Meno fango, più lavoro. È questa l’equazione principale alla base della necessità di fare manutenzione nei canali utilizzati dalle grandi navi, scavandoli per mantenerne la profondità.
E il canale Malamocco-Marghera, la principale via d’accesso al porto commerciale, più noto come canale dei Petroli, da tempo attendeva il via libera a questi interventi. Ora c’è.
L’escavo del canale dei Petroli
L’Autorità portuale aveva già previsto e stanziato, nei suoi bilanci, gli oltre 15 milioni di euro necessari per procedere agli escavi. I soldi erano però bloccati, visto che mancava l’ok dell’ex Magistrato alle Acque. La comunicazione dell’autorizzazione a procedere con l’asporto dei fanghi nel tratto tra il Bacino di evoluzione 3 e San Leonardo è arrivata ora all’Autorità dall’Ufficio salvaguardia di Venezia – Opere marittime per il Veneto del Provveditorato interregionale delle Opere pubbliche.
Il canale sarà così riportato alla quota prevista dal Piano Regolatore Portuale, cioè 12 metri. Per ottenere questo risultato, saranno rimossi 537.000 metri cubi di fanghi.
Di questi, quelli di categoria “B” e “C” (cioè potenzialmente inquinati e quindi da posizionare in modo da isolarli dalle acque della laguna) saranno conferiti nell’Isola delle Tresse. I sedimenti di tipo “A”, quelli sicuri dal punto di vista ambientale, verranno invece utilizzati per il ripascimento di una serie di barene.
Venezia si riapre al mondo
«L’autorizzazione pervenutaci in queste ore – è il commento del presidente dell’Autorità portuale di sistema dell’Adriatico settentrionale, Pino Musolino – ci permette di riguadagnare il pescaggio perso negli ultimi anni. E, di conseguenza, di migliorare sensibilmente l’accessibilità nautica della principale arteria di comunicazione del porto veneziano».
Scavato tra il 1964 e il 1968, e illuminato dal 1992, il canale dei Petroli è infatti lungo circa 15 km e largo circa 200 metri.
Riguadagnando accessibilità nautica, Venezia potrà così tornare a riallacciare i rapporti con gli operatori internazionali e, in particolare, con i principali hub del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente. Con la possibilità di tornare ad accogliere le navi di maggior stazza, ci si attende, insomma, il ripristino di molti collegamenti diretti e servizi di feederaggio (ovvero il trasporto merci su container). E questo, oltre ad alimentare il lavoro dei terminal, consentirà di sviluppare i servizi logistico-portuali a disposizione dell’industria veneta.
Gli altri escavi
Il Provveditorato ha autorizzato anche l’escavo di oltre 6.000 metri cubi di sedimenti nel canale Industriale ovest di Porto Marghera.
I lavori, che consentiranno di riportare il pescaggio a 11 metri, sono già stati aggiudicati con procedura aperta. Si arricchisce dunque di nuovi tasselli la complessiva opera di escavo in Laguna. Che necessita però anche del recupero dei pescaggi del porto di Chioggia, fino alla quota stabilita di 7 metri. Qui, a inizio settembre, è stata completata la prima fase di caratterizzazione dei sedimenti, che sono nella quasi totalità di classe B. Ed è in fase di elaborazione il progetto, da trasmettere al Provveditorato, finalizzato al ripristino del pescaggio di alcuni accosti.
Già prima delle due autorizzazioni, l’Autorità portuale aveva comunque già iniziato le attività di dragaggio all’ingresso del porto di San Leonardo, il cui accesso aveva subìto a marzo una riduzione di pescaggio dalla Capitaneria di Porto. Ed è recente anche il via libera al progetto per l’accosto San Marco Petroli nel canale industriale Sud. Tra i lavori propedeutici agli escavi, sono infine già state completate le caratterizzazioni dell’accosto ME10, della darsena della Rana e del Bacino 4, mentre l’analisi dei sedimenti nell’area della manovra d’accesso alla darsena Irom sono in corso d’opera.