Dal 29 agosto all’8 dicembre al Padiglione Venezia, ai Giardini della Biennale, a Castello, una mostra ripercorrerà la storia della Biennale e della stessa Città di Venezia, provando a costruire il futuro partendo da quello che ci ha lasciato in eredità il passato.
A 88 anni dalla prima Biennale d’ arte della storia, si terrà quindi la prima Biennale delle Biennali.
Non un semplice riassunto di quanto è stato proposto nelle varie edizioni ma una mostra che parte da una prospettiva diversa.
«Quel che vogliamo “esporre” – spiega la curatrice, Giovanna Zabotti – sono soprattutto le persone. Vogliamo che gli artisti, personalità di spicco ed autorevoli nei rispettivi settori, lascino un cameo del loro sapere che parta dall’uomo più che dall’opera. L’idea è quella che, attraverso le loro esperienze, attraverso il loro omaggio alla Città, facciano da ponte tra passato e futuro. Gettando anche le basi per avviare la stagione dei festeggiamenti per i 1600 anni di Venezia».
Non è questa l’unica novità.
La sfida della Biennale con la contaminazione dei settori
Di fatto, l’esposizione internazionale 2020 nascerà dalla summa delle arti più diverse, unendo anche l’artigianato e la stessa produzione, in un dialogo tra le arti che hanno caratterizzato la Città in maniera contemporanea: arte e architettura, ma anche nautica e imprenditoria, editoria e design, filosofia e musica.
Il palinsesto definitivo, che si sta via via definendo, sarà presentato tra un paio di settimane. «Molti, tra i primi artisti che abbiamo contattato, hanno risposto con grandissimo entusiasmo», anticipa la curatrice. Il momento storico che stiamo attraversando, del resto, è chiaramente cruciale per il ripensamento della Città, ma anche dell’intera società. Tutto – prosegue Zabotti – si gioca tra passato e futuro. La chiave di lettura di questa mostra vuole proprio essere una Venezia che guarda ai suoi 1600 anni di storia, individuando le eccellenze che potranno risultare ancora valide anche guardando avanti. Sarà proprio la contaminazione tra settori la sana sfida, anche con il resto del mondo, che ci potrà permettere di continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto».
Lo stesso allestimento fisico riproporrà questa prospettiva.
Entrando, a sinistra sarà ripercorsa la storia della Biennale, che nasce nel 1932 dando a Venezia un ruolo centrale nelle varie arti, come vetrina sul mondo.
La parte finale, invece, proporrà una riflessione sul futuro, per quello che Venezia ci ha lasciato nel corso degli anni.
Un grande salotto aperto sul mondo dell’arte
Un ruolo cardine, proprio partendo dall’idea del contatto diretto con i grandi esponenti delle varie arti, sarà quello del grande salone centrale.
«Abbiamo lavorato – racconta Giovanna Zabotti – con due designer milanesi per individuare la linea più adatta per il salone, che accoglierà i vari ospiti. E un’azienda veneziana realizzerà, sulla base di queste linee, apposite sedute speciali per il Padiglione. Parlando di “aperture straordinarie”, la grafica richiamerà quindi le finestre del Padiglione stesso aperte sul mondo dell’arte».
Non dimenticando che siamo nell’epoca del distanziamento sociale, al posto degli ormai classici “bolloni” sarà il grande salotto a essere composto a sua volta di piccoli salottini, per offrire occasioni di incontro in sicurezza.
Sarà possibile quindi prenotare un tavolo da condividere con familiari e amici. Lo spazio incontri ogni settimana sarà declinato all’insegna del tema specifico proponendo eventi e stimoli di riflessione. In più, ancor prima degli eventi-clou del fine settimana, le varie realtà cittadine avranno a disposizione una vetrina per presentare le proprie eccellenze.
Un Padiglione multimediale
Non mancheranno, ovviamente, anche filmati e video. Nella prima sala, per esempio, sarà proposto un filmato in omaggio alla storia del Padiglione Venezia.
In più, c’è l’idea di organizzare proiezioni specifiche. E se il Padiglione sarà il cuore della mostra, è in via di definizione anche la possibilità di una connessione video esterna con l’arena all’interno dei Giardini in occasione degli incontri con le personalità. Anche in questo caso, la multimedialità consentirà a un numero sempre maggiore di persone di usufruire delle possibilità messe a disposizione. Tanto più in considerazione del contingentamento dei posti derivante dall’applicazione delle misure anti contagio.