Al piano di evacuazione del 2016 per il rischio vulcanico si è aggiunto a ottobre quello di emergenza legato al bradisismo
Il sollevamento del suolo, ai Campi Flegrei, prosegue da mesi nella sua progressione, senza particolari accelerazioni, con i terremoti che ne conseguono e che continuano a tenere in ansia la popolazione.
Specie quando si tratta di scosse con una certa intensità.
L’ultima, la notte scorsa, alle 3.58 del 18 giugno, per esempio, di magnitudo 3.4, localizzata a 3 km di profondità, sotto il fondo marino, con epicentro tra Arco Felice e Lucrino, preceduto da altre due scosse, nella serata del 17 giugno, rispettivamente di 1.3 e 1.8 gradi.
Il terremoto, percepito chiaramente anche a Napoli, non ha provocato danni o feriti e, spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è assolutamente in linea con quelli che l’hanno preceduto.
L’attenzione resta però massima, sia dal punto di vista sismologico che per un possibile risveglio di attività vulcanica, con i relativi piani già pronti.
Il piano di evacuazione in caso di eruzione
Riguardo a una possibile eruzione, già nel 2016 è stato elaborato ed approvato un piano per l’evacuazione che viene costantemente sottoposto a piccole modifiche di aggiornamento ma, spiega la Protezione civile, non ha registrato negli ultimi mesi cambi significativi.
Già testato nel 2019 con un’apposita esercitazione nei Campi Flegrei, il piano è in grado di garantire, nella peggiore delle ipotesi, quella di allerta “rossa”, considerata dalla comunità scientifica possibile ma remota, l’evacuazione dalle proprie abitazioni di quasi 500 mila persone in 72 ore.
L’allerta, su questo fronte, è attualmente al livello più basso, quello “giallo”.
Al grado successivo, “arancione”, è prevista l’evacuazione degli ospedali e l’allontanamento volontario delle persone. È già previsto, per ottobre, l’avvio dei nuovi test nelle aree più a rischio: Pozzuoli, Bacoli, Quarto, Monte di Procida e parte di Marano, Giugliano e Napoli.
Il piano prevede anche una serie di gemellaggi per l’accoglienza degli sfollati sul territorio nazionale.
I circa 77 mila abitanti di Pozzuoli dovrebbero essere destinati alla Lombardia; quelli di Bacoli al 63% nelle Marche e al 37% in Umbria; i residenti degli altri Comuni si dirigerebbero in Abruzzo e Molise.
Quanto ai quartieri del capoluogo interessati dallo sfollamento, la destinazione degli oltre 30 mila di Pianura è la Puglia; Sicilia e Liguria quelle dei poco meno di 40 mila di Chiaia, di San Ferdinando e Montecalvario; gli abitanti di Fuorigrotta sarebbero accolti in Lazio.
Il piano speditivo di emergenza per il bradisimo
Diverso il discorso legato alla crisi bradisismica, che non prevede evacuazioni di massa, ma la messa in campo di una strategia specifica e di procedure operative per rispondere agli effetti provocati dalle deformazioni del suolo e dai terremoti.
Il piano speditivo di emergenza per il bradisismo ai Campi Flegrei, previsto dal decreto legge 140/2023 ed elaborato dalla Protezione civile, ha individuato innanzitutto una zona di intervento sulla base della localizzazione degli epicentri degli eventi sismici con magnitudo superiore a 2 dal 1983 e dei sollevamenti del suolo di almeno 10 cm dal 2015.
Sono 84.961 i residenti e 15.516 gli edifici rientranti nell’area, che include parte dei territori comunali di Pozzuoli e Bacoli e alcuni quartieri di Napoli (Bagnoli e parte delle municipalità di Soccavo/Pianura e Posillipo). All’interno della zona di intervento, ne è stata individuata una seconda, più ristretta, con 33.653 abitanti in 6.929 case.
Gli scenari possibili
Sono stati quindi definiti 3 diversi scenari operativi, a seconda degli impatti prodotti dal fenomeno sismico-deformativo su edifici e infrastrutture. Il primo scenario si riferisce a danni limitati e localizzati in piccole porzioni del territorio; nel secondo i danni sono più severi e in aree più ampie.
Il terzo scenario riguarda le situazioni con danni strutturali e criticità tali da non poter più garantire in modo efficace i servizi ai cittadini. Il modello di intervento, che definisce gli aspetti organizzativi, le strutture di coordinamento e le procedure per la salvaguardia delle popolazioni a rischio è dunque diverso a seconda degli scenari.
Alberto Minazzi