Ok dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione al nuovo piano. I primi effetti nel 2025
Dal conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe derivare un’importante conseguenza per il resto d’Europa: l’accelerazione verso l’elaborazione di un nuovo piano di Difesa comune tra i Paesi dell’Unione.
Richiede l’adesione da parte di tutti di Stati membri ma il primo passo è comunque già stato compiuto, con l’accordo a Bruxelles sulla cosiddetta “Bussola strategica” tra i ministri degli Esteri e della Difesa dei 27 Stati membri. Una rotta comune per garantire la protezione degli interessi e dei cittadini europei.
“È solo l’inizio”, ha dichiarato l’Alto rappresentante per la Politica di sicurezza e per gli Affari esteri dell’Unione, Josep Borrell. Il passo successivo, e decisivo, sarà ora l’adozione dell’impegno di politica militare da parte dei Capi di Stato e di Governo, che dovrebbe avvenire in occasione del Consiglio europeo del prossimo 24 e 25 marzo, cui dovrebbe intervenire anche il presidente Usa, Joe Biden.
La Bussola strategica: obiettivi e scadenze
Il nuovo piano, di una quarantina di pagine e destinato a essere sottoposto a continui aggiornamenti, si tradurrebbe in un superamento, con importanti novità, della EU Global Strategy approvata nel 2016.
Definisce una serie di azioni concrete da qui al 2030 con la nascita di una forza di intervento rapido, parallela a quelle nazionali. Composta da 5 mila unità, questa potrebbe essere impiegata in teatri ostili all’Ue nelle regioni ritenute di interesse. Le prime esercitazioni militari, coordinate dal Quartier generale europeo, inizierebbero comunque già dal 2023.
Bussola strategica: la riorganizzazione delle strutture esistenti
Il punto di partenza sono gli strumenti di Difesa già esistenti. In primis il Military Planning and Conduct Capability, destinato a diventare la centrale di coordinamento per tutte le prossime missioni decise dall’Europa.
La nuova forza d’intervento si baserebbe invece sui Battlegroups, gli attuali battaglioni multinazionali ad alta prontezza composti da un migliaio di unità.
Alla Permanent Structured Cooperation, lanciata nel 2017, sarebbe quindi affidato il compito di sviluppare gli equipaggiamenti necessari alle forze armate europee, partendo dai 60 progetti lanciati negli ultimi 4 anni e da quelli in cantiere.
Infine, il cofinanziamento della cooperazione militare tra Stati verrebbe gestito dallo European Defence Fund. Al momento il bilancio europeo stanzia 7 miliardi fino al 2027, ma l’intenzione è quella di aumentare il budget per i 7 anni successivi.
La Bussola strategica e la difesa cibernetica
La previsione di un coordinamento non precluderebbe, in ogni caso, il sostegno dell’Europa a eventuali operazioni guidate da coalizioni di singoli Stati membri.
La Bussola strategica prevede anche di rafforzare i meccanismi europei per gli scambi tra le intelligence dei vari Paesi, al fine della miglior formulazione di analisi e scenari. E, ancora, la protezione degli assetti spaziali.
Già a partire da quest’anno, per prevenire e scoraggiare attacchi e minacce effettuati con modalità non tradizionali, l’Europa punterà allo sviluppo della capacità di difesa cibernetica. Come già stabilito in sede Nato, infatti, “un attacco cibernetico può arrivare a causare danni paragonabili a quelli di un attacco armato, e quindi diventare un caso di difesa collettiva”.
C’è poi l’intenzione di rafforzare anche l’industria europea della produzione militare, dall’aerospazio, alla sicurezza e la difesa, anche facilitando, entro il 2023, l’accesso ai finanziamenti privati, oltre che a quelli erogati dalla BEI. La collaborazione permetterebbe di promuovere al meglio la ricerca scientifica nello sviluppo di tecnologie militari.
Alberto Minazzi