Nel 2020 in Italia sono stati scoperti 3.546 soggetti che hanno totalmente evaso il pagamento delle tasse, tra imprenditori e lavoratori autonomi completamente sconosciuti (e quindi inesistenti per il fisco). A sottolinearlo è il bilancio operativo dell’attività svolta dalla Guardia di Finanza, pubblicato oggi, 21 giugno, in occasione del 247° anniversario di fondazione del Corpo.
Nell’anno in cui anche il nostro Paese è stato funestato dalla pandemia causata dal Covid-19, sono state denunciate 10.264 persone, di cui 308 sono state arrestate, per 7.303 reati fiscali. Nel corso del 2020, la Guardia di Finanza ha eseguito 1 milione e 340 mila controlli per assicurare il rispetto delle misure di contenimento della pandemia e 800 mila sono stati gli interventi ispettivi.
Ma, nel bilancio operativo, c’è un numero, in particolare, che spicca: è quello dei lavoratori in nero o irregolari, che sono stati 19.209 nel solo 2020. Per quanto attiene alla spesa previdenziale (assegni sociali, pensioni di guerra, invalidità civile e altre), sono state invece accertate frodi per oltre 28 milioni di euro.
Il valore dei beni sequestrati per reati in materia di imposte dirette e Iva è di 800 milioni di euro, mentre le proposte di sequestro tuttora al vaglio dei magistrati sono pari a 4,4 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il controllo da parte della Guardia di Finanza contro le frodi sui beni per contrastare l’emergenza Covid, sono state denunciate 1.347 persone per i reati di frode in commercio, vendita di prodotti con segni mendaci, truffa, falso e ricettazione, sono state elevate sanzioni amministrative in 310 casi e sono stati sequestrati circa 71,7 milioni di mascherine e dispositivi di protezione individuale. Stesso provvedimento per circa 1 milione di confezioni e 160 mila litri di igienizzanti venduti come disinfettanti.
C’è infine il capitolo reddito di cittadinanza. In questo caso, sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria 5.868 “furbetti”, tra cui intestatari di ville e auto di lusso, evasori totali, mafiosi con condanne definitive. Grazie al lavoro in collaborazione con l’Inps, sono stati intercettati oltre 50 milioni di euro indebitamente percepiti e circa 13 milioni di euro di contributi richiesti e non ancora riscossi.
