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Bucce di arancia, limone e pompelmo per riciclare le batterie

Bucce di arancia, limone e pompelmo per riciclare le batterie

In Italia e a Singapore due progetti pilota per ridurre l’inquinamento e lo spreco alimentare

L’allarme per il 2030 è già stato lanciato: potrebbero essere ben 11 milioni le tonnellate di batterie al litio non riciclate.
Una montagna di rifiuti tossici che però, secondo i risultati delle ultime ricerche, potrebbero essere recuperati.
Grazie agli agrumi e all’ananas.
Che le bucce di arance, limoni e pompelmi abbiano ottime proprietà, è noto.
Ma che potessero tornar utili per estrarre cobalto, litio, nichel e manganese dalle batterie è una novità assoluta per la quale due gruppi di ricercatori, il primo a Singapore e il secondo in Italia, in Puglia, stanno lavorando a due progetti pilota diversi ma dal medesimo fine e risultato.

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Le batterie triturate di Singapore

A Singapore, alla Nanyang Technological Univerity, hanno avviato il riciclaggio delle batterie già a partire dal 2020 e dallo scorso anno hanno attivato un impianto in cui ogni giorno vengono triturate 18 tonnellate di batterie al giorno e trattati fino a 2 mila litri di metalli usati per gli elettrodi delle stesse.
E’ possibile grazie a un solvente realizzato proprio grazie alle bucce degli agrumi e dell’ananas, ricche di zuccheri e acidi naturali che favoriscono la dissoluzione.

L’idrometallurgia verde pugliese

I ricercatori italiani, invece, che hanno fondato la società pugliese AraBat, procedono attraverso un processo di deumidificazione della massa formata dai metalli, dalle bucce degli agrumi e da scarti vegetali all’interno di una sorta di fornace che mantiene una temperatura non superiore agli 80°.
Il composto viene così polverizzato e inserito successivamente in un reattore.

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Questa nuova tecnologia, chiamata “idrometallurgia verde”, viene sperimentata al momento in un impianto in Canada, ma il prossimo passo è la costruzione di un impianto totalmente italiano in Puglia, dove l’idrometallurgia verde è nata grazie a Raffaele Nacchiero, Leonardo Binetti, Giovanni Miccolis, Vincenzo Scarano e Leonardo Renna.
La licenza dell’invenzione, invece, potrà “viaggiare nel mondo” perché i ricercatori della giovane start up intendono permettere anche agli altri Paesi di realizzare delle stazioni di riciclo delle batterie al litio e di combattere così la nuova forma di inquinamento.

Consuelo Terrin

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