Dai medici, ai treni, fino allo stop generale: fine novembre all’insegna dei disagi
I primi a incrociare le braccia, e lo avevano annunciato da tempo, saranno i professionisti sanitari: medici, infermieri, dirigenti e altri operatori del comparto si fermeranno per 24 ore domani, mercoledì 20 novembre.
Ma non sarà questo l’unico sciopero da annotare in agenda in questo finale di novembre particolarmente inflazionato sul fronte delle agitazioni (e dei conseguenti disagi), a chiusura di un mese che, una decina di giorni fa, aveva già registrato un pesante stop di 24 ore dei trasporti senza la garanzia delle fasce protette nel corso della giornata.
Lo sciopero dei medici
Procedendo con ordine, si calcola che, nella giornata di domani, saranno ben 1,2 milioni le prestazioni sanitarie a rischio: dai servizi di assistenza a circa 50 mila esami radiografici, dai 15 mila interventi chirurgici programmati alle 100 mila visite specialistiche in calendario. Come sottolineano i sindacati di settore, saranno comunque garantite le prestazioni d’urgenza.
La protesta è stata indetta principalmente per contestare l’entità dello stanziamento di risorse da parte del Governo, da destinare ai nuovi contratti di lavoro, ritenuto insufficiente. In tal senso, è stata organizzata una manifestazione a Roma, in piazza Santissimi Apostoli, per rendere note le ragioni che hanno portato allo sciopero.
Le altre ragioni dello sciopero del comparto sanitario
Tra queste rientrano anche la mancata detassazione di una parte della retribuzione, la mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario, l’esiguo e intempestivo incremento dell’indennità di specificità infermieristica, senza estensione alle ostetriche, la richiesta di ammissione ai benefici per il riconoscimento del lavoro usurante.
Ancora, la mancata introduzione di norme che impegnino i Ministeri competenti all’immediata attivazione di presìdi negli ospedali italiani per garantire la sicurezza del personale, la mancata riforma delle cure ospedaliere e territoriali, la mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria.
Infine, la mancata previsione di retribuzione anche per gli specialisti di area non medica, la richiesta di sospensione per la figura dell’assistente infermiere e la concreta abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri ed i professionisti sanitari prevista dalla legge.
Treni: stop nel weekend del 23 e 24 (ma non il 29)
Non sarà, come lo scorso 8 novembre (e come abitualmente accade per la maggior parte degli scioperi), un venerdì; ma tornano nel prossimo fine settimana i disagi per chi si sposta in treno. Alcune sigle sindacali autonome, come ha precisato il Gruppo Ferrovie dello Stato, hanno infatti proclamato una protesta di 24 ore che potrà comportare ritardi o cancellazioni.
Il possibile stop ai convogli, sia del trasporto pendolare locale che dell’alta velocità, partirà alle ore 21 di sabato 23 novembre e proseguirà fino alle 21 di domenica 24. Lo sciopero è stato indetto a poche ore dall’invito della Commissione di garanzia sugli scioperi a escludere il settore dei trasporti, insieme a sanità e giustizia, dallo sciopero generale di venerdì 29 novembre.
Cadrà infatti il successivo fine settimana la data scelta da Cgil e Uil per la protesta contro la manovra economica del Governo. La contestazione avanzata dal Garante si basava sulla violazione della regola della “rarefazione oggettiva”, cioè il rispetto di una finestra di almeno 10 giorni tra le astensioni dal lavoro proclamate nello stesso settore.
La richiesta, relativamente all’agitazione del 29, è stata accolta dai sindacati confederali solo per il trasporto ferroviario, confermando dunque che, in occasione della giornata di stop contro la manovra, si fermeranno al contrario tutti gli altri settori, pubblici e privati, per evitare, come hanno spiegato Cgil e Uil, che “la dimensione dello sciopero generale venga eccessivamente ridotta”.
Alberto Minazzi