Non più solo un semplice contenitore di opere, ma esso stesso un’opera d’arte.
È questa l’innovativa idea che sta alla base dell’allestimento del Padiglione Venezia in occasione della 58^ Esposizione internazionale d’arte della Biennale.
A curare la mostra, intitolata proprio “Padiglione Venezia”, è Giovanna Zabotti, con la collaborazione di due direttori artistici: Alessandro Gallo e Stelios Kois. “Abbiamo chiesto a tutti – spiega Zabotti – di essere parte di un’opera unica che parli di Venezia, luogo della possibilità, tanto più se in dialogo col mondo”.
Sette artisti per un padiglione
Dopo il vernissage del 10 maggio alle 13.30, il Padiglione ospiterà le esposizioni dal giorno successivo al 24 novembre. Per quello che sarà un vero e proprio omaggio alla città, sono stati selezionati sette artisti attivi in settori diversi.
Ad accomunarli, il loro legame con la città di Venezia. Si tratta del designer grafico tedesco Mirko Borsche, del profumiere svizzero Lorenzo Dante Ferro, dell’artista brasiliano con base a Roma Sidival Fila (primo artista ecclesiastico che partecipa alla Biennale di Venezia). E ancora del regista turco-italiano Ferzan Ozpetek, della piattaforma archiettonica Plastique Fantastique (fondata dall’italiano Marco Canevacci e dalla sudcoreana Yena Young), dello scultore italiano Fabio Viale e del compositore greco Giorgios Koumendakis.
Un Padiglione da 200.000 euro di budget, interamente finanziato dal contributo degli sponsor, senza gravare minimamente sulle casse pubbliche.
Una mostra visitabile “dentro e fuori”
Il concept del Padiglione Venezia è ispirato al tessuto urbano della città, per esplorarne la storia e la mitologia.
La mostra è pensata per essere visitata sia dall’esterno (guardando al Padiglione Venezia come “scatola magica” di un tessuto urbano unico e irripetibile), che dall’interno. L’allestimento è stato infatti pensato come sintesi di una lunga storia tra incroci di civiltà, religioni, arte e cultura.
Al tempo stesso, però, il Padiglione guarda alla città, per far fuoriuscire l’arte dal semplice spazio dei Giardini.
Uno degli elementi che trascenderà i confini sarà il progetto grafico di Borsche. L’astratto motivo giallo fluo simbolo del Padiglione Venezia “contaminerà” infatti il più possibile l’intera città. L’obiettivo è infatti quello di portare i visitatori a interagire anche indirettamente con il Padiglione. “Il percorso esperienziale che proponiamo – ha detto Alessandro Gallo – è difficilmente raccontabile: deve essere vissuto. Perché è un’esperienza da leggere in modo personale, diverso per ognuno, facendone un’opera unica”.
Artefici del nostro tempo
La novità principale è però un evento collaterale promosso dal Comune di Venezia.
Si tratta del concorso “Artefici del nostro tempo”, che ha invitato giovani tra i 18 e i 35 anni a esprimere la propria visione del tempo presente.
Il concorso è articolato in sei categorie, da quelle più tradizionali (come Pittura e Fotografia) a quelle più innovative (Poesia visiva, Video clip musicale, Street Art, Fumetto, Fotografia). In giuria, personaggi di spicco come Gabriella Belli (direttore Musei Civici di Venezia) e l’ex Pooh Red Canzian nella categoria Poesia visiva o Tonino Zera (già vincitore, tra l’altro, del David di Donatello nel 2017 per La pazza gioia di Paolo Virzì) in quella dedicata alla Fotografia. L’opera vincitrice di ogni categoria sarà esposta al Museo di Arte moderna di Ca’ Pesaro e, a rotazione una alla volta, dal primo giugno al Padiglione Venezia, nello spazio dedicato.
Per 60 opere, 10 per disciplina, selezionate dalla Giuria, è prevista una mostra al Candiani e nel padiglione di Forte Marghera.
Per i nuovi talenti ci sarà una possibilità di interessante dialogo con i casi di successo rappresentati nel Padiglione.
La corsa al concorso
Il concorso ha avuto grandissimo successo in termini di partecipazione. Il bando si è aperto l’8 febbraio e si è chiuso il 31 marzo e hanno presentato domanda in 2.262.
Il 54% (1286) nella sezione Pittura, poi 694 per Fotografia, 161 per Poesia Visiva, 98 Fumetto, 77 Video clip musicali e 76 Street art.
Più o meno equivalente il numero di uomini e donne. Sono arrivate 2.230 iscrizioni dall’Italia, 15 dall’Europa e 17 dal resto del Mondo. Tutte le regioni italiane sono state coinvolte, con il Veneto al primo posto (492) seguito da Lombardia (283), Lazio (194), Campania (192) e Sicilia (187). Ben il 44% degli iscritti ha meno di 24 anni (il 14% addirittura è nella fascia tra 18 e 20 anni), con il 35% tra 25 e 30 anni e il 21% tra 31 e 35. “Questo concorso – ha commentato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro – è un doveroso omaggio della città ai giovani, che sono il nostro futuro. A Venezia, grande città metropolitana senza nessun confine, abbiamo accettato la sfida: vogliamo che questa diventi la città dei giovani. La prova che stiamo facendo con questo Padiglione è quella di recuperare l’idea basica della Biennale e proporre ai giovani un rifugio alternativo alla multimedialità”.
Uno sguardo al futuro
Il Padiglione aprirà tra un mese, ma già si guarda avanti. L’idea del Comune è quella di iniziare fin da ora a lavorare per continuare sulla strada intrapresa. “Potremo fare – ha anticipato il primo cittadino – una sorta di “doppia dependance”, abbinando al Padiglione dei Giardini quello di Forte Marghera lasciato ora libero dalla stessa Biennale”. La mostra sarebbe la stessa, ma la doppia versione aiuterebbe ad allargare sempre più l’orizzonte all’area metropolitana. “Vorrei portare a Forte Marghera – ha concluso Brugnaro – la “nuova Biennale”. Ci sono già molti ragazzi che si trovano lì alla sera e mi piacerebbe proporre loro la cultura. Bisogna ricominciare a essere umili e portare fuori dai luoghi tradizionali la Biennale e la Fenice. Ma anche puntare, ad esempio, sull’arte del fumetto, che qui da noi ha una tradizione storica”.