Numerose reazioni dopo l’allarme lanciato dall’ad di Illycaffè, Cristina Scocchia. L’aumento dei costi mette a rischio anche il “caffè sospeso” di Napoli
Il giro d’affari è stimato in 7 miliardi di euro ogni anno; ma, forse ancor prima dell’importante rilevanza economica che gli è collegata, si può dire che il rito della tazzina di espresso al bar ha una valenza “sociale”, dovendolo ritenere alla stregua di un “patrimonio immateriale dell’italianità”, con 6 miliardi di tazzine serviti ogni anno dai locali pubblici. Un fenomeno anche “di costume”.
Basta pensare, al riguardo, al “caffè sospeso”: la tazzina già pagata che a Napoli si usa lasciare al bar, per consentire a chi ha problemi economici di non doverci rinunciare. Eppure, adesso, anche questa tradizione potrebbe essere a rischio, soprattutto a causa dell’aumento dei costi delle materie prime che sta spingendo il prezzo dell’espresso verso la soglia dei 2 euro a tazzina.
Caffè a 2 euro? Un’ipotesi sempre più reale
È stata l’amministratore delegato di Illycaffè, Cristina Scocchia, a ventilare in un’intervista all’agenzia Adnkronos l’ipotesi che l’aumento del prezzo del caffè al bar possa continuare dopo l’impennata registrata nell’ultimo periodo, rischiando di toccare nei prossimi mesi i 2 euro nel caso non cambi la tendenza speculativa in atto sul mercato. Il caffè verde, al momento è arrivato a costare 245 cents per libbra: il 66% in più del 2023 e il doppio rispetto a 3 anni fa.
I costi di produzione, ha sottolineato l’ad del marchio triestino, erano già aumentati del +17% nel biennio 2022/23, con un riversamento solo parziale sui consumatori: il 3% a gennaio 2022 e un altro 3% dopo un anno. “Per il momento – ha affermato – non intendiamo aumentare il prezzo dei nostri prodotti per aiutare i nostri clienti finali, ma evidentemente dovremo rivedere questa decisione se il trend rialzista dovesse perdurare”.
Nel corso del meeting di Rimini, Scocchia aveva individuato una serie di cause alla base di questi rincari. Come il cambiamento climatico, testimoniato per esempio dalle piogge torrenziali in Brasile e dalla siccità in Vietnam, che potrebbe dimezzare i terreni coltivati entro il 2050. Ma anche gli attacchi Houthi nel canale di Suez, che mettono sotto pressione la filiera nel breve e medio termine.
La tazzina: rincari già nell’ordine del +15%
L’allarme lanciato dalla dirigente di uno dei marchi italiani del settore in espansione su tutti i mercati europei non è però una novità. Già ad aprile la stessa Assoutenti aveva evidenziato il rischio rincari per l’espresso al bar legato ai rialzi delle materie prime, sottolineando il rincaro del +14,9% negli ultimi 3 anni nelle principali città italiane. Se, nel 2021, il costo medio era di 1,03 euro, ora si è infatti arrivati a 1,18 euro.
Il caffè al bar più caro, secondo le rilevazioni dell’associazione dei consumatori, è quello di Bolzano, con 1,38 euro medi a tazzina, seguito da Trento (1,31). Gli incrementi percentuali più significativi dell’ultimo triennio sono però quelli di Pescara, dove si è passati da 1 a 1,28 euro (+28%), Bari (+24,4%, da 0,86 a 1,07) e Catanzaro (+23,8%). Per quanto il capoluogo calabrese, con una media di 0,99 euro, resta il più economico, davanti a Napoli, attestata a 1,05 euro.
Alberto Minazzi