Nell’ultimo periodo, il bradisismo è passato da 1 a 3 cm al mese. Doglioni (Ingv): “Ma per il momento non ci sono indicazioni di una crisi imminente”
Come ricorda l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sono ormai 10 anni, dal 2005, che i Campi Flegrei, la più grande caldera urbanizzata attiva in Europa, sono interessati dal fenomeno bradisismico che determina terremoti, emissioni fumaroliche e sollevamento del suolo.
Negli ultimi mesi, però, quest’ultimo aspetto ha registrato una significativa accelerazione.
“Nell’ultimo anno – spiega Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv – abbiamo in effetti osservato delle oscillazioni. Lo scorso anno eravamo attorno a 1 centimetro al mese, attualmente siamo a 3, dopo aver toccato un massimo di 4 cm in alcuni giorni. Si veniva da un periodo in cui la situazione era vicina allo zero e sembra quasi che il suolo si sia ripreso quello che aveva lasciato. Ma parliamo pur sempre di valori molto piccoli”.
Il bradisismo nei Campi Flegrei nella storia
La conclusione di Doglioni, riguardo a questi valori, è dunque quella che “pur mantenendo l’attenzione ai massimi livelli, non sottovalutando il problema e continuando costantemente a monitorare tutti i parametri indicativi, per il momento non abbiamo indicazioni di una crisi imminente”. Del resto, ricorda lo stesso presidente dell’Ingv, la storia del bradisismo nell’area, recente e meno recente, racconta di ben altre velocità di sollevamento.
“Il più recente fenomeno di riferimento significativo nei Campi Flegrei – ricorda – è quello del periodo tra il 1983 e il 1984, quando gli eventi furono preceduti da un sollevamento del suolo di circa 9 centimetri al mese. La velocità attuale è quindi 3 volte più piccola di 40 anni fa, quando, tra l’altro, non si verificò nessuna eruzione. L’ultima, al riguardo, resta così quella del 1538. Quando si stima che il sollevamento abbia raggiunto forse i 14 metri”.
Campi Flegrei verso una nuova eruzione?
“In futuro – prosegue il presidente – ci sarà sicuramente una nuova eruzione, ma non sappiamo se questa avverrà tra 1, 100 o 1.000 anni. L’evento è imprevedibile e non siamo quindi assolutamente in grado di fare una valutazione precisa sul quando. Di certo, tra le pericolosità naturali che si traducono in rischi per la popolazione c’è anche quella vulcanica. Ma, al momento, possiamo dire che non abbiamo evidenze di un’imminente eruzione che si verifichi a breve”.
L’Ingv, in ogni caso, monitora costantemente l’andamento sismico e chimico, per avere sempre sotto controllo l’evoluzione di questi parametri ed essere quindi pronti nel caso assumessero valori significativi. “È stranoto – aggiunge Carlo Doglioni – anche che in profondità c’è del magma. Al riguardo, però, non siamo in grado di conoscere il volume di questo magma né di valutare quanto potrà risalire verso la superficie”.
Il rischio sismico e quello chimico
Il principale rischio, per chi abita nei Campi Flegrei, secondo l’Ingv resta così attualmente quello sismico, anche perché, nell’area “vi sono abitazioni che presentano una certa vulnerabilità”.
“I terremoti registrati più recentemente – approfondisce il presidente – hanno avuto tutti una magnitudo bassa, ma, trattandosi di eventi piuttosto superficiali, lo scuotimento provocato può causare danni alle abitazioni, anche attraverso le amplificazioni del sito”.
L’Istituto sta dunque svolgendo, per la Protezione civile, una serie di analisi al fine di studiare gli effetti della microzonazione sismica.
Nel contempo, si invita la popolazione alla prudenza in considerazione del secondo tipo di pericolosità naturale: quella chimica.
“Si stanno verificando – conclude Doglioni – grossi degassamenti dal terreno. Per esempio, allora, bisogna stare molto attenti quando si va in cantina, per il rischio di trovarvi elevate concentrazioni di CO2”.
Alberto Minazzi