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Caldo? Sì, ma meno di 400 mila anni fa

Caldo? Sì, ma meno di 400 mila anni fa

Mentre Caronte non molla la presa sull’Italia, lo studio dell’Università di Pisa spiega con il riscaldamento dei mari la fase preistorica con le temperature più elevate di sempre

Da circa 3 settimane, senza tregue più o meno da metà luglio, l’anticiclone africano ribattezzato Caronte non molla la presa sull’Italia. E, a sentire le previsioni dei meteorologi, la situazione non sembra destinata a migliorare in tempi brevi sul fronte del caldo, salvo qualche violento temporale al Nord, Che però resterà solo una parentesi.
E quelle dell’aria, vicine (se non oltre) ai 40 gradi, con afa e umidità, non sono le uniche temperature straordinarie con cui ci troviamo a fare i conti. Perché anche il mare ha raggiunto in più punti i 30°. Un picco, per esempio, toccato il 2 agosto in Liguria: la temperatura più alta mai registrata dalla boa dell’Arpal di Capo Mele, al largo di Loano e Albenga.

Un record? Certo, ma non assoluto. Perché, basandosi su rilevazioni effettuate proprio in Liguria, un gruppo di lavoro cui hanno partecipato anche ricercatori dell’Università di Pisa ha individuato in un periodo risalente a 400 mila anni fa quello più caldo vissuto sulla Terra. E la tesi è che ciò si sia legato proprio alle temperature di mari e oceani.

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Il periodo più caldo della terra

Pubblicato sulla rivista Nature Communications, lo studio si è basato sull’analisi di una “carota” di terreno lunga 2 metri prelevata dalla grotta della Basura, una delle grotte di Toirano, nel Savonese.
Utilizzando la tecnica di datazione ad alta precisione uranio-torio, è stato così possibile, come spiega l’Università di Pisa, “ricostruire la storia ambientale dell’Europa meridionale da 480mila a 360mila anni fa”.

Allora, la Terra stava attraversando la lontanissima epoca denominata “paleolitico inferiore”, con condizioni completamente differenti da quelle odierne. Basti pensare che, in quel periodo, nel nostro continente vivevano esseri umani a un livello di evoluzione precedente a quello dell’uomo di Neanderthal, l’emisfero settentrionale del nostro pianeta aveva meno ghiaccio di oggi e il livello del mare era di circa 10 metri più alto di quello attuale.

Nel mare la soluzione del “paradosso Mis 11c”

Ed è proprio guardando alle grandi masse d’acqua che gli studiosi hanno elaborato la teoria che spiegherebbe il cosiddetto “paradosso Mis 11c”. Un enigma che, ricorda Elisabetta Starnini dell’ateneo pisano, per lungo tempo è rimasto irrisolto.
“Il caldo della Terra di 400 mila anni fa – spiega la professoressa, che ha partecipato alla ricerca – non sarebbe infatti giustificato dai livelli di radiazioni solari e di gas serra”.

“Il nostro studio – prosegue Starnini – dimostra come il riscaldamento prolungato degli oceani da solo possa causare un collasso della piattaforma glaciale e un innalzamento del livello del mare senza richiedere temperature atmosferiche estremamente elevate o concentrazioni di gas serra. Il clima passato è quindi di massima importanza per comprendere il futuro del nostro pianeta e il ruolo che i cambiamenti climatici estremi possono aver giocato nell’evoluzione umana”.

Verso un ferragosto rovente

La consolazione legata al fatto che “si potrebbe stare peggio” è però decisamente parziale per chi, in queste ore, sta soffrendo il caldo. Tanto più perché le prospettive di un cambio di rotta delle condizioni meteo, come detto, appare lontano.
Per oggi, mercoledì 7 agosto, la previsione di iLMeteo.it vede picchi di 38° gradi in Puglia, Sardegna e Sicilia, 37° a Terni, tra 35° e 36° a Roma, Bologna e Forlì.

Nel rovente weekend, poi, si toccheranno i 40° all’ombra a Firenze e Terni, con “soli” 39° a Benevento, Caserta, Catania, Pistoia, Prato, Siracusa e Taranto. Ma non basta. L’inizio della prossima settimana, proseguono i meteorologi, porterà un ulteriore leggero aumento delle temperature, con lo zero termico salirà intorno ai 5300 metri anche sulle Alpi, mettendo in discussione anche il record di 5328 metri dell’anno scorso.

Temporali: più attenzione che benefici

Come accennato, i principali modelli meteorologici prevedono, già dal pomeriggio di mercoledì 7 agosto, il lento spostamento di un profondo ciclone extratropicale tra Islanda, Scozia e Norvegia. Questo causerà un deciso aumento dell’instabilità al Nord, con locali grandinate e temporali anche forti, che, inizialmente sulle Alpi occidentali, nel progressivo spostamento verso Est potranno interessare poi sia le pianure settentrionali che l’Appennino centrale.

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Proprio a causa dell’enorme calore accumulato sul territorio nelle ultime 3 settimane, sottolinea il meteorologo Lorenzo Tedici di iLMeteo.it, i fenomeni potranno essere anche violenti, richiedendo la massima prudenza. I rovesci potrebbero quindi continuare fino al mattino di giovedì a Nord-Est, ma dallo stesso pomeriggio dell’8 agosto l’anticiclone Caronte tornerà a dominare, causando addirittura un aumento delle temperature.

Alberto Minazzi

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Tag:  caldo, meteo