 30, a seconda del metabolismo, della quantità consumata e della frequenza d’uso.
Anche l’esposizione passiva al fumo può causare positività ai test, rendendo vulnerabili anche i non consumatori.
Il caso Rebagliati: una storia simbolo
L’esposizione passiva al fumo di cannabis non è un problema nuovo.
Ross Rebagliati, snowboarder canadese, perse e poi riottenne la medaglia d’oro olimpica nel 1998 dopo essere risultato positivo al THC.
L’atleta sostenne che la positività era dovuta al fumo passivo respirato durante una festa alla quale aveva partecipato 8 giorni prima e il suo ricorso venne accolto.
Limiti e discrepanze nei test
Gli strumenti in uso alle forze dell’ordine presentano inoltre alcuni limiti.
Il “SoToxa Mobile Test System” rileva sei sostanze (anfetamine, benzodiazepine, cannabis, cocaina, metanfetamine e oppiacei) ma non altre droghe pericolose come fentanyl, metadone, buprenorfina e ketamina.
Inoltre, la stessa sensibilità dei test varia: per il “SoToxa” il limite di THC è fissato a 25 ng/ml, mentre il “DrugWipe 5S” abbassa il limite a 10 ng/ml.
Queste discrepanze possono portare a risultati divergenti in base alla forza dell’ordine che esegue il controllo.
Farmaci contenenti THC: nessuna eccezione per i pazienti
Anche chi utilizza farmaci contenenti THC a scopo terapeutico rischia le stesse sanzioni.
Sebbene l’uso sia prescritto da un medico, la legge non prevede alcuna deroga per i conducenti in cura, che potrebbero risultare positivi ai test e incorrere in gravi conseguenze legali.