Nella società dell’immagine, sempre più diffusi gli attacchi per l’aspetto fisico. Un fenomeno planetario, che non risparmia nemmeno i vip. Il caso di BigMama a Sanremo e il giornalista contro il quale la Rai ha aperto un provvedimento disciplinare
In inglese sono due parole, nella traduzione letterale italiana diventano tre (“derisione del corpo”) e nella spiegazione (l’attacco o la discriminazione di una persona sulla base dei difetti del suo aspetto fisico) poche di più. Ma dietro al body shaming, fenomeno crescente e globale, c’è una realtà molto più ampia e preoccupante, anche per le conseguenze che produce in particolare tra i più giovani.
Tanto più perché, le tutele per le vittime, dal punto di vista giuridico, sono ancora per lo più insufficienti.
Per veder riconoscere da un giudice la gravità del fatto, se non si rientra nel cyberbullismo punito dal 2020, devono infatti configurarsi gli estremi di un reato diverso, come la diffamazione, lo stalking o addirittura l’istigazione al suicidio. Serve insomma una legge ad hoc, anche perché le statistiche fanno registrare numeri sempre crescenti. E al Parlamento, una proposta di legge è stata depositata proprio nei giorni scorsi dall’esponente di Coraggio Italia Onorevole Martina Semenzato.
“Qui in gioco c’è la prima regola dell’educazione e della convivenza civile: il rispetto assoluto delle persone, della loro “verità”, senza stigmatizzazioni o bullismi vari, senza far sentire gli altri “diversi” sulla base della loro immagine – commenta la psicoterapeuta Alessandra Graziottin -Il body shaming va combattuto, perché determina nelle vittime serie conseguenze. Bisogna però fare attenzione a non confondere il pieno rispetto che va riconosciuto a ognuno e il diritto del cittadino a ogni forma di diversità con il fare della differenza una sorta di paradigma di riferimento. Fino al punto di far diventare la diversità stessa un paradigma di normalità. Per esempio:oggi stiamo vivendo una sorta di pandemia dell’obesità. E, da medico, non posso che sottolineare che il primo paradigma della salute è il normopeso.”
Soprattutto tra gli adolescenti, ma molto anche tra gli adulti, con un largo coinvolgimento anche ai personaggi dello spettacolo, soprattutto donne, derise perché magari ingrassate nel corso degli anni, il fenomeno però dilaga.
La ricerca del 2021: interessati 9 adolescenti italiani su 10
A fine 2021, Skuola.net, in collaborazione con Lines e Tampax, realizzò una ricerca (intitolata “Domande scomode sull’adolescenza”), interpellando oltre 6 mila giovani tra 10 e 17 anni su alcuni aspetti relativi al loro rapporto col proprio corpo. Con domande specifiche dedicate anche al fenomeno del body shaming.
In quell’occasione, emerse che quasi 9 adolescenti su 10 avevano subito episodi di questo tipo almeno una volta e per il 30% (il 34% delle ragazze) le offese sul proprio aspetto fisico sono un fatto praticamente quotidiano. Attacchi provenienti in gran parte da coetanei (nel 60% dei casi), con però anche un 20% di adulti.
Probabilmente anche per questi motivi, il 55% degli intervistati ha così dichiarato che il peso corporeo è un problema, seguito dall’aspetto di braccia, gambe e fianchi (44%) e da caratteristiche o eventuali difetti del viso (43%). Al punto che circa 1 adolescente su 4 non riesce a guardarsi nudo nemmeno quando è da solo.
Tra le prime conseguenze del body shaming non a caso c’è il condizionamento dell’autostima (45%), seguito dall’aumento degli stati d’ansia (43%).
Un fenomeno antico
Pur con la crescita registrata negli ultimi anni, il body shaming è un fenomeno che esiste da millenni, incentrato soprattutto sul sovrappeso, attaccato addirittura nelle Sacre Scritture.
Una differenza tra l’antichità e oggi riguarda il genere oggetto di attacchi, perché Greci e Romani puntavano più sui difetti degli uomini.
Riguardo ai “momenti di spasso” degli imperatori, è noto, per esempio, l’aneddoto secondo il quale Eliogabalo fosse solito invitare otto persone molto grasse a sedersi, durante gli incontri conviviali, su un solo divano, riuscendo a far ridere chi stava intorno e lui stesso, che sapeva non ci sarebbero state.
Dalla rivoluzione industriale in poi, invece, tra le vittime del body shamming si è registrato il “sorpasso” del genere femminile. Un po’ come accade oggi. Uno studio effettuato nel 2016 dalla onlus Nutrimente su un campione di circa 4 mila italiani tra i 18 e i 55 anni e sul monitoraggio online dei principali social, blog, forum e community dedicate, ha rilevato infatti che il 48% delle donne era stata giudicata per i chili di troppo e che le parti del corpo più prese di mira sono gambe (48%) e pancia (45%).
Body shaming e vip
Il body shaming è un fenomeno trasversale tra le generazioni e lo status delle persone. Chi lo pratica, infatti, non fa differenze. Le vittime possono essere ritenute troppo grasse, ma anche troppo magre, troppo basse ma anche troppo alte, troppo o troppo poco pelose, con i capelli troppo rossi (anche il rutilismo ha una lunga storia), con le orecchie troppo in fuori o con una pelle brutta, fosse anche a causa di malattie come acne o psoriasi. Insomma: si guarda a ogni aspetto fisico che non rientri nei canoni. Per quanto questi siano soggettivi.
Non basta, comunque, avere un aspetto fisico apparentemente perfetto, per essere esenti dal body shaming. Lo testimonia il lunghissimo elenco di vip, italiani e internazionali, che non ha avuto remore nel dichiarare di essere stato oggetto di questo tipo di attacchi di bullismo verbale, soprattutto attraverso il web e i social network.
Da Noemi a Chiara Ferragni, da Laura Chiatti a Mara Venier e BigMama a Sanremo
Per esempio, la cantante Noemi a Sanremo 2018, Vanessa Incontrada l’anno successivo e Michela Giraud durante la conduzione de “Le Iene” furono attaccate per i chili di troppo.
Lo stesso è accaduto a BigMama, cantante in gara al Festival di Sanremo 2024, vittima di un tweet offensivo da parte di un giornalista, contro il quale la Rai ha aperto un provvedimento disciplinare. Il primo per questo fenomeno.
Ma non il primo fenomeno che ha riguardato i vip.
Capitò addirittura alla modella Gigi Hadid (figuriamoci alla collega curvy Ashley Graham), esser presa di mira, così come a Lady Gaga.
E la lista continua con Chiara Ferragni (dalla magrezza, ai piedi, alla ripresa post parto), Elodie (troppo magra), Beyoncé, Ariana Grande, Celine Dion. Ancora, Kim Kardashian, Anne Hataway, Selena Gomez (criticata per la cicatrice di un trapianto di rene), Laura Chiatti (ritenuta anoressica), Arisa, Mara Venier, Sarah Jessica Parker o Billie Eilish.
Le evoluzioni del fenomeno. Lo skin shaming
Ma il body shaming non è l’unica forma di discriminazione in voga.
Recentemente, a finire sulle cronache per cyberbullismo, con l’ipotesi di istigazione al suicidio, è stata una classe di una scuola media di Latina.
Sotto accusa il gruppo segreto creato su Whatsapp per attaccare e discriminare una compagna, soprannominata “Ebola”, non solo con insulti, ma anche attraverso l’organizzazione di scherzi in cui imitavano le movenze, la camminata e la postura della tredicenne.
Il body shaming, del resto, parallelamente alla sua diffusione, si evolve anche dal punto di vista di ciò che si prende di mira. L’indagine web “Dove Body Love 2023”, pubblicata di recente, ha sottolineato per esempio che uno dei “bersagli emergenti” sono i problemi della pelle.
Il 62% dei 1.200 utenti di internet tra 20 e 50 anni interpellati, in particolare donne e giovani, ha dichiarato di essere stato oggetto del cosiddetto “skin shaming”. E la pelle, con il 31%, ha superato anche il peso (25%) tra le caratteristiche del corpo maggiormente prese di mira dagli hater.
Alberto Minazzi