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Bibione: la spiaggia preferita dai caprioli

Bibione: la spiaggia preferita dai caprioli

Ripresi all’alba nella località del Veneto orientale due esemplari che giocavano sul bagnasciuga e facevano il bagno

Evitano le ore “di punta”, ma non rinunciano ai giochi in riva al mare e ai bagni in Adriatico.
Non parliamo di turisti dalla pelle particolarmente chiara, bensì di caprioli.
La loro presenza, lungo tutto il litorale veneziano, non è ormai più una novità. Basti pensare al capriolo visto nuotare l’estate scorsa in Laguna, diretto a Venezia.
In particolare, comunque, a essere interessata è Bibione, dove la comunità di questi animali è ormai consolidata.
“Ma è la prima volta che si verifica un episodio del genere”, ammette con un pizzico di sorpresa Mauro Bon, responsabile della ricerca e della divulgazione scientifica del Museo di Storia naturale di Venezia.
Perché due caprioli, in questi giorni, sono stati filmati all’alba in una spiaggia della località del Veneto orientale, protagonisti di una giocosa rincorsa sul bagnasciuga seguita da una nuotata nelle acque dell’Adriatico.

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I caprioli di Bibione (e della costa veneta)

“Sicuramente – prosegue Bon – sono animali che vivono abitualmente nelle pinete di Bibione”. Come ricorda il ricercatore, del resto, il fenomeno della presenza dei caprioli, soprattutto nella zona del Portogruarese, dura ormai da circa 20-30 anni.
“Tra San Michele al Tagliamento e Bibione – precisa – c’è una popolazione di questi animali ben radicata e stabile, che si è spinta anche fino a Caorle, dove il capriolo è stato reintrodotto nell’oasi di Vallevecchia”.
“A questi – precisa Mauro Bon – si sta aggiungendo un flusso monitorato di caprioli provenienti dalle zone collinari e montane, che seguono in particolare il corso dei fiumi”. Segnalazioni di avvistamenti di famigliole di caprioli sono state arrivate anche tra Jesolo e San Donà di Piave, e qualche individuo, come il già citato “nuotatore” diretto a Venezia, nella penisola del Cavallino, così come nelle valli della Laguna.
“Diciamo – conclude Mauro Bon – che in tutta la costa del Veneto, dal Portogruarese al Delta del Po, qualche capriolo c’è ovunque”.

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I caprioli e la pianura

Per Bon, va quindi innanzitutto sfatata quella che è solo una leggenda metropolitana: “Come il cervo, anche il capriolo non è una specie di montagna, ma di pianura. Che, semplicemente, si è spinta via via verso i monti man mano che si sono estinti i branchi di pianura. Ma adesso stanno tornando a valle e tornando a essere molto comuni in pianura a causa dei pascoli ridotti per l’abbandono degli alpeggi da parte dell’uomo e il raddoppio dei boschi. I primi a migrare sono stati i giovani maschi, seguiti poi da altri esemplari, con una sempre maggior dispersione sul territorio”.
Un’altra voce assolutamente falsa circolata in queste ore, spiega il ricercatore, è quella che i caprioli vadano al mare per nutrirsi di alghe. “Non si è mai sentito”, taglia corto. “Il capriolo è una specie estremamente adattabile, che vive benissimo in pianura, senza necessità di avere a disposizione foreste o boschi di una certa consistenza. Per loro va più che bene anche una campagna con ambiente a mosaico, in cui le coltivazioni si alternano a boschetti e siepi. L’unico limite può essere legato alle grandi infrastrutture, che modificano la struttura del territorio, o a una presenza umana pressante”.

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Caprioli e cervi in pianura

Insomma: i “caprioli turisti” di Bibione hanno scelto l’alba per la loro rinfrescata al mare proprio assecondando la loro natura.
“Non è un caso – conferma Bon – visto che, pur essendo di taglia molto grande, non è facile vederli, tanto più che si tratta di animali tendenzialmente notturni o crepuscolari. E tendono quindi a stare nascosti, fosse anche semplicemente all’interno di un campo di mais”.

I caprioli, comunque, non sono gli unici animali apparentemente insoliti a frequentare le nostre coste. “Un fenomeno simile – ricorda il rappresentante del Museo di Storia naturale di Venezia – si era già visto ad esempio con i daini ad Albarella. E sono sempre maggiori i casi di segnalazione di cervi che scendono in pianura: ne ricordo di recente uno a Tessera, salvato dalla polizia provinciale. E non parliamo dei cinghiali...”.

Arrivano i lupi?

Ma, conclude Mauro Bon, non finirà qui. “Aspettiamoci che prima o poi arrivino anche i lupi, che non sono così pochi e si spostano molto se i terreni non sono troppo antropizzati. Già i primi casi di famigliole di questi animali sono stati avvistati nell’oasi di Argenta, in Emilia Romagna. Va comunque ricordato che è molto difficile che gli stessi lupi possano diventare pericolosi per l’uomo. In questi casi, a scattare è più che altro una psicosi arcaica: così come per i caprioli, la loro presenza è tranquilla. Anzi, a rischiare possono essere più che altro gli animali, se l’uomo decide di sparare loro contro”.

Alberto Minazzi

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