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Brusaferro, Palù e Rezza a Venezia al convegno sulla pandemia

Brusaferro, Palù e Rezza a Venezia al convegno sulla pandemia
Venezia vista aerea

Dopo quasi due mesi di numeri in calo e di speranze all’orizzonte, i casi di positività in Italia iniziano a risalire. In altri Paesi del mondo la situazione è nuovamente preoccupante e molti sono gli interrogativi sul prossimo andamento della pandemia.
A fare il punto della situazione e a tirare per la prima volta le fila di quanto successo negli ultimi 20 mesi, a Venezia si sono riuniti oggi, 25 ottobre, i principali attori della gestione dell’emergenza sanitaria italiana.
L’occasione è stata il convegno nazionale “La pandemia vista con gli occhi di …” organizzato dalla Regione Veneto alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, dove è stata inaugurata anche la mostra “Andràtuttobene“, il coronavirus visto dagli occhi dei bambini veneti.

La situazione italiana

«Il primo dato da non dimenticare mai – ha premesso il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro – è che siamo di fronte a una pandemia e quindi, vivendo in un globo molto connesso, i nostri numeri vanno comparati con quelli degli altri. I nostri dati testimoniano la nostra capacità di controllare la circolazione del virus. Oggi abbiamo una copertura di vaccinazione molto elevata, con dati tra i più alti d’Europa, e soprattutto quella tra i più giovani.

Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro

I vaccini – ha continuato Brusaferro – hanno avuto un impatto che ha cambiato totalmente il quadro anche nelle case di riposo.  Attualmente – ha concluso- stiamo valutando la possibilità che si presentino alcune sottovarianti della Delta e su questo stiamo lavorando».

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La sfida continua

Ancora non è chiaro se l’incremento dei numeri registrato nell’ultima settimana sia una conseguenza del numero crescente dei tamponi legati all’obbligatorietà del green pass sul lavoro o se siano imputabili alle citate sottovarianti.
Fatto sta che il modello d’intervento messo in atto ha funzionato nella prima fase della pandemia e si intende continuare lungo questa strada.
«Noi Italiani – ha concluso il presidente Iss – abbiamo vinto una grande sfida, ma dobbiamo farla diventare uno standard. La vera scommessa è far diventare questo sistema il futuro».

Varianti: la “mu” e AY.4.2,

A fare il punto della situazione sulle nuove varianti è stato il presidente di Aifa (Agenzia italiana del farmaco), Giorgio Palù.
«Sembra che la variante “mu”, che ci preoccupava particolarmente per le mutazioni più evasive – ha rassicurato –  non rappresenti un pericolo particolare. Sudafricana e brasiliana sono sparite, mentre resta la Delta, che dal 27,7% di inizio luglio è oggi dominante al 99,7%».

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Il presidente di Aifa Giorgio Palù

La vera novità del momento, tuttavia, è la variante d’indagine AY.4.2,  che ha accumulato due mutazioni e sembra più contagiosa.
Al riguardo, in Italia, ha reso noto Palù, sono state trovate 86 sequenze, con contagiosità stabilita in vitro. «Non ci sono evidenze che il virus sia diverso e non è detto – ha precisato – che un virus più virulento sia più contagioso».

Vaccini: Ema rinnova approvazione condizionata per mRna

Sul fronte vaccini, Palù ha poi ricordato che Ema, l’agenzia europea, ha rinnovato la settimana scorsa l’approvazione condizionata sia per Moderna che per Pfizer e che si continuano a valutare nuovi sieri. Il presidente dell’Aifa ha ricordato infine alcune recenti determine dell’agenzia. Quella sulla dose eterologa si basa sulla rilevanza che una vaccinazione diversa da quella con adenovirus stimola di più il sistema immunitario.
Per la dosebooster” (la terza somministrazione, ad almeno 6 mesi di distanza dalla seconda), mentre Ema aveva valutato solo Pfizer, «noi la estenderemo anche a Moderna», ha rivelato Palù.

La pandemia, un evento epocale

Quando è giunta, la pandemia ha colto il mondo di soppiatto. L’Italia, prima di altri Paesi.
Il virus si è propagato velocemente ovunque, dapprima concentrandosi fortemente al nord e poi diventando un’emergenza nazionale a tutti gli effetti.

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L’impatto sulla mortalità, molto importante nell’ondata iniziale, è stato poi governato, anche perché si è passati dalla fase acuta a una di transizione tra aprile e fine ottobre, prima del riacutizzarsi del contagio e al seguente avvio delle vaccinazioni.

Il fondamentale ruolo di consenso e prevenzione

Dei primi mesi, un ricordo indelebile resterà il periodo di lockdown.
«Misure storiche, che hanno dato risultati, perché l’Rt è calato in tutte le regioni» ha commentato il presidente Iss Brusaferro. Aggiungendo però subito che «le misure adottate hanno funzionato anche per un altro motivo: il consenso della popolazione, che è quel che richiede la prevenzione. Una delle chiavi di lettura è insomma il fatto che l’Italia ha registrato una fiducia e un’adesione tra le più alte in Europa».
Gli elementi che hanno aiutato il Paese nella seconda ondata, dunque, sono stati costruiti insieme. «Venivamo da anni – ha sottolineato Brusaferro – in cui la prevenzione non era tra le priorità più elevate. Ma abbiamo capito che se non si fa prevenzione, che è il primo presidio, non c’è salute. E senza salute non c’è crescita né ricchezza economica».

Long Covid e altre partite aperte

Tra le partite ancora aperte, in primis il cosiddetto “long Covid”.
«Stiamo costruendo con Regioni e Ministero – ha spiegato Brusaferro – un progetto sul tema. Perché ammalarsi di Covid non è come bere un bicchiere d’acqua: ci sono degli esiti che solo adesso cominciamo a capire e valutare, perché ancora non lo conosciamo bene. Quel che è certo è che abbiamo compreso quanto sia importante sforzarsi per limitarne al massimo la circolazione».

Rezza: immunità di gregge tra l’80% e il 90% contro la pandemia

«Cosa accadrà adesso? Arriviamo all’inverno in una situazione in questo momento buona, anche se non ancora ottimale. Grazie alla campagna vaccinale, all’uso delle mascherine al chiuso e ad alcune precauzioni basilari siamo tra i Paesi che hanno l’incidenza più bassa in Europa e nel Mondo». Così il direttore generale della Prevenzione sanitaria presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha provato infine a dare uno sguardo di prospettiva.

Il direttore generale della prevenzione Giovanni Rezza

«Il futuro – ha proseguito – dipenderà da diversi fattori. Anche la percentuale di vaccinati per l’immunità di gregge varia: con un R0 tra 5 e 6, ad esempio, si sale tra l’80% e il 90%. Ma poi dipenderà molto dalla perdita di anticorpi immunizzanti e risposte cellulari, in particolare negli anziani. Il combinato disposto di vaccinazione e uso di alcune misure che permettono di sostenere tutte le attività può contribuire a tenere sotto controllo l’epidemia. E sarà importante mantenere l’accesso globale al vaccino: non è retorica, ma altruismo interessato. Sempre continuando la pianificazione per non essere impreparati, in futuro, di fronte a un’eventuale pandemia da un oggi sconosciuto “virus x”.

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