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Blue Economy: dal mare un’alternativa per Venezia

Blue Economy: dal mare un’alternativa per Venezia

Monocultura turistica? Anche no. Oltre al turismo (che garantisce il 65% dell’economia del territorio metropolitano), Venezia ha infatti anche altri settori floridi.
Primo fra tutti, quello della “portualità”, che comprende sia le attività strettamente legate al Porto, sia tutte quelle più ampiamente legate alla navigazione.
E’ già il secondo settore economico dell’area. Nel corso del 2018 Venezia ha infatti segnato incrementi importanti.

Blue economy, il terziario del mare

Il valore dell’economia del mare, in Italia, è pari a 33,3 miliardi di euro di fatturato. Ovvero, più o meno, il valore di due leggi finanziarie. Per un valore aggiunto di circa 45 miliardi. I lavoratori occupati complessivamente nel settore, nel nostro Paese, è di 194.800 unità.
Venezia, con la sue filiere, ha registrato nell’ultimo anno un +7,8% per le rinfuse secche, +3,4% per i container, +9,2% per i passeggeri. Quanto ai container, i porti del Nord-Est, e Venezia in particolare, hanno poi previsioni di crescita decisamente superiori alla media italiana, sfiorando il +6% .

 

Venezia, insieme a Ravenna, è infine saldamente leader nazionale nelle rinfuse solide. Che si traducono nel flusso fondamentale per alimentare l’entroterra produttivo del Nord e Centro Adriatico. I dati sono stati forniti da Confcommercio che, alla blue economy, ha dedicato il recente convegno organizzato nell’ambito delle iniziative proposte dal Salone Nautico.
“La portualità è l’unica vera alternativa all’economia del turismo, su questi territori – ha detto il presidente di Assoagenti Veneto Alessandro Santi –  Il turismo va bene, ma non può bastare. Affinché i giovani continuino a vivere qui e per produrre diverso valore aggiunto, serve affiancargli un’altra economia. E credo che la portualità e l’industria legata alla portualità ci potranno permettere di tenere in vita il tessuto sociale metropolitano”.

Area merci del Porto di Venezia

Le cifre della blue economy

Il quantitativo di merci trasportate globalmente via mare, nel 2017, ha superato nel mondo i 10,7 miliardi di tonnellate, con una crescita annua del 4%.
Il maggior incremento si è avuto nei traffici dei container (+6,4%) e rinfuse secche (+5,1%). Tutto questo si è tradotto in una crescita del pil mondiale del 3,1%.
“Il 20% dei trasporti passa per il Mediterraneo, che ha avuto una spinta pazzesca dopo l’apertura di Suez – ha spiegato ancora Alessandro Santi – Ecco perché è fondamentale legarsi alla crescita del trasporto via mare. Il dato relativo, normalmente, è superiore alla crescita del pil mondiale. E avremo sempre più merci e persone trasportate”.
Gli analisti prevedono che la crescita dei porti italiani in termini di merce movimentata totale potrà essere superiore alla crescita del pil e attestarsi su un valore annuo del 2%.
L’Italia investe però nel settore marittimo solo un 2% del totale degli investimenti nella logistica. In Germania, la quota sale al 19%.

Le crociere

Venezia non è però solo un porto commerciale. C’è il settore delle crociere, che, in cinque anni, ha fatto registrare su scala mondiale una crescita dei passeggeri pari al 21%.
Tutti gli analisti concordano che il 2018 ha visto una ripresa del mercato italiano, tornato sopra la soglia degli 11 milioni di passeggeri.
Le previsioni 2019 indicano la possibilità di avvicinarsi ai 12 milioni. L’Italia è la nazione leader del Mediterraneo, con il 36,8% dei passeggeri movimentati e il 28,7% delle toccate. Civitavecchia e Venezia si confermano i due principali porti italiani. Lo scalo lagunare, come home port, è il secondo hub mediterraneo dopo Barcelona.

“La ricaduta economica del comparto crocieristico sulla città – ha evidenziato Santi – pur in calo negli ultimi anni resta stimabile in 155 milioni di euro ogni anno. Ne beneficiano per il 25% il commercio, per il 21% gli hotel e per il 13% il comparto food and beverage”.

 

Marittima del Porto di Venezia

Autostrade del Mare e cantieristica

A completare il quadro ci sono poi le cosiddette “Autostrade del Mare” e i servizi a corto raggio. Anche qui, la flotta italiana dei traghetti “ro-ro” e “ro-pax” si conferma leader nel Mediterraneo.
Venezia, in particolare, vi sta investendo con convinzione, con indici di crescita a doppia cifra per il 2018.
Quanto alla cantieristica navale, Fincantieri, il cui sito produttivo di Porto Marghera è uno dei principali, è leader mondiale. Basti pensare alle 53 nuove costruzioni su cui può contare nel portafoglio ordini: significa che, per almeno altri dieci anni, i cantieri saranno occupati e daranno lavoro.

L’area di Fincantieri

Il tutto senza dimenticare la nautica. E gli investimenti in tecnologia sostenibile per l’ambiente, in chimica verde e in processi produttivi industriali sostenibili, che stanno portando lo scalo veneziano all’eccellenza nazionale.

 

Il futuro della Città-porto e della sua Laguna

“Se riusciamo ad agganciarci alla crescita globale del trasporto marittimo – ha ragionato il presidente di Assoagenti – il porto di Venezia può essere un attore di primaria importanza soprattutto nei settori in cui è più performante: container, rinfuse secche e passeggeri. Con il territorio di produzione che ha alle spalle, Venezia ha tutti i numeri per poter continuare ad avere uno sviluppo importante. Questa, in linea con la storia del Paese e con la storia di Venezia, è ancora un’area strategica”.

Nella Blue Economy, Venezia può continuare a giocare un ruolo importante a livello internazionale. Occorre però colmare rapidamente, in linea con le esigenze del mercato, alcune carenze infrastrutturali, dovute alla mancanza di una visione strategica nazionale di prospettiva. “Le autorità competenti – prosegue Santi – devono garantire l’accessibilità nautica necessaria alla naturale crescita dei traffici, compatibilmente con la salvaguardia della Laguna. Non stiamo cercando di scavare nuovi canali, ma di portare in manutenzione questa Laguna. Occorrono seri atti responsabili per far sì che il futuro di questa città non sia solo turismo mordi e fuggi o un museo a cielo aperto. Dobbiamo imparare dalla storia e tenerla a riferimento. La salvaguardia e la sopravvivenza della Laguna, sistema antropizzato in cui da secoli l’uomo interagisce con la natura, passa anche per la produzione”.

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