Coach Walter De Raffaele ha coniato un hashtag per spiegare cosa significa “essere Reyer”
Reyer è per me un modo di essere e di pensare, di cui mi sento di far parte completamente, anche prima di vincere lo scudetto. L’hashtag che ho creato, #umilmenteambiziosi, credo rispecchi fino in fondo il modo di essere della Reyer, che, ormai, è diventata la mia famiglia accresciuta». Nell’epoca dei social, da buon condottiero, Walter De Raffaele ha trovato in un hashtag il modo giusto per spiegare in poche parole cosa c’è dietro lo scudetto dell’Umana Reyer. «Un perché solo nella nostra vittoria non esiste, non c’è una formula. Credo sia un insieme di fattori, di cose costruite nel tempo che hanno alla base la possibilità di programmare, con alle spalle un club solido di alto livello».
In altri termini, un progetto: «Sei anni fa, ho scelto di venire qui perché Casarin mi ha prospettato un progetto a lungo termine, la possibilità di far crescere il club più sulle persone che sui risultati, sempre nel rispetto dei ruoli. È per questo che ho accettato di rimettermi in gioco, dopo qualche anno da capo allenatore, accettando di tornare assistente. In sei anni ci sono stati momenti non buoni, qualche piccola delusione, sportiva e non, ma credo che, quando si mettono al centro le persone, come fa la Reyer, a partire da Luigi Brugnaro che ne è veramente il “deus ex machina”, si possa andare oltre i risultati, anche in un lavoro fatto di risultati come il nostro. Sicuramente, però, lo scudetto con l’Umana Reyer mi ha ripagato del lavoro fatto, anche perché nessuno mi ha mai regalato niente».
I risultati, in ogni caso, sono arrivati. Anche prima dello scudetto. «La vittoria dello scudetto renderà tutto più amplificato, ma consentirà di proseguire la crescita, attraverso il messaggio positivo di credibilità che arriva dalle nostre squadre, maschili e femminili, e dal settore giovanile o da progetti come la Reyer School Cup, che, tra le tante ottime iniziative, ritengo forse la migliore. Qui si sono sempre fatti passi mai più lunghi della gamba da parte di una società che ha la capacità di programmare e di rispettare i parametri finanziari: aspetto, quest’ultimo, che non va mai sottovalutato. E la festa per lo scudetto è stata indimenticabile, perché mi ha permesso di percepire quanto di bello abbiamo fatto per la città metropolitana di Venezia che non vedeva la vittoria da più di una generazione. Penso a quando abbiamo girato in pullman per Mestre e Marghera: vedere tanta gente in strada ad acclamarci è stato bellissimo e credo che, con gli anni, capiremo ancor di più quanto grande è ciò che la Reyer ha fatto».