Entro il 1 dicembre, i Comuni italiani riceveranno da Roma le risorse per adottare misure urgenti di solidarietà alimentare legate all’emergenza-coronavirus.
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge 154/2020, è stata infatti confermata la decisione del Governo di riproporre, come nella scorsa primavera, i cosiddetti “buoni spesa”. Un contributo, gestito direttamente dagli enti locali, che consentirà alle famiglie maggiormente in difficoltà di acquistare cibi, bevande e altri prodotti di prima necessità.
Le risorse per Venezia e il Veneto
La misura rientra tra quelle previste e finanziate con i complessivi 1,95 miliardi di euro stanziati col cosiddetto Decreto Ristori Ter, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 20 novembre e in vigore da martedì 24. L’articolo 2 del provvedimento, mirato ad arginare gli effetti economici derivanti dalle nuove misure restrittive adottate in autunno per contenere il contagio da Covid-19, prevede dunque per questa fine 2020 l’istituzione di un fondo da 400 milioni di euro da erogare ai Comuni entro 7 giorni dall’entrata in vigore del decreto.
Per la ripartizione del fondo tra le diverse realtà territoriali, il Governo ha adottato gli stessi requisiti della scorsa primavera. Come ha reso noto il ministro per i Rapporti col Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, al Veneto spettano così quasi 27,7 milioni di euro. Di questi, 1 milione 375.642 euro sono destinati alla realtà veneziana.
Buoni o pacchi spesa?
In queste ore, L’assessore alla Coesione sociale di Venezia, Simone Venturini, sta valutando con il suo staff le modalità di erogazione ai cittadini. La normativa lascia infatti ai singoli Comuni la possibilità di scegliere tra due alternative.
La prima è quella di consegnare alle famiglie dei buoni spesa da utilizzare per l’acquisto dei generi alimentari presso i negozi, convenzionati o meno, elencati in un apposito elenco pubblicato sul sito del Comune o anche di buoni pasto spendibili per la fruizione di un servizio sostitutivo di mensa.
La scorsa primavera, il Comune di Venezia optò invece per la seconda possibilità. Ovvero l‘acquisto e la distribuzione diretta di generi alimentari e prodotti di prima necessità, consegnati poi nelle mani delle famiglie.
Gli uffici comunali, in questa fase, stanno coinvolgendo sempre più gli sportelli dei servizi sociali. Non a caso, la stessa Anci (l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia) aveva già precisato con una nota che sono proprio gli uffici dei servizi sociali del Comune a essere chiamati a individuare la platea dei beneficiari e il relativo contributo spettante per soddisfare necessità urgenti ed essenziali. L’indicazione è quella di erogare il contributo ai nuclei familiari più esposti alle conseguenze economiche legate all’emergenza e quelli maggiormente in stato di bisogno, con priorità per quelli che non usufruiscono già di un sostegno pubblico.
Le decisioni del Comune
Tra le competenze degli enti locali rientra anche la definizione delle modalità di accesso al contributo. Una possibile ipotesi è quella della presentazione, da parte delle famiglie, di un modulo di autocertificazione in cui si dichiara la propria residenza nel territorio comunale e si forniscono alcuni dati che influiranno poi sulla quantificazione dell’importo.
In genere si fa riferimento alla numerosità del nucleo familiare, al reddito Isee, alla situazione lavorativa e alla fruizione di eventuali altri aiuti statali.
L’ultimo comma dell’articolo 2 stabilisce infine che “le variazioni di bilancio riguardanti l’utilizzo delle risorse trasferite dal bilancio dello Stato connesse all’emergenza Covid-2019 possono essere deliberate dagli enti locali fino al 31 dicembre 2020 con delibera di Giunta”.